Analisi dei mercati ortofrutticoli veneti 2015

 

Anche nel 2015, per il quinto anno consecutivo, la quantità totale commercializzata dai mercati ortofrutticoli della Regione Veneto si mantiene al di sotto del milione di tonnellate, scendendo a circa 945 mila tonnellate, in leggera flessione (-0,6%) rispetto al 2014 (fig. 1). Dal 2006 il trend delle quantità veicolate dai mercati ortofrutticoli regionali è in flessione: ad esclusione di tre anni (2008, 2012 e 2014) a crescita positiva, negli altri l’andamento è stato negativo, con perdite di volume più consistenti nel 2009 e nel 2013.

Per quanto riguarda la merce oggetto di scambio, anche nel 2015, gli ortaggi si confermano al primo posto (480 mila tonnellate, +2,9%), con una quota pari al 50% degli scambi. Seguono la frutta fresca (316 mila t, +6,1%) con una quota del 33,4% e gli agrumi (139 mila t, -3,3%) che rappresentano il 15% delle merci scambiate. Rimane ancora del tutto residuale (pari all’1%) la quota detenuta dalla frutta secca (poco più di 9 mila t), le cui quantità scambiate sono tuttavia quasi raddoppiati nell’ultimo anno.

Nonostante la leggera flessione dei volumi scambiati, il valore degli scambi è aumentato fino a 969 milioni di euro (+19,5% rispetto al 2014), in virtù di un aumento generalizzato dei prezzi (+20,3%) trascinati in particolare dall’incremento dei prodotti frutticoli nei mercati alla produzione veronesi.

 

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L’analisi dell’andamento degli scambi, distinto per tipologia[2] e per singolo mercato, permette di effettuare delle sottolineature interessanti (fig. 2). A partire dal 2008, il volume degli scambi nei mercati di redistribuzione (Verona, Padova e Treviso) sta sperimentando una fase di recessione, con cali nelle quantità scambiate in tutti gli anni, ad eccezione degli anni 2010 e 2014. Anche nel 2015, seppur contenuto, c’è stata una diminuzione dei volumi scambiati, dovuta soprattutto alla flessione del mercato di Verona (-3,3%) mentre Treviso e Padova hanno registrato un leggero rialzo (+1% per entrambi). Tra i mercati alla produzione, i cinque principali (Lusia, Chioggia, Rosolina, Villafranca di Verona e Valeggio sul Mincio), che insieme veicolano quasi l’80% del totale della categoria, non registrano variazioni negli scambi nel 2015 (60.086 tonnellate, -0,2%). Tuttavia, nel complesso, questa tipologia registra una flessione delle merci scambiate (68.750 t, -4,3%) principalmente a causa del minor prodotto commercializzato dai mercati frutticoli veronesi. Da segnalare la variazione positiva di Valeggio (+2%), che tuttavia è stata più che controbilanciata da quella negativa di Villafranca e degli altri mercati veronesi, e quella ancora più significativa del mercato Lusia (+5,6%) solo parzialmente controbilanciata dagli altri mercati orticoli di Rosolina e Chioggia (entrambi in calo del 4%). Per quanto riguarda i mercati al consumo, negli ultimi due anni strano evidenziando un nuovo impulso, dopo la lunga serie negativa del periodo 2001-2010, quando questa tipologia ha perso quasi la metà dei volumi di merce scambiata. Grazie agli incrementi soprattutto del mercato di Bassano del Grappa (+17,4%) e in misura minore di Venezia-Mestre (+8,7%), che hanno più che controbilanciato il calo di Vicenza (-13,7%), le merci scambiate da questa tipologia di mercati sono salite, nel complesso, a circa 29.650 t (+6%), su valori simili a quelli del 2007, antecedenti alla crisi economica iniziata a partire dal 2008.

 

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Riguardo alla provenienza delle merci (fig. 3), nel 2015 la quantità di prodotto proveniente dal territorio regionale (compreso quindi quelle comunali e provinciali) è stata di circa 220 mila tonnellate, in crescita rispetto all’anno precedente (+6,6%) e costituisce il 23,3% del totale delle merci scambiate nei mercati ortofrutticoli del Veneto. Gli arrivi dal territorio nazionale, poco più di 488 mila tonnellate, (+1,9% rispetto al 2014) interrompono la flessione negativa iniziata a partire dal 2009. Nonostante ciò, il loro peso relativo sul totale degli scambi si è comunque ridotto, passando dal 52,5% dell’anno precedente al 51,7%. Le quantità provenienti dai mercati esteri presentano una crescita del +3,9% lasciando praticamente invariato il loro peso relativo sul totale degli scambi.

