Starna nella bassa padovana.


Tale progetto è finalizzato a valutare la sopravvivenza degli animali immessi a scopo di reintroduzione in una ZRC della bassa Padovana (situata nei comuni di Casale di Scodosia e Merlara) e verificare la frequentazione delle varie coltivazioni presenti e dei miglioramenti ambientali allo scopo realizzati.

Reintroduzione della Starna (Perdix perdix) nella bassa padovana-montagnanese

 Reintroduzione starneStarnaIl progetto, partito nel 2001, è finalizzato a valutare la sopravvivenza degli animali immessi a scopo di reintroduzione in una ZRC (zona di ripopolamento e cattura art. 11 L. R. 50/93) della bassa Padovana (situata nei comuni di Casale di Scodosia e Merlara, cartina in allegato) e verificare la frequentazione delle varie coltivazioni presenti e dei miglioramenti ambientali allo scopo realizzati.
L’area di studio ha un’estensione di 672,53 ha ed è caratterizzata da un ambiente agricolo intensamente coltivato costituito da circa il 60% da coltivazioni sarchiate a semina primaverile (soia, mais, barbabietola da zucchero) e 18% di frumento, notevole è inoltre lo sviluppo delle capezzagne inerbite a causa delle piccole proprietà terriere che caratterizzano l’area, che è pari a circa 25 km.
Nella zona di studio, nel 2002, sono stati realizzati 26,5 ha di interventi di miglioramento ambientale pari al 3,9% della superficie totale, per favorire la sopravvivenza della specie e valutarne la frequentazione. Di questi circa 23 ha sono medicai misti a sfalcio tardivo, 3,5 ha sono colture a perdere e circa 10,3 ha sono dati da aratura tardiva dei residui colturali di frumento. Negli anni successivi i miglioramenti ambientali nell’area sono leggermente diminuiti, per la mancanza degli appezzamenti ad aratura tardiva dei residui colturali di frumento. Sia nel 2003 che nel 2004 si sono effettuati 22,3 ha di miglioramenti ambientali pari al 3,7% della superficie totale, rispettivamente 17,7 ha medicai misti a sfalcio tardivo e 4,6 ha a colture a perdere.

A partire dal 2002 e per tre anni successivi, ogni anno nell’area sono state immesse 400 starne, dell’età di 90 gg., di cui, nella fase iniziale, 25 munite di radiocollare rilasciate verso fine luglio e seguite fino a primavera inoltrata. In totale gli individui radiocollarati sono stati 47 nel 2002, 37 nel 2003 e 26 nel 2004.
L’elaborazione dei dati del radiotracking ha permesso di acquisire informazioni sulla sopravvivenza della specie e l’utilizzo stagionale dell’habitat. Per quanto riguarda gli animali liberati a luglio 2002, dei 47 individui radiocollarati 15% sono risultati dispersi e di essi non è stato possibile valutare dati di dispersione e mortalità. Dei rimanenti 40, l’85% (34 individui) risultano essere stati predati, il 10% trovati morti senza segni di predazione (4 individui) e il 5% (2 individui) morti per cause antropiche (bracconaggio).
Dei 34 animali predati il 26,5% della mortalità è da attribuire alla volpe, il 23,5% ai cani vaganti, il 20,5% ai mustelidi, il 3% ai rapaci e il 26,5% a predatori non identificati.

Dai dati ricavati con il Metodo di Kernel sulla estensione degli home-range si è ricavato, per il periodo di studio (31/07/2002-31/01/2003), una estensione media delle aree utilizzate di 19,5 ha. Il 62% degli home-range presenta un’ampiezza inferiore a 20 ha mentre il 17% ha un’estensione compresa tra i 20 e i 40 ha, il 12% tra 40 e 70 ha e solo l’8% ha dato un home-range superiore a 70 ha. L’utilizzo dell’ambiente e le eventuali preferenze degli animali sono state analizzate mediante il Test X2 per campioni indipendenti e gli Intervalli Fiduciali simultanei di Bonferroni. Da quest’ultimo tipo di indagine risulta una netta preferenza per i medicai misti a sfalcio tardivo in tutto il periodo di studio (estate e autunno-inverno). Tale preferenza è evidenziata anche solo confrontando le localizzazioni osservate (LO=79) con quelle attese (LA=8.2). Il dato è molto significativo se si considera che i medicai misti a sfalcio tardivo occupano solo il 2,7% della superficie totale. Vengono invece utilizzati in proporzione minore rispetto alla disponibilità le coltivazioni sarchiate a semina primaverile (mais, soia e barbabietola) presenti fino alla fine dell’estate. Nel periodo invernale il mais a perdere è assiduamente frequentato, perché essendo ricco di infestanti (in questa coltura non viene utilizzato alcun diserbante), è comunque frequentato in maniera più che proporzionale rispetto alla sua disponibilità anche in periodo estivo.

L’elaborazione dei dati delle starne liberate nell’estate del 2003 ha dato i seguenti risultati; il 24,3% dei 37 animali liberati è risultato disperso, il 21,6% è stato prelevato dal mondo venatorio mentre il 54,1% è stato predato. Degli animali predati il 5,4% non è stato possibile definire il predatore, l’8,1% risulta essere stato predato da mustelidi, il 27,1% da rapace e 13,5% da volpe.
Per quanto riguarda l’utilizzo delle tipologie vegetazionali naturalmente presenti all’interno dell’area di studio, si può far notare che il 52% delle localizzazioni (tramite radiotracking e avvistamenti) sono avvenute nei bordi inerbiti lungo le scoline, le capezzagne, le aree marginali e tra i frutteti e i vigneti inerbiti, a questa percentuale bisogna aggiungere un 5,5% di utilizzo dei medicai e un 3% di utilizzo, nei mesi invernali, dei cereali autunno vernini (frumento). I miglioramenti ambientali (mais a perdere, stoppie di mais rilasciate durante l’inverno, medicai a sfalcio tardivo e colture a perdere varie) sono stati utilizzati per il 22% delle localizzazioni, mentre le colture sarchiate (mais, soia, barbabietola) sono state poco preferite con un 12%.

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