Starna a Vallevecchia


Piantina sede VallevecchiaIl progetto si propone di reinserire questo fasianide in diverse situazioni di ambiente agrario, che attraverso alcuni interventi di miglioramento ambientali, a carattere diffuso e/o puntiforme, possano creare i presupposti per il sostentamento di una piccola popolazione di starna autoriproducentesi.

Vista aerea VallevecchiaStarne in inverno (acquerello)StarneReintroduzione della Starna (Perdix perdix) presso l’Azienda Vallevecchia
Nel 2002 si sono attivati vari progetti sperimentali di reintroduzione della starna in varie realtà agrarie della nostra regione. Un primo progetto è stato messo in atto presso l’Azienda agraria di Vallevecchia (Caorle VE) con una serie di azioni di miglioramenti ambientali in campo agrario quali: delle colture a sovescio (semine di graminacee dopo le raccolte del mais in modo da “tenere coperto” il terreno anche d’inverno), del mais a perdere (raccolti eseguiti dopo la metà di marzo), sfalci controllati ai medicai e alle scoline, semina di colture a perdere diverse dal mais ed altre misure finalizzate a rendere più ospitale l’habitat per questo fasianide.
Vallevecchia è un’area di 900 ha (in allegato la cartina) posta nella fascia geografica dei litorali sabbiosi altoadriatici. Si tratta di una superficie bonificata dall’uomo dal 1960, al cui interno troviamo una realtà agricola tradizionale, a i margini con il mare e una fascia di pineta litoranea e un’ampia zona a dune sabbiose. All’inizio degli anni ’90 è iniziata la riqualificazione dell’area attraverso l’impianto di numerosi nuovi boschi di latifoglie (oltre 100 ha), dalla realizzazione di diversi chilometri di siepi campestri e dalla creazione di varie zone umide.
All’interno del progetto starna, nel corso dell’anno 2002 si sono così avviati i primi interventi di miglioramento agrario delle superfici a coltura agraria annuale per un totale di 35 ha di superficie (pari al 5,3 % del totale), nel corso del 2003 sono stati realizzati 16 ha di miglioramenti ambientali (pari al 2% del totale) e durante il 2004 sono stati realizzati 11 ha di miglioramenti ambientali.
Dal 2004, per lo sfalcio degli erbai, vengono inoltre adottati dei sistemi per salvaguardare la fauna stanziale mediante l’utilizzo della barra d’involo applicata ai mezzi agricoli.

La starna era un fasianide assai diffuso fino alla seconda metà del secolo scorso pressoché su tutte le aree agrarie del Veneto sia in pianura che nelle valli alpine. Dal secondo dopoguerra in poi la starna ha subito delle forti regressioni degli effettivi fino all’attuale estinzione della specie nel Veneto.
A fine luglio 2002 sono stati liberati 240 starnotti di allevamento di 80-90 giorni in più punti dell’azienda. Parte di questi animali sono stati muniti di radiocollare, necessario per la loro localizzazione mediante il radiotracking, per valutare sia il grado di sopravvivenza sia il reale utilizzo delle tipologie ambientali.
A fine luglio 2003, e ai primi di agosto 2004 sono stati eseguiti ulteriori 2 lanci di capi, in modo più consistente (600 starnotti nel 2003 e 550 nel 2004) anch’essi in parte radiocollarati e per alcuni di essi attualmente ancora in monitoraggio. I miglioramenti ambientali si sono integrati con la realizzazione di appezzamenti a sorgo nano e a prato stabile, sia su set-aside che per strisciate sparse in diversi appezzamenti dell’azienda.
Subito si sono mostrate le prime difficoltà di inserimento della specie nell’area. I soggetti allevati in cattività subiscono grosse perdite degli effettivi al momento del rilascio in parte dovuto a motivi del tutto naturali (i piccoli hanno un tasso di sopravvivenza molto basso nei primi mesi di vita) ma in parte dovuto anche alla non conoscenza del territorio di neoinserimento. Seguono poi problemi con i predatori e per i rigori del clima che solo un habitat favorevole come rifugio e per l’alimentazione possono garantirne la sopravvivenza di un possibile nucleo di fondatori.
Tra gli habitat più frequentati si menzionano il mais a perdere come protezione dai predatori soprattutto nella stagione avversa, le siepi ed i piccoli boschetti per protezione nel primo periodo d’insediamento e scoline e capezzagne incolte in tutto il periodo sia per protezione che alimentazione.
Nell’arco di tutti e tre gli anni del progetto si continuano ad osservare numerose brigate di starna con non meno di un centinaio di esemplari stimati per ogni primavera e con la prima nidificazione accertata nel luglio 2004.

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