AGROALIMENTARE VENETO 2015, EBBRO DI VINO MA “TIMIDO” SUGLI ALTRI SETTORI


Il valore complessivo della produzione lorda agricola veneta nel 2015 è stimato in 5,5 miliardi di euro, in leggero calo rispetto al 2014 (-2,2%). È questo uno dei due elementi più importanti emersi oggi a Legnaro-PD alla conferenza stampa di presentazione dei dati definitivi dell’agroalimentare veneto nel 2015. L’altro è stata la presenza del nuovo Direttore Generale di Veneto Agricoltura, Alberto Negro.
“Le luci e le ombre del settore agroalimentare regionale traspaiono chiaramente dai dati elaborati da Veneto Agricoltura – ha esordito l’Assessore regionale all’Agricoltura Giuseppe Pan. Un esempio su tutti: se da una parte il comparto del vino vola, sia sotto il profilo della produzione che dell’export, altri settori, in primis quelli della zootecnia e dell’ortofrutta, per motivi diversi, evidenziano notevoli sofferenze”. “La Regione – ha ricordato Pan – sta facendo la sua parte, non perdendo mai di vista gli obiettivi principali, quali la redditività delle imprese agricole, la loro innovazione, il ricambio generazionale che, grazie al nuovo Programma di Sviluppo Rurale 2020, stiamo cercando di rafforzare”. Nel presentare il DG Alberto Negro, ingegnere con lunga esperienza nel settore privato, Pan ha indicato la strada che egli dovrà seguire, portando Veneto Agricoltura ad essere sempre più al servizio dell’innovazione dell’impresa agricola veneta.

L’incontro si è comunque focalizzato sull’andamento dei diversi comparti agricoli veneti che, come accennato, nel 2015 sono saliti in altalena.
– Come mai? “Il fattore principale del leggero calo del valore della produzione agricola – ha sottolineato Alessandro Censori, di Veneto Agricoltura – proviene dalla discesa di produzione e di prezzo delle principali colture erbacee e la flessione del settore zootecnico (per il ribasso delle quotazioni del latte); compensato però dall’incremento di produzione e di prezzo dei prodotti vitivinicoli”.
Ecco un dato importante nella lettura della Congiuntura agroalimentare veneta 2015. Ad un’area che possiamo chiamare “tradizionale” in difficoltà (anche storica) si contrappone una più “dinamica”, con al vertice il vitivinicolo, più performante.

