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Nel 2011 il numero di soci aderenti alle OP venete è sceso a 4495 unità, -9,4% rispetto al 2010, un numero cresciuto comunque di oltre 700 unità negli ultimi cinque anni (+17% circa). La base associativa delle Organizzazioni di Produttori (OP) ortofrutticole in Veneto si è ridotta in particolare per quanto riguarda il numero di strutture cooperative o altri tipi di società (scendendo a 61 rispetto le 67 del 2010) che associano oltre 3900 produttori, un numero inferiore di circa 500 unità rispetto all’anno precedente. Continua invece ad aumentare il numero di aziende agricole individuali aggregate ad una OP (582 nel 2011), in crescita di circa il 4% nell’ultimo anno.
Le superfici investite sono scese nel 2011 a 14.718 ettari; diminuendo del 3,3% rispetto all’anno precedente quando avevano raggiunto i 15.218 ettari, il livello più alto degli ultimi anni. Analizzando separatamente i due comparti (fig. 2): le superfici investite a frutta si sono riportate a circa 8.690 ettari (-10% rispetto al 2010), il livello più basso degli ultimi cinque anni, appena superiore solo alle superfici del 2006. In crescita invece gli investimenti a ortaggi, che superano i 6000 ha nel 2011 (+8% rispetto al 2010): a dispetto dell’aumento dei costi energetici, cresce l’incidenza delle superfici protette (35% del totale).
Le quantità commercializzate dalle OP si sono attestate a circa 403.000 tonnellate nel 2011 (-3% rispetto al 2010), arrestando il trend positivo degli ultimi anni (fig. 3).
E’ lievemente diminuito anche il valore della produzione commercializzata (VPC), che nei due anni precedenti aveva avuto una vera e propria impennata e, nel 2011, si è invece attestato a circa 342 milioni di euro (-4% rispetto al 2010); invertendo un trend di crescita che ha visto tale valore aumentare ininterrottamente fino al 2010. Il numero di OP è aumentato di un’unità arrivando a 18, e di conseguenza il VPC medio per OP è diminuito da 21 milioni di euro nel 2010 a 19 milioni di euro nel 2011. Aumenta lievemente la quota di valore della produzione regionale aggregata dalle OP, che sale al 46,5%, confermandosi così ai livelli dei paesi più virtuosi nell’UE-27 (fig. 4).
L’analisi del VPC distinto per OP (fig. 5), permette di evidenziare una certa stabilità della concentrazione dell’offerta nelle prime tre OP nel 2011. Da rilevare solo una redistribuzione delle quote, con APO Scaligera che scende dal 14% al 12%, ma rimane comunque in seconda posizione, e APO Ve-Friulana che scende dal 15% al 12%, passando in un anno dalla prima alla terza posizione; a vantaggio di Ortoromi (salita più di tutte in termini assoluti passando dal 13% al 16%) che diventa leader a livello regionale. La quarta OP per VPC diventa invece OPOVENETO, a scapito di Nordest che occupava tale piazzamento nel 2010. Camposole registra l’incremento più consistente del VPC in termini relativi, crescendo del 36% (quasi 10 milioni di euro); buoni aumenti vengono registrati anche da Consorzio Funghi di Treviso (quasi 22 milioni di euro, +8%), Consorzio Piccoli Frutti (11 milioni di euro, +7%) e OPOVENETO (29,5 milioni di euro, +4%). Variazioni particolarmente negative invece per APO Ve-Friuli (39 milioni di euro, -28%), APO Scaligera (42 milioni di euro, -14%), Nordest (27,5 milioni di euro, – 13,6%), OP del Garda (11 milioni di euro, – 14%) e OP Saccagnana (1,8 milioni di euro, -15%).
In merito ai canali di commercializzazione, varia la quota sul totale (40%) e continua ad aumentare il valore dei prodotti veicolati attraverso la Distribuzione Moderna (DM), che ha superato i 135 milioni di euro (+11% rispetto al 2010, fig. 6), con una quota del 40% sul totale che permette di incrementare ulteriormente il divario con il valore di vendite all’ingrosso effettuate attraverso mercati ortofrutticoli o centrali di acquisto. Questo canale, infatti, è diminuito in valore assoluto (110 milioni di euro, -6%), e vede scendere la propria quota di vendite sul totale commercializzato (32%). Dopo la forte ripresa del 2010, sono notevolmente calate anche le vendite destinate all’esportazione (63 milioni di euro, -28%), la cui quota scende al 18,3% del totale, mentre sono in forte crescita le vendite destinate all’industria di trasformazione (27,5 milioni di euro, +57%) a scapito dei prodotti trasformati direttamente dalle stesse OP, calati del 73% nel 2011 (2,3 milioni di euro, 0,7% del totale). Residuale (circa l’1%) e in diminuzione la quota di vendite effettuate al dettaglio tradizionale (3,2 milioni di euro, -25%).
