15.04.2016 Florovivaismo veneto 2015: ancora un anno difficile, mentre cambiano le scelte strategiche delle aziende

 

Anche nel 2015 non si può certo dire che siano state tutte “rose e fiori” per il comparto florovivaistico veneto, anzi, non sono mancate le “spine”, vista la continua riduzione del numero di aziende, delle superfici e delle produzioni.

I dati sul valore della produzione del comparto presentano un settore che negli ultimi anni sta attraversando una fase di “stagnazione”, che tuttavia, se confrontata con le perdite subite da altri comparti, va vista come una sostanziale “tenuta” pur nelle difficoltà generate dalla crisi economica degli ultimi anni. Nel 2015 il valore si stima possa attestarsi a circa 203 milioni di euro, -0,6% rispetto al 2014, ma comunque superiore a quello del 2009 (+3,4%).

Il numero di aziende venete attive è sceso a 1.527 unità a fine 2015 (-2,3% rispetto al 2014): in calo soprattutto le province di Vicenza (-6%) e Venezia (-3,7%). Padova, seppur in flessione dello 0,6%, si conferma la prima provincia per numerosità delle aziende (462), seguita da Treviso (327 aziende, -3%).

La superficie destinata al florovivaismo in Veneto è diminuita scendendo a circa 2.760 ettari coltivati. La flessione riguarda esclusivamente le superfici coltivate in piena aria (2.100 ha, -5,4%), mentre sono in ripresa quelle in coltura protetta (circa 650 ha, +3,7%). A livello provinciale, in flessione soprattutto la provincia di Verona, che scende a circa 460 ettari (-17,6%) e di Venezia (420 ha, -11%), mentre registra un forte recupero la provincia di Rovigo (260 ha, +22,7%). Padova si conferma la prima provincia per investimenti, pari a circa 920 ettari (+1,3%), seguita da Treviso (510 ha, -0,8%).

La produzione complessiva regionale dovrebbe attestarsi a poco meno di 1,4 miliardi di piante, in leggero calo dell’1,3% rispetto al 2014. La perdita produttiva è dovuta principalmente al vivaismo orticolo (-7%), dove però l’ordine di grandezza è ovviamente diverso da quello degli altri comparti trattandosi di piantine; in ogni caso esso contribuisce ancora per circa il 77% del totale alla produzione regionale. In ripresa la produzione di piante da frutto (+6%) e soprattutto di piante ornamentali sia da interno che da esterno (+27%). La produzione di materiale vivaistico rappresenta circa il 59% della produzione veneta, mentre il rimanente 41% è costituito da prodotto finito.

Il fatto che la ristrutturazione del settore non sia ancora del tutto conclusa trova dunque conferma nell’andamento di queste dinamiche strutturali del settore.

I dati sulle fonti di approvvigionamento e sui canali commerciali sembrano invece indicare che si sta aprendo una nuova fase dell’evoluzione del settore e che sia in atto un cambiamento nelle scelte strategiche da parte delle aziende. Quelle rimaste, infatti, pare si stiano allontanando da scelte di auto approvvigionamento del materiale di base, la cui quota si è ridotto nell’ultimo biennio di circa dieci punti percentuali, pur rappresentando ancora il 56,7% della provenienza del prodotto da coltivare. E anche le forniture provenienti dal territorio nazionale stanno perdendo quote percentuali sul totale degli acquisti di materie prime, che sempre più provengono dall’estero, sia da paesi comunitari (la cui quota passa dal 12% al 20,2%) che da paesi extra-Unione Europea.

Per quanto riguarda i canali commerciali, invece, negli ultimi due anni sono in calo le vendite ad altri operatori professionalmente impegnati (altri vivaisti e/o aziende agricole), la cui quota, pur rappresentando ancora il principale mercato di sbocco delle produzioni, è scesa al 75,3% del totale, mentre sono in ripresa le vendite dirette a privati/hobbisti (11,2%), che raggiungono il loro livello massimo dell’ultimo decennio, così come la quota di vendita a dettaglianti (7,2%), mentre si riprende in maniera più lieve la quota di prodotto ceduto a grossisti (6,2%). Poche variazioni invece per quanto riguarda l’area di commercializzazione: si segnala la leggera flessione delle vendite a livello locale, la cui quota sul totale scende al 33,4%, a favore dell’aumento della quota di vendite destinate all’estero in ambito UE, che passa dal 4,2% al 5,2%. Sostanzialmente stabili le quote di vendita del prodotto nelle altre aree commerciali: il 22,6% della produzione viene venduto dentro i confini regionali e il 38,5% a livello nazionale.

Ultimo aspetto interessante è la scomposizione del valore della produzione per macro-attività del comparto, che evidenzia dinamiche contrapposte: la produzione di fiori e piante è in continuo calo e il suo valore nel 2015 si stima possa scendere ulteriormente a circa 52 milioni di euro (-5% rispetto al 2014), mentre la produzione vivaistica è in continuo aumento, anche se in termini assoluti si tratta ancora di valori inferiori rispetto a fiori e piante, pari a circa 28 milioni di euro, stabili negli ultimi due anni.

Dal 2007, poi, la parte preponderante del valore del comparto, non è generata dall’attività di produzione in campo, quanto dal servizio di sistemazione di parchi e giardini offerto dalle imprese, che negli ultimi dieci anni è in continua crescita e nel 2015 ha quasi raggiunto i 123 milioni di euro.

 

Valore della produzione per macro-attività florovivaistica