L’analisi dei dati elaborati dai tecnici del settore economico di Veneto Agricoltura, mostra ancora in aumento, sia nella quantità che nel prezzo, le attività di supporto al primario regionale (contoterzismo, manutenzione del verde, attività post-raccolta, ecc.) a dimostrazione di come la multifunzionalità sia uno strumento sempre più diffuso tra le aziende agricole.
– Continua la diminuzione delle aziende. Nel 2015 il numero di imprese agricole risulta di 64.950 aziende, -1,6% rispetto al 2014. Ma qualcosa sta cambiando. Si confermano infatti in crescita le imprese agricole costituite nella forma di “società di persone” (+1%) e soprattutto in quella di “società di capitali” (+4,6%), che insieme rappresentano il 15,5% del totale delle aziende agricole regionali; mentre (inesorabile) prosegue la diminuzione delle “ditte individuali” (-2,1%), l’83,8% del totale. Anche gli addetti sono scesi a 62.551 unità (-0,7%): quindi cala in misura rilevante il lavoro “indipendente”, che pur restando la parte preponderante degli addetti del comparto (circa il 58%) presenta una flessione del -15,9%, mentre sono in forte crescita gli occupati dipendenti (+32%).
– Andamento climatico. Il 2015 è stato più caldo e secco rispetto alla norma. Le anomalie termiche più significative hanno caratterizzato tutto l’anno meno la primavera.
– Cereali e colture industriali. Il meteo anomalo ha penalizzato mais e soia, le principali colture del Veneto per estensione (rispettivamente 229.000 e 134.000 ettari), con diminuzioni di resa intorno al -20% e conseguente flessione produttiva; medesima sorte ha subìto la barbabietola da zucchero. Annata invece moderatamente favorevole per riso, tabacco e per cereali autunno-vernini come frumento duro (che ha triplicato la superficie coltivata) e orzo; per frumento tenero, girasole e colza invece contrazione di investimenti e produzione.
N.B.: Con la globalizzazione dei mercati delle commodity, le abbondanti disponibilità di prodotto e l’elevata quantità di scorte presenti a livello internazionale ha condizionato i mercati nazionali deprimendo i listini e determinando quotazioni negative per quasi tutte le colture citate.
– Colture ortofrutticole. La superficie complessivamente investita a patate e ortaggi è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al 2014, pari a circa 26.000 ettari. Crescono le coltivazioni orticole in serra (+7%) ma diminuisce la coltivazione di piante da tubero (-12%). Aumenta la resa per patata (+6%), radicchio (+25%) e fragola (+14%); cala per lattuga (-17%) e pomodoro da industria (-20%). Continua la crisi della frutticoltura, specie quella estiva, con conseguente “ridimensionamento”; comunque l’annata è stata favorevole: produzione in crescita per pesco (+15%), actinidia (kiwi, +10%), melo (+4,4%), pero (+3,7%); non per il ciliegio (-27%). Più prodotto equivale però a calo delle quotazioni: pesche (-38%) e mele (-15%). Bene l’olivicolo (+45%) dopo il disastroso raccolto 2014.
– Florovivaismo. Continua qui la “moria” delle aziende agricole (-2,3%) e delle superfici investite (2.750 ha, -3,4%). La produzione, soprattutto quelle di piante ornamentali, è stata influenzata dall’andamento climatico a seconda della stagionalità, ma nel complesso le rese sono rimaste sostanzialmente invariate e la produzione complessiva si è solo leggermente ridotta (1,4 miliardi di piante, 1,3%).
– Vitivinicoltura. Annata particolarmente favorevole, con vendemmia abbondante e raccolta record pari a 12,5 milioni di quintali di uva (+20% rispetto al 2014) e un volume di vino di 9,7 milioni di ettolitri (+18%); prezzi delle uve in aumento su tutte le piazze e per quasi tutte le tipologie considerate. La media regionale delle quotazioni osservata nel 2015 è salita a 0,65 euro/kg, in aumento del 14,7%. In aumento anche la superficie vitata, salita a 80.500 ettari. E cresce anche l’export: Veneto, +10% in valore e +3,6% in quantità, trascinato dal boom del Prosecco sui mercati internazionali (+30% circa sia in valore che in quantità).
– Zootecnia. Non si può dire lo stesso del settore zootecnico. Bene la produzione di latte in Veneto (+2,7%), ma son crollati i prezzi alla stalla (-13%), con conseguente forte calo del valore della produzione ai prezzi di base (-9%). In sofferenza anche i consumi interni di formaggi e latticini, ad eccezione dello yogurt, l’unico dato positivo è il parziale calo dei costi alimentari. Anche la carne bovina ha sofferto del calo al consumo e il ricavato spesso ha coperto poco più dei soli costi espliciti; la contrazione produttiva in Veneto è stata del -3%, con “frenata” quindi anche della dinamica dei ristalli importati (-3,2%). Il comparto suinicolo ha subìto una forte contrazione delle quotazioni di mercato (-7,4%) condizionate da un eccesso di produzione e dalla pressione della disponibilità estera. Anche qui i consumi sono risultati in discesa. Bene la produzione di carne avicola, aumentata del +4,1%, (specie quella di pollo), ma sono diminuite le quotazioni di mercato che complessivamente hanno favorito la tenuta dei consumi.
– Pesca e acquacoltura. Timidi segnali di ripresa il settore ittico veneto: dopo il notevole calo osservato dal 2001 (-42%), la flotta peschereccia veneta è salita a 654 unità, mentre la produzione locale conferita ai mercati ittici del Veneto ha registrato un incremento di quantità e valore pari a circa il +6,5% su base annua. In crescita anche la produzione di molluschi bivalvi (+6,6%). Considerando il transito di prodotto sia locale che nazionale ed estero, l’analisi dei mercati ittici regionali evidenzia un aumento del +3,2% del quantitativo commercializzato e un incasso complessivo pari a 114 milioni di euro (+2,5%).
– Industria alimentare. Nel 2015 il numero delle Industrie alimentari venete attive è leggermente salito a 3.720 unità (+1,4%). Buoni gli indici: produzione +3,5%, fatturato +2,9%, ordinativi interni +3%, ordinativi esteri +5,1%, occupazione +0,5%.
Import/Export. Il deficit nel 2015 è più che dimezzato, scendendo a 464 milioni di euro (-54,7%) in seguito a un aumento più che proporzionale delle esportazioni (+12,1%) rispetto alle importazioni (+1,4%). Il significativo incremento delle esportazioni è dovuto principalmente ai prodotti per l’alimentazione degli animali (+21,9%), prodotti di colture permanenti (+21,1%) e piante vive (+20,4%); rilevanti anche le variazioni positive di carni lavorate e conservate (+19%), prodotti di colture agricole non permanenti (+12,4%), prodotti da forno (+11,5%) e bevande (+10%), le quali rappresentano il 35% del totale delle esportazioni agroalimentari del Veneto.

