Bollettino Colture Erbacee n. 14/2016 del 16 febbraio



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LA DIFESA INTEGRATA A PUNTATE
PRINCIPI E APPLICAZIONI PRATICHE PER LE COLTURE ERBACEE


Geodisinfestanti/diabrotica/mais

Gli attacchi di diabrotica non incidono normalmente sull’investimento ma possono determinare una riduzione di produzione a causa di ginocchiature, allettamenti, danno fisiologico dovuto alla riduzione dell’apparato radicale causato dall’attività trofica delle larve. Poiché può svilupparsi bene solo sulle radici di mais (anche la deposizione delle uova avviene normalmente solo su mais) diabrotica è favorita dalla ripetizione del mais sullo stesso terreno e in generale dalla “quantità” di superficie a mais in monosuccessione in un dato territorio.

A)
INDIVIDUAZIONE AREE CON POPOLAZIONI SOPRA E SOTTO LA SOGLIA DI DANNO: VALUTAZIONE RISCHIO, MONITORAGGIO, CONFRONTO CON LE SOGLIE DI DANNO

Le superfici non soggette a danni economici sono comunque prevalenti anche in zone ove è elevata l’incidenza della monosuccessione; il rischio di danno per un appezzamento è principalmente legato alla incidenza della monosuccessione nella zona e quindi ai livelli di popolazione effettivamente raggiunti nell’area, agli anni di coltivazione di mais consecutivi nel singolo appezzamento considerato, alla presenza di appezzamenti in monosuccessione in vicinanza. È stato dimostrato che l’ovideposizione può interessare significativamente fasce di terreni non coltivate a mais per circa 20 metri a fianco di appezzamenti a monosuccessione. Tipologia dell’ibrido, epoca di semina, temperature pre-semina e post semina, tipo del terreno possono poi influire sul reale livello di rischio. È possibile monitorare i livelli delle popolazioni con le trappole cromotropiche ed è disponibile la soglia di danno pari a 6 adulti/trappola/giorno. Per valori di cattura bassi, il rischio di danno è molto basso, mentre per valori significativamente al di sopra, la probabilità di danno si fa consistente pur essendo ancora prevalenti gli appezzamenti non danneggiati o con sintomi ma senza apprezzabili riduzioni di produzione. Per i valori intermedi, a cavallo della soglia, è più importante l’influenza degli altri fattori per determinare il rischio effettivo. In pratica la valutazione del rischio con stima dei livelli di popolazione e loro confronto con la soglia, può essere così impostata per il territorio veneto:

1.
zone in cui prevale l’avvicendamento colturale e il mais in monosuccessione rappresenta una percentuale modesta di appezzamenti distribuita nel territorio; tali zone sono largamente prevalenti nell’azienda/territorio a sud della linea ferroviaria che attraversa in direzione est-ovest la Regione Veneto (principalmente province di Venezia, Rovigo, aree più meridionali delle province di Treviso e Verona); in tali areali le osservazioni e le segnalazioni ricevute relativamente ai danni degli ultimi 6 anni (quindi gli anni successivi al periodo in cui le popolazioni hanno avuto il tempo di svilupparsi e raggiungere livelli tali da fare danno in condizioni agronomiche e climatiche favorevoli) hanno evidenziato un rischio di danno,
ristretto ai soli appezzamenti in monosuccessione prolungata all’interno dell’areale con prevalente monosuccessione, complessivamente molto basso (< 1 per mille); in tali aree/aziende non è necessario procedere a specifiche strategie anti-diabrotica e l’adesione al fondo mutualistico, che copre anche il danno da diabrotica, dà garanzia per recuperare eventuali danni a bassa probabilità;

2.
zone in cui è prevalente la monosuccessione di mais prolungata (province di Vicenza e Belluno e gran parte di Padova, aree settentrionali delle province di Treviso e Verona); in tali zone il rischio è più elevato ed è opportuno monitorare con le trappole i mais che seguono mais.

B)
VALUTAZIONE
DELLA DISPONIBILITÁ DI SOLUZIONI AGRONOMICHE, BIOLOGICHE, FISICHE O COMUNQUE NON CHIMICHE PER SOSTITUIRE IL TRATTAMENTO CHIMICO OVE NECESSARIO INTERVENIRE

La strategia di difesa largamente più efficace di ogni altra è l’avvicendamento colturale (la rottura della monosuccessione che si può realizzare anche seminando il mais dopo che tutte le uova si sono schiuse – ad es. mais come seconda coltura dopo un cereale autunno-vernino, in tal caso l’interferenza sulle popolazioni è però inferiore). Qualsiasi coltura diversa dal mais interrompe il ciclo dell’insetto e un solo anno di interruzione della monosuccessione di mais fa sì che il terreno interessato per due anni consecutivi non contribuisca alla emergenza di adulti anche se l’interruzione della monosuccesione di mais è un anno solo. L’avvicendamento colturale risulta efficace sia come strategia di rotazione che previene il rischio dell’instaurarsi di popolazioni sopra la soglia di danno (Produzione integrata) sia come intervento saltuario (avvicendamento soft) quando le popolazioni monitorate si avvicinano ai livelli di soglia. Oltre alla strategia agronomica principale e decisiva dell’avvicendamento, è disponibile anche una strategia biologica come la distribuzione di nematodi entomoparassiti alla semina, in sperimentazione anche nel Veneto.

In sintesi la DI può essere attuata secondo due principali scenari:

A: una impostazione di base secondo le regole della Produzione integrata per cui preventivamente l’avvicendamento è tale da impedire di avere popolazioni di diabrotica sopra la soglia di danno (di fatto sono avvicendamenti già presenti in diversi areali); a livello aziendale/territoriale ci sarà una scarsa incidenza del mais dopo mais e saranno sufficienti controlli saltuari con le trappole cromotropiche nei pochi appezzamenti a mais dopo mais per accertare il mantenimento di una popolazione sotto la soglia di danno (ciò è importante soprattutto se si è in vicinanza di zone a monosuccessione);

B: nelle aree in cui vi è apprezzabile incidenza della monosuccessione di mais e della superficie a mais nel suo complesso, si procederà al monitoraggio con le trappole del mais e al superamento della soglia di danno si attuerà negli appezzamenti interessati la rottura della monosuccessione.

Pertanto in base alle conoscenze/riscontri pratici sopra descritti e a quanto indicato dall’allegato III della direttiva 128/2009 e la Raccomandazione 2014/63/UE, la DI dalla diabrotica non può che basarsi su strategie agronomiche (avvicendamento colturale) eventualmente integrate da trattamenti biologici. Le modalità e l’intensità delle strategie agronomiche e biologiche saranno modulate sulla base dei livelli di popolazione stimati con i monitoraggi.
Il target della DI a regime non può che essere un livello di trattamenti chimici contro la diabrotica pari a
zero
. La copertura del fondo mutualistico può favorirne l’applicazione più facilmente, garantendo il reddito dell’azienda e, al contempo, una maggior protezione della salute e dell’ambiente.

 

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