Starna in val belluna


Tale progetto si pone l’obiettivo di fare tornare questo fasianide in Val belluna, dopo che è scomparsa dalle aree agricole bellunesi dopo il secondo dopoguerra. Unitamente si sta portando avanti un progetto con alcuni agricoltori della val belluna per dei miglioramenti ambientali, ossia per fare ritornare i cereali autunno-vernini nell’area.

Reintroduzione della Starna (Perdix perdix) in Valbelluna

Prato con montagne su sfondoStarnaIn provincia di Belluno, gli ultimi esemplari di starna in grado di sopravvivere in natura, sono stati segnalati nella prima metà degli anni ’70. Le numerose modificazioni del mondo agricolo, con la comparsa di macchine agricole sempre più veloci e potenti e la mancanza di cereali autunno-vernini ha portato alla scomparsa della starna nei nostri ambienti agrari. La Val belluna presenta ancora un paesaggio agrario piuttosto frammentato, con siepi e boschetti e molti prati stabili, pertanto con alte potenzialità per il ritorno di questo fasianide.
Dal 2002 Veneto Agricoltura e l’Amministrazione provinciale di Belluno, assieme al mondo venatorio e a quello degli agricoltori, ha predisposto un progetto per fare tornare questo selvatico.
L’area di studio (cartina in allegato) è localizzata tra le Riserve di Belluno, Sedico, Santa Giustina, Limana, Trichiana e Mel, per un totale di 1.612 ha, all’interno dei quali durante il 2003 sono stati messi in atto 27 ha di miglioramenti ambientali mentre durante il 2004 ben 37,09 ha, costituiti da cereali autunno-vernini per la maggior parte, colture invernali da sovescio e del mais a perdere.
Gli ettari destinati a colture a perdere, incolti, cereali autunno-vernini e colture a sovescio sono infatti aumentati di molto, grazie anche a nuovi contributi destinate alla Provincia dalla L.N. 388/2000.
Si sono posizionate alcune voliere con funzione di richiamo, poste una in modo centrale presso l’azienda di Villiago e un paio per ogni Riserva di caccia, in modo da poter limitare la dispersione degli animali e con una lieve funzione iniziale di acclimatamento per le starne liberate.
Nel 2003 sono state rilasciate le prime 600 starne da 90 giorni, in brigate da 30 animali, mentre nel 2004 ne sono state rilasciate 550. A 25 starne sono stati applicati dei radiocollari, al fine di effettuare precise osservazioni in merito alle abitudini comportamentali, alimentari, all’utilizzo dello spazio e alla mortalità.
Nel 2003 si è riscontrata una notevole dispersione (62%),soprattutto iniziale, delle starne rilasciate, che si sono infatti spostate anche di diversi chilometri dal punto di rilascio, il 32% della mortalità è imputabile alla predazione (gatti, mustelidi e rapaci).
Alcune riflessioni dopo un anno e mezzo di progetto si possono fare dicendo che le starne durante il periodo invernale prediligono le stoppie di mais mentre nel periodo primaverile ed estivo utilizzano particolarmente i prati stabili. Il risultato in termini di covate è stato molto positivo, si sono avute almeno 5 covate certe ed individuate dagli stessi cacciatori (oltre che a 3 distrutte durante il primo taglio dei prati e ad 1 predata) con 16-17 starnotti, che sono stati seguiti a lungo da parte dei monitoratori.

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