Al via la nuova Commissione europea: cinque anni decisivi per il futuro dell’UE



bandiereIl rilancio della crescita economica e la sostenibilità dell’economia europea nel futuro, legando competitività a lungo termine e tutela degli standard dell’ambiente e della sicurezza sociale; la lotta alla disoccupazione; il rafforzamento della coesione tra le classi sociali e tra le regioni; la sicurezza degli europei e la gestione dei fenomeni demografici, come l’immigrazione; lo sviluppo della cittadinanza europea e la partecipazione civica di tutti i cittadini. E infine, anzi soprattutto, una presenza forte dell’Europa sulle grandi questioni della nostra epoca, dalla sicurezza alla lotta alla criminalità, alla concorrenza economica, il commercio e le crisi, politiche o naturali, legate allo sviluppo nei Paesi emergenti o in via di sviluppo. 

Sono molte e importanti le sfide che la nuova Commissione europea si troverà ad affrontare da qui fino al 2014.

 

Il Parlamento europeo, con 488 voti a favore, 137 contro e 88 astensioni, ha votato la fiducia all’Esecutivo presieduto per la seconda volta dal portoghese José Manuel Barroso, che opererà secondo i dettami del nuovo Trattato di Lisbona. Un Commissario per Paese, tante novità, e nove donne, un record per un’Istituzione che nei suoi primi trent’anni di vita, fino alla fine del decennio Ottanta, era rappresentata soltanto da uomini.

 

Dei ventisette Commissari proposti in prima battuta dai Governi dei Paesi UE, il Parlamento europeo ne ha bocciato uno alle audizioni sul programma: la bulgara Jeleva, che era stata proposta per il portafoglio sugli aiuti umanitari, è stata sostituita dalla connazionale Georgieva, già figura di spicco alla Banca Mondiale. Cinque anni fa la stessa sorte era toccata all’Italia: l’assemblea di Strasburgo aveva “bocciato” il Commissario indicato dal Governo, Rocco Buttiglione, che fu sostituito dall’attuale Ministro degli Esteri, Franco Frattini, responsabile degli Affari interni dell’UE. Nel 2008 Frattini aveva a sua volta lasciato l’incarico UE ad Antonio Tajani, cui fu affidato il portafoglio comunitario dei trasporti.

 

Nella nuova Commissione, Tajani è confermato come Vicepresidente, ma cambia attribuzione: sarà responsabile della politica industriale e di promozione dell’imprenditoria. Un portafoglio importante per il sistema economico italiano, basato sul modello della piccola e media impresa e dei distretti industriali, che anche durante la severissima crisi in corso ha dimostrato una solidità che altri modelli, invece, non hanno saputo garantire. Consolidare la ripresa e affrontare temi chiave come l’accesso al credito o la sburocratizzazione saranno le sfide principali per l’Europa che definisce i suoi obiettivi economici dei prossimi anni. Inoltre alcuni settori, tra cui in primis, l’automobile, si trovano di fronte a scelte epocali, viste le condizioni di mercato e le prospettive delle nuove tecnologie, in particolare quelle “verdi”.

 

Il nuovo collegio avrà sette vicepresidenti, compresa la baronessa britannica Catherine Ashton che rivestirà anche la carica di Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, in virtù dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona il 1° dicembre scorso. E il Trattato estende le competenze dell’Unione in molti settori: oltre a quello della politica estera con la nuova “Ministro” che coordinerà il Servizio diplomatico europeo, ci si dovrà attendere un’Europa più decisa in materie come quella dell’immigrazione, dell’energia e dell’ambiente.

 

Tra i portafogli più rilevanti, alcuni vanno a Commissari che hanno dato buona prova di sé nel precedente esecutivo: lo spagnolo Joaquin Almunia, ad esempio, passa dagli affari economici e finanziari alla concorrenza, materia in cui – dalle fusioni di imprese agli aiuti di Stato – l’Europa ha l’esclusiva. La gestione dell’euro e della ripresa economica passa invece al finlandese Olli Rehn, che si è occupato finora dello spinoso dossier dell’allargamento dell’UE verso i Balcani e la Turchia. Il dossier energia va al tedesco Günther Oettinger, e il mercato interno, comprese le regole sui servizi finanziari, al francese Michel Barnier, già Ministro del Governo Sarkozy e Commissario europeo sotto la Presidenza di Romano Prodi. Altri portafogli-chiave vanno al belga De Gucht, sul commercio e i negoziati al WTO, e al rumeno Dacian Ciolos, l’agricoltura e lo sviluppo rurale che assorbe il 40% del budget comunitario (un altro 40% è per la coesione regionale dell’austriaco Johannes Hahn).

 

E le donne? Oltre alla Ministro degli Esteri Ashton e alla bulgara Georgieva di cui s’è detto, la svedese Cecilia Malmstroem prende gli Affari Interni, compresa l’immigrazione. Androulla Vassiliou (Cipro) avrà istruzione e cultura, con la nuova competenza sullo sport; la greca Maria Damanaki si occuperà di affari marittimi e pesca, e l’ex ministra danese Connie Hedegaard, che ha presieduto in dicembre il summit sul clima di Copenaghen, assume la stessa responsabilità ma a livello europeo. L’olandese Neelie Kroes passa dalla concorrenza all’agenda digitale, e l’rlandese Maire Geoghegan-Quinn sarà la Signora Ricerca e Innovazione. Infine, al suo terzo mandato, la lussemburghese Viviane Reding dovrà far applicare i nuovi contenuti della Carta dei diritti fondamentali del Trattato di Lisbona e stimolare la partecipazione dei cittadini alla dimensione comunitaria.
 

 

Resta il ruolo chiave del Presidente Barroso, per rafforzare il ruolo dell’UE sullo scenario mondiale. Barroso ha dichiarato: “Abbiamo un programma europeo e ora abbiamo anche una squadra europea. Sulla base delle nomine degli Stati membri, ho cercato di formare un collegio che possa generare nuove idee e imprimere un nuovo slancio per affrontare le principali sfide dell’Europa odierna. Questo collegio attuerà gli orientamenti politici che ho presentato al Parlamento europeo e sono certo che avrà un ruolo decisivo nel guidare l’Europa verso la ripresa e verso un’economia sociale di mercato che sia sostenibile e al servizio del cittadino. Ho messo insieme una Commissione forte per portare avanti un’Europa forte, anche sulla scena mondiale, come previsto dal Trattato di Lisbona.”