Bollettino Colture Erbacee n. 9/2015 del 4 febbraio


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LA DIFESA INTEGRATA A PUNTATE
PRINCIPI E APPLICAZIONI PRATICHE PER LE COLTURE ERBACEE
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GEODISINFESTANTI/VIRUS/MAIS

I virus che infettano il mais nelle condizioni eco-climatiche italiane sono meno di una decina, appartenenti a tre famiglie virali diverse, trasmessi da insetti. Dal punto di vista pratico allo stato attuale il più importante è il virus del nanismo ruvido del mais, che si manifesta con accorciamento degli internodi e foglie con portamento a palmetta, presenza di escrescenze tumorali (enazioni) sulle venature, rilevabili sulla pagina inferiore delle foglie, che determinano ruvidità al tatto, da cui il nome. In genere è trasmesso alle piante di mais in epoca molto precoce (se avviene più tardi i sintomi riguardano foglie/parti di culmo non presenti al momento dell’infezione), perché l’insetto vettore arriva al mais già infetto ed infettivo dalle graminacee dei bordi, particolarmente dei prati (maggior rischio se di lunga durata) su cui ha svernato. La “cicalina” vettrice ha mobilità e capacità di volo ridotte, per cui, in genere, le infezioni ove si manifestano tendono ad avere un gradiente di intensità che va diminuendo dai bordi verso il centro. Qualunque pratica colturale o trattamento che ‘sposti’ la popolazione di cicaline dalle sue aree di svernamento (ad esempio: sfalcio prato, irrigazione per scorrimento dei prati, etc. ) aumenta il rischio di infezione per le giovani plantule di mais che dovessero trovarsi sulla strada del vettore qualora presente e infettivo.

A) RISCHIO, DIFFUSIONE, MONITORAGGIO

L’incidenza della malattia è bassa in generale; maggiore probabilità, ma sempre contenuta, di avere infezioni significative è ristretta a zone specifiche in cui usualmente vi è elevata presenza di aree incolte, prati con forte presenza di graminacee e vi è storicamente indicazione della presenza di sintomi e del vettore. Nel Veneto in molti anni di osservazioni su migliaia di appezzamenti l’individuazione di piante con sintomi di nanismo ruvido del mais è stata rara. Abbinando la presenza dei fattori di rischio (zone con permanente presenza di graminacee) e l’individuazione di sintomi nel passato nonché monitoraggi (trappole cromotropiche o sfalci con retino) con analisi dei vettori per accertare specie e infettività, è possibile individuare le zone a maggior rischio che sono principalmente limitate alle aree più a nord.

B) VALUTAZIONE DELLA DISPONIBILITA’ DI SOLUZIONI AGRONOMICHE, BIOLOGICHE, FISICHE O COMUNQUE NON CHIMICHE PER SOSTITUIRE IL TRATTAMENTO CHIMICO OVE NECESSARIO INTERVENIRE

La strategia di difesa principale (ALTA efficacia) è la scelta di materiali resistenti. Un recente studio biennale nell’Italia settentrionale, oltre a confermare l’incidenza molto bassa della malattia utilizzando in diverse aree piante suscettibili, ha evidenziato come la stessa protezione che può essere fornita da efficaci insetticidi sistemici (in concia usualmente) come clotianidin può essere raggiunta utilizzando ibridi resistenti.

Pertanto la Difesa Integrata dalle virosi non si baserà sull’utilizzo di insetticidi alla semina (granulari o concianti) o successivamente, bensì nell’individuazione del rischio secondo quanto sopra descritto:

a) per le limitate aree con un rischio relativamente più elevato, si sceglieranno ibridi resistenti chiedendo specificamente il livello di resistenza alle virosi al fornitore dell’ibrido, in attesa che un servizio indipendente fornisca in modo chiaro e facilmente fruibile anche queste informazioni ai maiscoltori;

b) per la restante, di gran lunga prevalente, superficie maidicola veneta in cui il rischio di danno economicamente apprezzabile è molto basso non appaiono necessarie, allo stato, particolari strategie.

In entrambi i casi la copertura del fondo mutualistico è adatta a garantire il reddito proteggendo la salute e l’ambiente (si veda il bollettino 7/2015).

Per richieste di chiarimento in tempi stretti si può scrivere a (bollettino.erbacee@venetoagricoltura.org).

 

 
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