Il punto della situazione (novembre 2008)


I paesi attualmente candidati per l’ingresso nell’Unione Europea sono tre: Croazia, Turchia e l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, ma solo Croazia e Turchia hanno già avviato i negoziati di adesione. Secondo un documento elaborato dalla Commissione sui paesi che aspirano ad entrare nell’UE, infatti, l’altro candidato ufficiale, l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, non soddisfa ancora le condizioni per l’avvio dei negoziati perché non ha completato le riforme politiche richieste, specie per quanto riguarda lo svolgimento di elezioni libere e democratiche. Le elezioni parlamentari dello scorso anno vengono infatti giudicate del tutto irregolari. Il paese è inoltre chiamato a compiere ulteriori sforzi per contrastare la corruzione, riformare l’amministrazione pubblica e stimolare l’occupazione.
Stando al documento elaborato dalla Commissione, la Croazia potrebbe concludere i negoziati di adesione entro la fine del 2009. Ci sono quindi buone probabilità che l’ex repubblica jugoslava, che conta una popolazione di 4,4 milioni di abitanti, possa fare il suo ingresso nell’UE nel 2011.
A tutti gli altri paesi dei Balcani occidentali – Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Serbia e Kosovo ai sensi della risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU  – è stata garantita la prospettiva dell’adesione all’UE, non appena avranno soddisfatto i requisiti essenziali. Sono tutti considerati paesi candidati potenziali.
Ma per i sette paesi che bussano alle porte dell’UE  il cammino a percorrere è ancora lungo. Se tutti sono sulla buona strada per diventare economie di mercato, registrano invece forti ritardi per quanto riguarda lo stato di diritto. In quasi tutti i paesi, inclusa la Croazia, la corruzione e la criminalità organizzata continuano a rappresentare grossi ostacoli.
Con tutti i paesi dei Balcani occidentali l’Unione europea ha avviato un processo – noto come ” processo di stabilizzazione e di associazione ” – teso ad avvicinarli progressivamente all’UE. È proprio grazie ad esso che i paesi possono già usufruire del libero accesso al mercato unico per la quasi totalità delle loro esportazioni, come anche dei finanziamenti comunitari per le riforme in atto. Il fulcro di questo processo è l’accordo di stabilizzazione e di associazione (cfr. ad esempio l’accordo tra l’UE e la Croazia) che sancisce il rapporto contrattuale tra l’UE e ogni singolo paese dei Balcani occidentali, da cui scaturiscono diritti e obblighi reciproci. Gli accordi di stabilizzazione e di associazione sono incentrati sul rispetto dei principi democratici fondamentali e sugli elementi essenziali che costituiscono i pilastri del mercato unico europeo. Attraverso il libero scambio con l’UE, le norme (regole in materia di concorrenza e aiuti di Stato, proprietà intellettuale, ecc.) e i benefici ad esso associati (ad es. il diritto di stabilimento), nonché le riforme finalizzate all’adeguamento alle norme europee, questo processo permetterà alle economie della regione di iniziare ad integrarsi nell’UE. Una volta soddisfatti i requisiti necessari, sarà possibile concludere accordi di stabilizzazione e di associazione con tutti i paesi dei Balcani occidentali. Nel 2008 tali accordi saranno firmati o già in vigore.
Per entrare a far parte dell’UE, i paesi devono soddisfare un lungo elenco di criteri politici, giuridici ed economici. La Commissione, che è responsabile di questo processo, pubblica ogni anno un aggiornamento dei progressi compiuti dai singoli paesi.
La Commissione ha apprezzato l’aiuto offerto dalla Turchia per stabilizzare la regione del Caucaso durante il conflitto che la scorsa estate ha visto opporsi Russia e Georgia. Ritiene però che la Turchia debba accelerare il processo di riforma. Il paese ha avviato i negoziati nell’ottobre 2005, contemporaneamente alla Croazia.
Quanto alla Serbia, potrebbe diventare un candidato ufficiale nel 2009, ma molto dipende dai progressi compiuti in settori chiave come lo stato di diritto e la trasformazione economica, nonché dalla collaborazione con il tribunale dell’ONU per i crimini di guerra.
Anche Albania, Montenegro e Bosnia-Erzegovina stanno facendo registrare progressi, ma come altrove la corruzione e la criminalità organizzata restano problemi gravi. In particolare, l’Albania dovrà garantire il corretto svolgimento delle elezioni parlamentari del prossimo anno, mentre il Montenegro deve proseguire la riforma della giustizia.
In Bosnia-Erzegovina le tensioni politiche stanno rallentando il processo di riforma e mettendo a repentaglio i risultati finora conseguiti. Il Kosovo, l’ex provincia serba che ha dichiarato la propria indipendenza nel febbraio scorso, si trova ancora in una fase iniziale del processo di integrazione con l’UE. L’anno prossimo la Commissione presenterà uno studio su come aiutare il paese ad avanzare su questa strada.

