17.03.2016 A CHE PUNTO SIAMO CON L’UNIONE DELL’ENERGIA?


Il Vicepresidente per l’Unione Energetica, Maroš Šefčovič, in occasione del primo anno di vita del Pacchetto energetico UE, ha presentato un primo bilancio e le tappe future

Maroš Šefčovič ha evidenziato che nel corso di questo primo anno sono stati compiuti quattro step importanti in direzione dell’obiettivo prefissato dalla Commissione Juncker. In primo luogo sono stati compiuti dei passi concreti verso una transizione nelle fonti energetiche, mettendo al centro l’equità sociale e gli interessi dei consumatori. In particolare l’obiettivo è stato quello di ridurre il tasso di povertà energetica, ossia la mancanza di accesso alle nuove forme di energia, che in Europa si attestava intorno al 10%. In secondo luogo è stato introdotto il report annuale sull’Unione dell’Energia, che mira a registrare i progressi dei singoli Stati Membri. In terzo luogo la Commissione europea ha presentato lo scorso febbraio il nuovo pacchetto sulla sicurezza energetica, finalizzato a fronteggiare possibili interruzioni dell’approvvigionamento energetico, come in parte avvenuto nel 2014 a seguito della guerra civile in Ucraina. Infine l’UE ha svolto un ruolo di guida nelle trattative di Parigi, che hanno portato a un accordo a livello globale sulla riduzione delle emissioni di gas serra, ribadendo così la centralità del tema tra le politiche europee.

Le tappe future

Il Vicepresidente dell’Unione Energetica ha presentato, inoltre, le prossime misure, finalizzate a completare il 90% dell’Unione Energetica entro fine anno. In particolare i progressi passeranno dall’attuazione del “modello delle 5D”, ossia:

– Decarbonizzazione delle economie europee;

– Democratizzazione nella produzione e nel consumo di energia;

– Digitalizzazione per migliorare il consumo di energia e l’efficienza;

– Diversificazione delle fonti di energia;

– Interruzione (Disruption) dei cicli energetici tradizionali.

Un processo che dovrà tener conto degli impatti sociali, affinché non si riveli iniquo e aumenti le disuguaglianze nell’accesso all’energia, e delle esigenze dei consumatori, che potrebbero essere penalizzati da un cambiamento radicale. Infine, Šefčovič si è concentrato sulle “smart cities”, poiché le città sono le principali fonti di agenti inquinanti e un ripensamento complessivo della loro struttura porterebbe enormi benefici non solo all’ambiente ma anche alla vita dei cittadini.