 

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Per quanto riguarda il dettaglio per regione, la merce italiana proviene per oltre la metà da Sicilia (22%), Puglia (19%) e Campania (14%); se si considerano anche Emilia-Romagna, Lazio e Calabria, da queste sei regioni arriva l’80% della merci in entrata nei mercati regionali (fig. 4). Riguardo alle importazioni dall’estero, la maggior parte, circa il 62%, proviene dall’Unione Europea, una quota sostanzialmente invariata rispetto al 2014, di cui oltre la metà è da attribuire a Spagna e Paesi Bassi. In calo rispetto all’anno precedente, ma comunque consistenti, le importazioni dal Sud America, la cui quota passa dal 13% all’11% del totale e dall’America centrale (10% circa), che soddisfano le esigenze di frutta e prodotti nei periodi di controstagionalità. La quota delle importazioni provenienti dall’Africa presentano un’ulteriore lieve crescita (dal 9% del 2014 al 10% circa del 2015), mentre sono residuali quelle provenienti dall’Asia e dall’Oceania (rispettivamente con una quota del 2,6% e meno dell’1% sul totale delle provenienze).

 

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Rispetto alla destinazione delle merci (fig. 5), i dati evidenziano un calo delle merci inviate all’export rispetto all’anno precedente (337 mila tonnellate, -9%), la cui quota sul totale delle merci in uscita scende nuovamente sotto il 40%, attestandosi al 35,7% e interrompendo così un biennio di crescita positiva. Più contenuta la diminuzione delle spedizioni merci indirizzate in ambito nazionale (ad esclusione del Veneto), che in valore assoluto sono pari a circa 201 mila tonnellate (-2,3%) e la cui quota si aggira sul 21,3% del totale. Sono in aumento rispetto all’anno precedente le merci che rimangono all’interno dei confini regionali (407 mila tonnellate, +20,6%), e di conseguenza è in crescita anche la loro quota relativa, che risale dal 37% al 43%.

 

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Analizzando il dettaglio per regione (fig. 6) si può notare che la merce commercializzata a livello nazionale viene indirizzata per circa il 95% del totale verso le regioni confinanti del nord Italia, in particolar modo verso il Trentino Alto Adige (92.000 t, 46% del totale), seguito da Lombardia (19%), Friuli Venezia Giulia (18%) ed Emilia Romagna (14%). Le esportazioni sono orientate principalmente verso i paesi di prossima vicinanza all’Italia, e quindi Croazia, Germania e Slovenia, che insieme concentrano quasi il 50% delle spedizioni fuori dai confini nazionali. Tra le altre principali destinazioni estere spiccano l’Austria, verso la quale viene indirizzato il 7% delle merci, la stessa percentuale anche per Ungheria e Russia, mentre la Romania si ferma al 6%, seguite da altre destinazioni verso i paesi del nord-est Europa (Ucraina, Bosnia, Polonia e Repubbliche Baltiche).

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I commercianti si confermano i principali “fornitori” che introducono merce in mercato (fig. 7), fornendo più del 40% delle merci scambiate, in lieve aumento rispetto all’anno precedente. In ripresa la quota di merce introdotta da OP/Cooperative (23,7%) che rimangono al secondo posto seguiti dai grossisti che presentano un ulteriore calo rispetto al 2014 passando al 18%. Stabile, invece, la merce introdotta dai produttori (13,7%). I commercianti/grossisti sono anche i principali acquirenti delle merci che escono dai mercati, con una quota che si riduce leggermente rispetto al 2014 (da 58,3% a 56,9%) (fig. 8). In calo anche la merce acquisita dalla Distribuzione Moderna (da 21% a 19,5%), mentre aumenta quella destinata al dettaglio fisso (da 9,6% a 11%) e ambulante (da 6,5% a 7,2%); residuali le quote delle altre tipologie di acquirenti (ho.re.ca., privati e industria).

