27.06.2011 Latte versato? No, anzi “vettore”


Thiene, Veneto Agricoltura ha riunito gli attori della filiera lattiero casearia veneta, nutrizionisti e medici. Il futuro è la ricerca, e l’Istituto per la qualità elemento di traino.

“In un contesto in cui le produzioni agricole sono nell’occhio del ciclone, e i prodotti più sani e salutari quali latte e derivati ne pagano le spese, la scienza e ricerca costituiscono un prezioso strumento risolutivo”. Lo ha ribadito oggi Paolo Pizzolato, Amministratore Unico di Veneto Agricoltura, nel convegno “E’ ancora tempo di latte?” promosso da Veneto Agricoltura tenutosi presso l’Istituto dell’Azienda Regionale per la Qualità e le Tecnologie Agroalimentari a Thiene (VI).

L’incontro si è senza dubbio rivelato un successo vista la numerosa partecipazione dei vari attori che compongono l’intera filiera produttiva lattiero casearia veneta (Latterie Soligo, Lattebusche, Centrale del Latte di Vicenza, Consorzio formaggio Asiago, Montasio ecc…) nonché esperti tecnici/ricercatori in campo medico sanitario. Location più azzeccata non poteva essere scelta: l’Istituto di Veneto Agricoltura, è il centro per eccellenza di ricerca su latte e derivati, fondato oltre 80 anni fa, attraverso qualificati laboratori continua ad occupasi di sicurezza alimentare e di qualità e tipicità delle produzioni dell’industria agroalimentare.

Scienza e medicina, è stato detto, hanno riconosciuto da tempo il valore nutrizionale del latte e dei prodotti caseari in una dieta sana. Vediamo le novità: interessanti studi, esposti da Angiolella Lombardi di Veneto Agricoltura, hanno portato ad individuare alcuni prodotti lattiero caseari come importante veicolo di microorganismi probiotici (microorganismi vivi ed attivi che ingeriti esplicano un effetto positivo sulla salute del consumatore) in particolare nei formaggi freschi, ricerche che hanno portato alla creazione di nuovi prodotti. La professoressa L. Bailoni dell’Università di Padova, ha invece parlato di latte e Omega 3, fondamentale per la digeribilità del prodotto. Secondo ultime ricerche è possibile arricchire biologicamente il latte e i derivati di acidi grassi Omega3 mediante l’alimentazione dei bovini da latte, senza intervenire a fine prodotto. Il futuro del comparto sembra risiedere nell’incontro sinergico tra filiera produttiva e ricerca scientifica, non solo per creare nuovi segmenti di mercato, ma anche per migliorare quelli già esistenti. Sono state infatti condotte interessanti ricerche anche su prodotti tipicamente veneti e tradizionali quali l’Asiago DOP o il Montasio DOP, che costituiscono una fonte di reddito sicura all’intero settore. Nel merito proprio pochi giorni fa, nella congiuntura agroalimentare 2010, presentata da Veneto Agricoltura, è stato fotografato un comparto lattiero caseario veneto in stallo rispetto al 2009 con 376 milioni di euro prodotti dal comparto bovini da latte ( – 0,6%) di cui l’85% è destinato alla produzione casearia. E’ proprio quest’ultima a far da traino per l’intero settore, in particolar modo grazie alla produzione di formaggi certificati. A primeggiare il Grana Padano DOP (35% del latte veneto), seguito dall’Asiago DOP (15% del latte veneto) e dal Monte Veronese DOP in crescita del 3,5% rispetto al 2009. Battuta d’arresto invece per il Montasio DOP la cui produzione torna sotto il milione di forme (-10%).