L’agricoltura biologica in Veneto: una realtà da approfondire

 

Con l’attività della rete regionale di informazione eoconomico-contabile regionale del Veneto (RIca-Ve) nel 2004 è stato rilevato un campione di aziende biologiche allo scopo di comprendere le potenzialità e le criticità di questo comparto

Il comparto biologico ha grandi potenzialità, nonostante negli ultimi anni abbia dato segni evidenti, quanto meno in Italia, di attraversare una fase critica e considerando che nel complesso del mercato alimentare continuerà ad avere, prevedibilmente, uno spazio “di nicchia”.
Sull’agricoltura biologica e sul mercato che ad essa fa riferimento esistono ormai molti studi e ricerche e diverse sono le banche dati che raccolgono informazioni sul “biologico”. Ciò nonostante è carente la conoscenza delle realtà biologiche regionali e delle loro dinamiche. Per colmare questa lacuna la Regione Veneto ha avviato a partire dal 2004 una serie di azioni tra le quali anche la rilevazione contabile di un campione di aziende biologiche. Il lavoro di rilevazione, effettuato direttamente da un tecnico presso l’azienda agricola, viene svolto nell’ambito delle attività della rete regionale di informazione economico-cantabile agricola del Veneto (RICA-Ve), la cui gestione operativa è affidata all’Azienda Regionale Veneto Agricoltura. La successiva elaborazione dei dati raccolti ha reso disponibili numerose indicazioni relative alle problematiche del settore.

Alcuni dati per inquadrare il comparto:
Nel 2005 la superficie mondiale coltivata con metodo biologico ammontava a quasi 31,5 milioni di ettari (fonte Bio Bank), con un incremento, secondo uno studio ISMEA (“L’evoluzione del mercato delle produzioni biologiche” – luglio 2005), di oltre il 20% rispetto al 2003. In testa l’Australia, la Cina e l’Argentina che da sole detengono quasi il 60% dell’intera superficie biologica mondiale. Però gran parte della superficie biologica di quei paesi è costituita da prati e pascoli. In Europa la superficie coltivata biologicamente nello stesso anno era pari a 6,6 milioni di ettari, quindi poco più del 20% di quella mondiale.
Profondamente diversa la ripartizione geografica del fatturato biologico, che nel 2005 era di circa 30 miliardi di dollari a livello mondiale, con un tasso di crescita dell’8/9% rispetto all’anno precedente (fonte Bio Bank). Infatti oltre il 50% di questo volume d’affari era europeo con un tasso di crescita pari al 5%. Segue il Nord America, al cui interno gli Stati Uniti, con oltre 10 miliardi di dollari di vendite destinate all’alimentazione umana (anno 2003), costituiscono il mercato biologico nazionale più importante del mondo.
Nell’Europa dei venticinque la situazione è abbastanza variegata, sia dal punto di vista produttivo che commerciale. Secondo il citato studio dell’ISMEA, che però si ferma ai dati del 2003, la massima incidenza di superficie biologica sul totale di superficie coltivata appartiene all’Austria con il 9,5%. L’Italia è comunque il primo paese europeo ed il quarto a livello mondiale per estensione della superficie biologica che nel 2005 era pari ad oltre 950 mila ettari (fonte Bio Bank), seguita a distanza da Germania, Spagna, Gran Bretagna e Francia. Il mercato europeo più importante è quello tedesco con oltre 3 miliardi di euro di vendite. Seguono la Francia, la Gran Bretagna e l’Italia con fatturati che superano il miliardo.
In Italia l’agricoltura biologica, dopo quasi un decennio di continua crescita che nel 2001 l’aveva portata ad oltre 1,2 milioni di ettari, a partire dal 2002 ha iniziato una fase decrescente che a tutt’oggi non ha intaccato il suo primato europeo e le consente comunque di rimanere ai vertici della graduatoria mondiale. Molto probabilmente questa situazione è stata determinata dal venir meno dell’aiuto pubblico a sostegno del comparto, che era stato anche la causa principale della forte e disomogenea crescita, in termini territoriali e colturali negli anni precedenti. Secondo Bio Bank il mercato biologico italiano nel 2004 valeva 1,4 miliardi di euro, corrispondenti all’1,5% dei consumi alimentari complessivi. Al di là delle variazioni più o meno ampie delle superfici produttive, negli ultimi quattro anni di cui si conoscono i dati (SINAB: 2001/2004) il numero delle aziende di trasformazione ed importazione è aumentato in misura anche considerevole e più o meno costantemente sia in Italia che all’estero. I dati più eclatanti interessano la Germania, l’Italia e la Spagna, per quanto riguarda i trasformatori che sono aumentati rispettivamente del 39%, 44% e 79%. Nel periodo considerato, in Italia ed in Germania, le aziende di importazione sono aumentate addirittura del 72% e del 30%, passando nella prima da 115 a 198 unità e nella seconda da 395 a 513.
Rispetto al contesto nazionale l’agricoltura biologica veneta ha un peso relativamente modesto. Secondo lo studio ISMEA già citato, nel 2003, erano in coltivazione biologica sul territorio veneto 17.920 Ha (65% a regime e 35% in conversione) pari all’1,7% della superficie biologica nazionale. La dimensione media dell’azienda biologica veneta era leggermente inferiore ai 15 Ha, decisamente più piccola della media nazionale che era intorno ai 24 Ha. Però, secondo gli ultimi dati del SINAB relativi al 2004, nel Veneto è localizzato il 10% delle aziende italiane di trasformazione ed importazione di prodotti biologici, mentre le aziende agricole biologiche sono 1.157 pari al 3,2% del totale nazionale. Secondo l’ISMEA l’agricoltura biologica veneta, dedicando il 9,4% della superficie a fruttiferi, il 7,8% a vite ed il 2,1% alle colture ortofloricole ed ornamentali, è tra le più specializzate a livello nazionale dopo quella ligure e campana.

PER UN APPROFONDIMENTO DEL TEMA:

Campione regionale biologico 2004 – Rapporto di sintesi