Per il trasporto della merce in entrata diminuisce l’utilizzo del bilico (65,5%), in calo di circa 2 punti percentuali, mentre aumenta la merce trasportata con autocarro, la cui quota sale al 27,1%. Altri mezzi di trasporto quali ad esempio trattori agricoli o furgoni rimangono una categoria residuale occupando il 7,4% delle merci trasportate. Dinamica simile per il trasporto della merce in uscita, il bilico e l’autocarro si confermano i due principali mezzi di trasporto, rispettivamente con una quota del 45,5% (-4,2 punti percentuali rispetto al 2014) e del 42,1% (+3,8 punti percentuali rispetto al 2014), mentre la quota di utilizzo di altri mezzi (furgoni e furgoncini…) è rimasta pressoché invariata rispetto all’anno precedente, pari a circa il 12,4%.

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Conclusioni

I dati forniti dai mercati agroalimentari, raccolti e analizzati negli ultimi anni dagli esperti dell’Osservatorio Economico Agroalimentare di Veneto Agricoltura, evidenziano un trend in flessione delle merci scambiate nei mercati ortofrutticoli regionali a partire dal 2011, interrotto apparentemente nell’anno in esame. I volumi di scambio sono tuttavia rimasti anche nel 2015 al di sotto della “soglia psicologica” del milione di tonnellate. La tendenza di medio-lungo periodo conferma che i mercati di redistribuzione sorreggono gli scambi mercantili con una quota dell’83% del totale della merce veicolata, registrando un lieve calo in questo ultimo anno. Per quanto riguarda i mercati alla produzione si registra una stagnazione degli scambi, veicolando poco più di 12 mila tonnellate di merci proprio come nel 2014.

Il confronto tra flussi in e out di merce per territorio di provenienza e destinazione (fig. 9) evidenzia un lieve calo delle provenienze comunali e dal territorio nazionale (escluso il Veneto) la cui quota sul totale passa dal 52,5% al 51,7%. Nel contempo aumentano le merci provenienti dal territorio regionale, che passano dal 9,6% al 10,7%, mentre quelle in arrivo dall’ambito provinciale ed estero sono rimaste invariate.

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In termini di destinazioni, il Veneto continua perciò a svolgere in maniera sempre maggiore un ruolo di piattaforma di rilancio dei prodotti ortofrutticoli, ricevendo le merci provenienti a livello nazionale, per la maggior parte dal Sud Italia ed effettuando una loro redistribuzione destinando le merci principalmente verso l’estero (la cui quota è però scesa da 40,5% a 35,7% nel 2015) e verso il territorio nazionale delle regioni confinanti (21,3% delle merci rispetto al 22,5% del 2014). L’aspetto di maggior novità nel 2015 è però il fatto che, a scapito delle due precedenti categorie di destinazioni, aumentano le merci che rimangono all’interno del mercato regionale, la cui quota passa dal 37% del 2014 al 43% del 2015.

Tutto ciò sembra evidenziare, da un parte, per la prima volta dopo diversi anni, una possibile e quanto mai preoccupante difficoltà degli operatori presenti nei mercati a mantenersi competitivi nei mercati esteri rispetto ai competitor stranieri. Dall’altra, un rinnovato interesse da parte di una certa tipologia di acquirenti (dettaglianti fissi e ambulanti, ho.re.ca, …), a rifornirsi direttamente presso i mercati ortofrutticoli all’ingrosso presenti sul territorio regionale.

Per scaricare il report “Analisi dei mercati ortofrutticoli regionali 2015” in formato pdf clicca qui

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[1] Il report è stato realizzato da Renzo Rossetto e Francesco Cassol, stagista dell’Università di Padova (corso di laurea in Economia e Management) presso il settore Economia, Mercati e Competitività di Veneto Agricoltura.

[2] La legge regionale che disciplina i mercati all’ingrosso (L.R. n. 36 del 31 luglio 1984), distingue tra: mercati alla produzione, in cui le merci sono offerte esclusivamente da produttori singoli o associati; mercati di re-distribuzione (o di transito), in cui gli acquisti sono effettuati prevalentemente da commercianti all’ingrosso e al dettaglio; mercati al consumo (o terminali) in cui gli acquisti sono effettuati prevalentemente da commercianti al dettaglio.