10.07.2014 Clima, l’Unione Europea rilancia la posta


In occasione dei negoziati ONU sul clima svoltisi a Bonn‚ l’UE ha presentato un suo contributo per promuovere una più ambiziosa azione internazionale da attuarsi nei prossimi anni

I negoziati di Bonn si sono posti un duplice obiettivo: mettere a punto misure specifiche per rafforzare l’azione internazionale per il clima per il periodo fino al 2020 e compiere ulteriori progressi verso un accordo mondiale, che si dovrebbe concludere il prossimo anno, relativo il periodo post 2020. Misure, queste, assolutamente necessarie per colmare l’ampio divario esistente fra gli impegni attualmente sottoscritti dai vari Paesi al fine di limitare le emissioni di gas a effetto serra e gli obiettivi di riduzione necessari a mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2º C rispetto alla temperatura dell’era preindustriale.

 

Il programma dei lavori

A Bonn si sono svolti incontri a vari livelli. Un dialogo ministeriale ha discusso del futuro accordo mondiale sul clima e di come aumentare il livello di ambizione dell’azione per il periodo precedente il 2020 in tutti i Paesi; una tavola rotonda a livello ministeriale ha discusso invece sulle modalità per accrescere il livello di ambizione dell’azione per il clima da parte dei Paesi sviluppati nell’ambito del Protocollo di Kyoto durante il secondo periodo d’impegno (2013 al 2020). Nelle riunioni a livello ministeriale l’UE ha condiviso la sua esperienza relativa al conseguimento e superamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni esponendo le proprie idee sulla stesura del futuro accordo mondiale.

 

I risultati dell’UE

Nell’UE le emissioni di gas ad effetto serra sono state ridotte del 19% tra il 1990 e il 2012. Si tratta di una riduzione di quasi la metà per unità di Pil. Per questo, alla tavola rotonda sul Protocollo di Kyoto l’UE ha mostrato di aver superato l’obiettivo ufficiale indicato nel primo periodo d’impegno (2008-2012) di circa 4,2 miliardi di tonnellate (gigatonnellate — Gt) di CO2 equivalente. Il potenziale superamento nel secondo periodo consiste in ulteriori 1,3 Gt, in quanto, secondo le proiezioni, nel 2020 le emissioni totali di gas a effetto serra provenienti dall’UE e dall’Islanda dovrebbero essere di circa il 24,5% al di sotto dei livelli dell’anno di riferimento scelto (1990 nella maggior parte dei casi). Il superamento congiunto degli obiettivi per il primo e il secondo periodo di impegno ammonta ad una riduzione totale delle emissioni entro il 2020 pari a 5,5 Gt in più rispetto agli obiettivi iniziali dell’UE e della stessa Islanda. Ciò rappresenta l’equivalente di oltre un anno di emissioni: nel 2012 le emissioni provenienti dall’UE e dall’Islanda ammontavano a 4,55 Gt.

 

La posta sale al 30%

Oltre a questo importante contributo, inteso a colmare il “divario di ambizione”, l’UE ha ribadito la sua offerta di aumentare dal 20% al 30% il suo obiettivo ufficiale di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2020, nel caso altre grandi economie adottino azioni analoghe. Una delle priorità dell’UE consiste proprio nella necessità di progredire verso una decisione da presentare alla conferenza dell’Onu sul clima, che si terrà a Lima (Perù) in dicembre, in merito alle modalità concrete per rendere più ambiziosi gli obiettivi dell’azione mondiale per il clima prima del 2020. Tutti i Paesi hanno accettato di presentare i loro contributi molto prima della conferenza di Parigi del dicembre 2015, in cui l’accordo per il periodo successivo al 2020 dovrà essere adottato, e se possibile entro il primo trimestre del 2015.

(Fonte: ue)