02.04.2016 Un 2015 da incorniciare per la vitivinicoltura veneta


L’imminenza del Vinitaly, il Salone internazionale del vino di Verona giunto al traguardo storico della 50a edizione, induce a formulare alcune considerazioni sui risultati dell’annata 2015 in Veneto. Va innanzitutto sottolineato che mai la vitivinicoltura veneta aveva conseguito risultati così positivi come nella scorsa annata, favorita soprattutto da un andamento climatico che ha consentito sia il contenimento delle crittogame, sia un percorso fenologico idoneo alla maturazione dei grappoli e all’accumulo di sostanze aromatiche e polifenoliche.

Ne è risultata una vendemmia abbondante, con una quantità record di uva raccolta pari a 12,5 milioni di quintali (+20% rispetto alla scarsa annata 2014) e generosa anche dal punto di vista qualitativo, essendo stata classificata come ottima/eccellente da Assoenologi. La quantità di vino che si potrà ottenere dalla vendemmia 2015 è stimata complessivamente in 9,7 milioni di ettolitri, mentre per il sistema Prosecco si annuncia un produzione che sfiora il mezzo miliardo di bottiglie.

In aumento anche la superficie vitata, salita a 80.000 ettari e destinata probabilmente ad aumentare nei prossimi anni con la soppressione dei diritti di impianto e il passaggio al sistema delle autorizzazioni. Dalle dichiarazioni di produzione relative alla vendemmia 2015 si deduce che il 68% del raccolto veneto è rappresentato da uve a bacca bianca e il 32% a bacca nera. La quota di uve Doc-Docg è pari al 62%, le Igt sono il 30%, mentre il restante 8% è destinato a vini varietali o generici.

La buona qualità delle uve raccolte e l’andamento favorevole dei mercati hanno determinato prezzi delle uve in aumento su tutte le piazze e per quasi tutte le tipologie considerate. La media regionale delle quotazioni è salita a 0,65 euro/kg, in aumento del 14,7% rispetto all’anno precedente. Gli incrementi medi sono stati particolarmente significativi alla Borsa Merci di Treviso (0,74 euro/kg, +24,3%) e di Padova (0,51 euro/kg, +17,5%), meno rilevanti a Verona (0,70 euro/kg, +4,6%). E’ probabile che al raggiungimento di questi risultati abbia contribuito la forte crescita della domanda di Prosecco che era rimasta parzialmente inevasa a causa dello scarso raccolto 2014.

Non si arresta l’andamento crescente delle esportazioni. In attesa di esaminare i dati definitivi relativi al vino Veneto, è possibile stimare il trend regionale sulla base dei dati disponibili a livello nazionale. Nel 2015 le esportazioni di vino dall’Italia, al quale il Veneto contribuisce per circa un terzo del valore, hanno raggiunto il livello record di 5,39 miliardi di euro (+5,4% rispetto all’anno precedente). Ma il dato più significativo riguarda i vini spumanti che crescono a un ritmo decisamente superiore (+17% in quantità e +15% in quantità) e all’interno di tale categoria la voce “Spumanti Doc”, rappresentata in massima parte dal Prosecco, registra incrementi in valore del 32% e in volume del 30%.

Tutto bene quindi per il settore vitivinicolo veneto? Al di là della soddisfazione per i successi ottenuti, vanno comunque poste all’attenzione alcune questioni:

– la congiuntura appare molto favorevole per alcuni vini, Prosecco in primis, ma vi sono in Veneto altri prodotti enologici di qualità che stentano ad imporsi sui mercati;

– il boom del Prosecco, se da un lato è un dato positivo per la relativa filiera e può fungere da traino per l’intero settore, dall’altro induce molti viticoltori ad orientarsi sulla Glera a prescindere dalla vocazionalità e dalla tradizione viticola del loro territorio, determinando un calo dell’enobiodiversità del Veneto;

– attenzione alla sostenibilità, sia ambientale che economica. Ambientale perché l’aumento costante dei vigneti se non va di pari passo con la diffusione di pratiche agronomiche a basso impatto potrebbe causare problemi al fragile ecosistema veneto. Sostenibilità economica perché la crescita quasi esponenziale del Prosecco osservata negli ultimi anni potrebbe subire una battuta d’arresto ed è necessario creare le condizioni per contrastare gli effetti negativi che ne deriveranno;

– le esportazioni continuano a crescere, ma quasi sempre nelle stesse regioni geografiche. Appare pertanto opportuno mettere in atto strategie per favorire la penetrazione in mercati diversi ed emergenti, come la Cina  – in cui siamo ancora molto indietro rispetto ad altri Paesi esportatori – o il Sudamerica.