 

I paesi candidati

Croazia
La Croazia è uno stato dell’Europa centrale con una popolazione di 4.494.749 abitanti (stima 2006), la sua capitale è Zagabria (Zagreb, 779.145 ab. – dato del 2001).
Confina a nord con la Slovenia, a nord-est con l’Ungheria, ad est con la Serbia, a sud con la Bosnia ed Erzegovina e il Montenegro, mentre a ovest è affacciata al mare Adriatico. La superficie territoriale è di 56.542[1] km² mentre la superficie delle acque territoriali è pari a 31.067 km².La Repubblica della Croazia è una repubblica parlamentare. La lingua ufficiale è il croato. La Regione Istriana, comprendente la maggior parte dell’Istria, adotta ufficialmente il bilinguismo (italiano e croato), ma la sua attuazione varia a livello comunale. La Croazia fino al 1991 ha fatto parte della Jugoslavia, mentre tra il 1102 e il 1919 fu unita al Regno d’Ungheria. E’ attualmente candidata per l’ingresso nella NATO. Le tappe già percorse nel processo di integrazione europea sono le seguenti:
· 29 ottobre 2001: Firma l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione;
· 30 gennaio 2002: Inoltro presso il Segretariato Generale dell’Unione Europea degli strumenti di ratifica dell’Accordo di Stabilizzazione e di Associazione;
· 21 febbraio 2003: Presentazione della domanda di adesione;
· 1° febbraio 2005: Entrata in vigore dell’Accordo di Stabilizzazione e di Associazione;
· 3 ottobre 2005: Apertura dei negoziati di adesione;

Turchia
La Repubblica turca (in turco Türkiye Cumhuriyeti) è uno stato il cui territorio comprende l’estrema parte orientale della Tracia, in Europa, e la penisola dell’Anatolia, cinta a sud dal Mar Mediterraneo, ad ovest dal Mar Egeo, a nord-ovest dal Mar di Marmara ed a nord dal Mar Nero, tradizionalmente considerata la propaggine più occidentale del continente asiatico. La Turchia confina a nord-ovest con la Grecia e la Bulgaria, a nord-est con la Georgia, ad est con l’Armenia, l’Azerbaijan e l’Iran, a sud-est con l’Iraq ed a sud con la Siria.
La Turchia si estende su una superficie di 779.452 km², e nell’ultimo censimento (2007) è risultata avere 70.586.256 abitanti, professanti per lo più la religione musulmana; sono presenti piccole minoranze cristiane (soprattutto ortodosse, ma anche cattoliche) ed ebraiche, mentre poco diffuso è l’ateismo (più precisamente la ripartizione vede: Musulmani sunniti e sciiti 97%, cristiani 2%, atei e agnostici 1%. Vi sono poi minoranze di Yazidi e Alawiti oltre che di comunità Aramaiche che professano la religione Siro-Ortodossa).
La capitale è Ankara, una delle tre grandi città turche insieme a Smirne (İzmir) e İstanbul; quest’ultima è la più grande metropoli del paese, nonché il maggior centro industriale e commerciale.
Lingua ufficiale è il turco, ma sono presenti numerosissime minoranze linguistiche. La moneta ufficiale è la nuova lira turca (YTL, Yeni türk lirası). Il presidente della Repubblica Turca è attualmente Abdullah Gül, mentre il Primo Ministro in carica è Recep Tayyip Erdoğan.
La Turchia è membro del Consiglio d’Europa e la sua storia d’integrazione con l’Unione Europea è abbastanza lunga:
· 1963 diventa paese associato alla  Comunità Economica Europea
· 1996 inizia a far parte dell’unione doganale
· 1999 la Turchia diventa ufficialmente paese candidato all’Unione Europea dal Consiglio Europeo di Helsinki