Analizzando il VPC per singolo prodotto, emerge come le insalate[2] siano il prodotto con il maggiore VPC aggregato a livello regionale (51 milioni di euro), registrando una crescita del 13,6% rispetto al 2010 (fig. 7). Seguono le mele (41,5 milioni di euro, +4%) e i funghi (41 milioni di euro, +5,5%). Discreti incrementi vengono registrati per i kiwi che nel 2011 presentano un VPC aggregato a livello regionale di circa 8 milioni di euro (+5,4%), i cavoli (11,7 milioni di euro, +18,4%), i piccoli frutti (5,8 milioni di euro, +13,6%); mentre si presenta in forte calo il VPC aggregato di pesche (3,2 milioni di euro, -47,5%), pere (13,2 milioni di euro, -28%), fragole (23,2 milioni di euro, -17%) e meloni (2,3 milioni di euro, -64,4%). In calo anche il VPC aggregato da cipolle (-15%), lattughe (-9,4%) e radicchi (-6,5%). Forti incrementi si segnalano per le noci che hanno più che triplicato il VPC aggregato a livello regionale (quasi 14 milioni di euro) in seguito alla nascita nel 2011 di una nuova OP dedita esclusivamente alla loro produzione. In forte aumento anche il VPC aggregato dalle piante aromatiche (+61%) e dai pomodori (+90%).
Confrontando la quota di VPC distinta per prodotto aggregato dalle OP rispetto al valore della produzione generato a livello regionale, è possibile affermare che il valore dell’insalata e lattughe aggregate dalle OP rappresenta la quasi totalità del valore del prodotto regionale (97%). Anche mele (69%) e fragole (56%) mostrano un elevato grado di aggregazione, con le prime che segnano un aumento del 14% rispetto al 2010, mentre presentano valori leggermente inferiori, ma pur sempre considerevoli altri ortaggi e legumi (54%), cavoli (45%), funghi (45%) e cipolle (40%). In flessione la quota aggregata per quanto riguarda il radicchio (17%), mentre rimangono sostanzialmente invariate quelle degli altri prodotti (pere e kiwi), con valori più modesti di VPC aggregato sul totale regionale (fig. 8).
Per quanto riguarda gli investimenti, se nel 2010 c’è stato un sostanziale aumento degli investimenti per tutte le voci dovuto all’incremento del VPC complessivamente aggregato dalle OP, nel 2011 c’è stato un andamento differenziato con la diminuzione di alcune voci, e allo stesso tempo un aumento di altre. Nel complesso gli aiuti per investimenti ricevuti dalle OP nel 2011 hanno sfiorato i 19,6 milioni di euro (-2% rispetto al 2010). Continuano a prevalere gli investimenti per migliorare e salvaguardare la qualità dei prodotti (6,5 milioni di euro, +5,2%), seguiti da quelli rivolti a migliorare le condizioni di commercializzazione (4,9 milioni di euro, +2,3%). Le azioni ambientali (gestione dei rifiuti, produzione biologica/integrata,…) attirano investimenti per 3,3 milioni di euro (-20%), mentre le azioni intese a pianificare la produzione raggiungono i 3,1 milioni di euro (-1,2%). In crescita anche gli importi destinati a misure di prevenzione e gestione delle crisi (1,2 milioni di euro, +16%) e soprattutto si registra un forte aumento degli importi destinati a ricerca e produzione sperimentale (24,7 migliaia di euro, +71,5%) e formazione (13,8 migliaia di euro, +57%); mentre sono residuali le altre voci di investimento.
[1] Il report è stato realizzato da Renzo Rossetto e Giancarmine D’Antuono, stagista dell’Università Ca’ Foscari di Venezia (corso di laurea in Marketing e Comunicazione) presso il settore Economia, Mercati e Competitività di Veneto Agricoltura.
[2] Sono comprese le insalate da taglio (baby leaf, rucola, valeriana,…) e le indivie che nel 2008 erano considerate separatamente; sono dunque escluse le sole lattughe a cappuccio (inserite nella voce “lattughe) e le cicorie (inserite nella voce “radicchi”)
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