17.05.2016 Prodotti ortofrutticoli a Denominazione di Origine in Veneto: una realtà di nicchia con grandi potenzialità

 

Negli ultimi anni continua ad aumentare il numero di riconoscimenti comunitari a denominazione di origine protetta (DOP/IGP), coinvolgendo più comparti agroalimentari. L’Italia si conferma leader europeo con 269 prodotti certificati (161 DOP e 106 IGP e 2 STG).

A livello nazionale, la regione che detiene il maggior numero di riconoscimenti è l’Emilia Romagna, con 41 prodotti a marchio registrato, seguita dal Veneto, con 36 (18 DOP e 18 IGP): di questi, quasi la metà (17 prodotti) si riferiscono al settore ortofrutticolo-cerealicolo, nel quale la nostra regione detiene la leadership a livello nazionale. Seguono, per numero di riconoscimenti, il comparto formaggi (8 prodotti), le preparazione a base di carni (8 prodotti, di cui però solo 2 esclusivamente regionali), gli oli e grassi (con 2 oli extravergine d’oliva) e due prodotti nella categoria “altri” (miele e cozza).

L’analisi condotta dagli esperti di Veneto Agricoltura sui dati messi a disposizione dall’Istat a livello regionale evidenzia, nel periodo 2010-2014, una sensibile riduzione delle aziende che producono prodotti ortofrutticoli a denominazione di origine (-26,7%), che nel 2014 si sono attestate a circa 650 unità (-8,8% rispetto al 2013). Similmente, anche la superficie coltivata a produzioni ortofrutticole a DO, pari a circa 1.580 ettari, pur essendo sostanzialmente invariata rispetto al 2010, presenta un calo del 23,6% rispetto al 2011, anno in cui aveva superato i 2.000 ettari. Tuttavia, va evidenziato che, se da una parte la quota di aziende che realizza prodotti certificati sul totale di quelle che coltivano prodotti ortofrutticoli è del 3,5% (cinque anni fa era del 3,8%), la superficie adibita alla coltivazione di prodotti a denominazione d’origine è il 4% di quella coltivata a ortofrutta nel complesso, un valore superiore sia a quello del 2010 (quando era del 3,5%) che alla media nazionale, pari al 3,2%.

Approfondendo l’analisi per singolo prodotto del comparto ortofrutticolo e utilizzando i dati messi a disposizione dal CSQA, società leader nella certificazione di prodotti agroalimentari a livello nazionale, è stata creato un “indice di attrattività” dei prodotti ortofrutticoli a DO del veneto, calcolato come l’incidenza percentuale della superficie certificata rispetto a quella potenzialmente coltivabile e della relativa produzione certificata rispetto a quella potenzialmente realizzabile nell’area prevista dal disciplinare.

Nel confronto degli ultimi tre anni, quello che emerge è una situazione altalenante ed eterogenea, in cui non sempre è possibile individuare chiaramente un andamento sia esso positivo o negativo. Come evidenziato nella tabella, per circa un terzo dei prodotti l’incidenza della superficie certificata su quella potenziale nel 2014 non supera il 10%, per un altro terzo è compresa tra 10 e 20% e per il rimanente è superiore a tale percentuale. Le incidenze più alte vengono realizzate dal Fagiolo di Lamon IGP (40% circa), seguito dall’Asparago di Cimadolmo IGP, l’Olio di Garda DOP e dall’Insalata di Lusia IGP, tutti con valori relativi superiori al 30%.

Se in termini di superficie l’incidenza di quella certificata supera il 10% per quasi i due terzi dei prodotti, decisamente inferiore è l’incidenza della produzione certificata su quella effettivamente realizzata e quindi potenzialmente certificabile. Rispetto a questo, solo due prodotti, l’Olio di Garda DOP e il Fagiolo di Lamon IGP, hanno superato il 10% in almeno due degli ultimi tre anni considerati. Per tutti gli altri prodotti, i valori sono sempre inferiori al 10% (tranne nel 2012 per l’Olio Veneto DOP), per la maggior parte dei casi inferiore anche al 5% e per quattro prodotti addirittura viene certificata meno dell’1% della produzione potenziale.

Considerando anche il fatto che per molti prodotti l’incidenza è altalenante o addirittura in calo negli ultimi tre anni (come ad esempio per l’Asparago di Bassano, il Marrone di Combai o anche il Radicchio Rosso di Treviso), l’analisi conferma che l’attrattività dei prodotti a DO stenta a decollare: evidentemente il ritorno economico conseguibile non è sufficientemente apprezzabile per le imprese, mantenendo di fatto in una realtà di “nicchia” i prodotti a denominazioni di origine ortofrutticoli del Veneto.

Allo stesso tempo, per contro, viene in questo modo “certificata” la potenzialità esistente, ma non ancora sfruttata e perseguibile in futuro.

Per consultare il report completo: “Le Denominazioni di Origine in Veneto: un’analisi del comparto ortofrutticolo nazionale e veneto – Report 2014” e scaricarlo in formato .pdf, clicca qui.

 

tabella indice attrattività prodotti a DO ortofrutticoli report 2014