Ex Repubblica jugoslava di Macedonia
La ex Repubblica jugoslava di Macedonia (in macedone: Република Македониjа, in albanese: Republika e Maqedonisë) è diventata uno Stato indipendente nel 1991, nell’ambito della dissoluzione della ex Jugoslavia. È un paese privo di sbocchi sul mare, situato nei Balcani centrali, ha un territorio montuoso interrotto da profondi bacini e vallate. Il sito turistico più conosciuto è il lago Ohrid, al confine occidentale con l’Albania. Confina con Albania, Serbia, Bulgaria, e Grecia.
Lo Stato macedone è composto da tre gruppi etnici: Il gruppo principale (circa 64%) è l’etnia macedone la cui lingua materna, il macedone, lingua slava meridionale, è parlata da circa 1,3 milioni di abitanti.
Il secondo gruppo etnico (circa 25%) è l’albanese la cui lingua albanese viene parlata da circa 500.000 persone.
Il più piccolo gruppo etnico è quello turco (3%) la cui lingua è parlata da circa 80.000 persone.
Nel 2001 è stata emendata la costituzione del 1991 per riconoscere maggiori diritti alle minoranze. Il Parlamento unicamerale del paese (Sobranie) è costituito da 120 membri eletti per quattro anni. Il presidente, che ha solo poteri limitati, è eletto con voto popolare per cinque anni.
Il paese è dotato di alcune risorse minerali, tra cui minerale ferroso, rame, piombo e zinco. Tra le principali attività economiche si segnalano il settore della trasformazione alimentare, il tabacco, i tessili, le sostanze chimiche, l’acciaio ed il cemento.
Oltre alle lingue dei tre gruppi etnici riconosciuti, vi sono altre cinque lingue minoritarie, in ordine di diffusione: Lingua romaní (50.000 parlanti), serba, arumena, moglenitica e infine greca con 422 persone. Lo Stato macedone è l’unico che riconosce ufficialmente la lingua arumena, parlata da 9.695 arumeni (censimento 2002). Poiché nella lingua macedone non esiste un alfabeto fonetico (né, di conseguenza, la pratica della compitazione), i suoni, anche se di parole straniere, vengono semplicemente scanditi o sillabati più lentamente.
La maggioranza della popolazione è composta da membri della Chiesa Ortodossa Macedone 65%, altri sono cattolici 0,2%, mussulmani 28%, altre e non specificate 0,9% (censimento 2002). La maggior parte degli albanesi, dei turchi e dei rom è musulmana, come una piccola percentuale della popolazione slava del paese, conosciuti come “Musulmani Macedoni”.
A partire dal 2001, anno della firma dell’Accordo di Stabilizzazione ed Associazione, il processo di integrazione europea del Paese ha conosciuto una serie di alti e bassi, che ne ha protratto notevolmente i tempi. Il Paese è comunque ufficialmente candidato all’ingresso nell’Unione Europea, ed è probabile che entro il 2008 saranno avviati i negoziati per la fase finale del processo di adesione.
Queste le tappe già percorse:
· 9 aprile 2001: Firma l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione;
· 27 aprile 2002: Inoltro presso il Segretariato Generale dell’Unione Europea degli strumenti di ratifica dell’Accordo di Stabilizzazione e Associazione;
· 22 marzo 2004: Presenta la domanda di adesione all’Unione Europea;
· 1° aprile 2004: Entra in vigore l’Accordo di Stabilizzazione e di Associazione;

(notizia del 21 novembre 2008)