PRIMI RISULTATI 2016
Le prime indicazioni raccolte presso gli operatori locali sulle intenzioni di semina per la nuova annata agraria evidenziano una ripresa degli investimenti a frumento tenero e duro e orzo, rispettivamente +10/15%, +50%, +10%. Sugli stessi livelli del 2015 le superfici a barbabietola da zucchero e soia; in ulteriore diminuzione gli ettari coltivati a mais (-5/10%). Andamento altalenante dei prezzi nei primi mesi del 2016, su livelli comunque inferiori a quelli del 2015 per il frumento tenero; per mais e soia invece aumenti del 30% e del 10%. I settori vitivinicolo e frutticolo in generale stanno risentendo dell’anomalo meteo di maggio e soprattutto di giugno, con basse temperature e piovosità elevata. Si registrano raccolti compromessi a causa di grandinate, un’elevata pressione di malattie fungine e danni da insetti che hanno particolarmente danneggiato ciliegie e pesche, soprattutto per le varietà precoci. Per quanto riguarda la vite, il quadro fitosanitario è caratterizzato da una forte pressione di peronospora, che richiede ripetuti trattamenti antiparassitari.
Al momento attuale, come presentato da Veneto Agricoltura a Conegliano la settimana scorsa in uno specifico incontro del Trittico Vitivinicolo, si può prevedere un inizio vendemmia posticipato al 25-30 agosto per le varietà più precoci e una produzione di uva probabilmente inferiore rispetto all’abbondante raccolto del 2015.
Export: i dati relativi al primo trimestre 2016 per i vini nazionali indicano un calo dei vini in bottiglia in valore (-0,6%) e in quantità (-4,9%), mentre risultano ancora in notevole crescita gli spumanti (+21,4% in valore e +26,1% in quantità). Sembra pertanto proseguire di buon passo il successo del Prosecco all’estero, sebbene le tensioni sui mercati finanziari e la svalutazione della sterlina in seguito al Brexit potrebbero creare difficoltà alle esportazioni verso il Regno Unito, che nel 2015 è stato il principale importatore di vino dal Veneto in termini di valore. Nel primo semestre 2016 è continuato il calo dei prezzi del latte crudo alla stalla scesi su livelli mediamente prossimi a 33-32 euro/100 lt (IVA esclusa), subendo l’andamento negativo delle quotazioni dei maggiori paesi produttori di latte europei. Quotazioni negative anche per i principali formaggi DOP veneti, soprattutto per l’Asiago e il Montasio; meno accentuato il ribasso per il Grana, più stabile il prezzo del Piave. Il comparto veneto della carne bovina risulta ancora caratterizzato da una “situazione recessiva”: stabili, o tendenti al ribasso, le quotazioni degli animali da macello e dei ristalli. Male anche il comparto dei suini pesanti, penalizzato sia dal calo delle quotazioni, sia dall’aumento dei costi alimentari osservato negli ultimi due mesi. Gli avicoli infine, purtroppo, non mostrano segnali di ripresa.

Il Rapporto e la sintesi possono essere scaricati da: http://www.venetoagricoltura.org/basic.php?ID=6317