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L’attitudine alla caseificazione del latte dipende dall’interazione di numerosi parametri. Sicuramente un fattore molto importante è la composizione della frazione k-caseinica ed in particolare la presenza delle diverse varianti genetiche. E’ noto infatti che il latte prodotto da bovine omozigoti per la k-caseina B ha caratteristiche tecnologiche migliori rispetto al latte derivato da bovine omozigoti per la k-caseina A in quanto presenta un tempo di coagulazione inferiore, migliore consistenza della cagliata e maggiore contenuto di caseina. E’ quindi importante poter disporre di metodi attendibili per la identificazione delle diverse varianti genetiche della k-caseina da utilizzare nei programmi di selezione e miglioramento genetico. I laboratori dell’Istituto per la Qualità e le Tecnologie Agroalimentari di Veneto Agricoltura hanno sviluppato un metodo innovativo che consente la individuazione rapida ed attendibile delle varianti genetiche della k-caseina. Il metodo che si basa sull’amplificazione di una porzione del gene per la k-caseina e sulla successiva separazione degli amplificati mediante il sistema elettroforetico TTGE (Temporal Temperature Gradient Gel Electrophoresis), può essere applicato indifferentemente a campioni di sangue o di latte. Rispetto ad altri metodi utilizzati per l’indagine sui polimorfismi genetici delle caseine è molto rapido (risultati entro 48 ore) e consente di processare contemporaneamente numerosi campioni (fino a 30) per cui si presta molto bene ad indagini di popolazione da effettuare su un numero elevato di capi. Il metodo può quindi rappresentare un importante strumento a servizio degli allevatori e delle loro Associazioni per l’attuazione di programmi di selezione. Nell’ambito del progetto finanziato dalla Regione Veneto “Recupero della popolazione autoctona Burlina per la salvaguardia delle risorse genetiche e la qualificazione dei prodotti lattiero-caseari” è stato applicato a campioni di latte prelevati da 200 bovine della razza Burlina. L’indagine ha evidenziato una frequenza genica di 0,604 per l’allele k-A e 0,368 per l’allele k-B; inoltre, è stato individuato un allele raro (allele E frequenza 0,028) il cui significato tecnologico non è ancora stato chiarito. Per quanto riguarda la frequenza dei diversi genotipi, il 47,7 % dei capi analizzati presentava genotipo eterozigote A/B, mentre il 35 e 11,5 % presentavano genotipo omozigote AA e BB rispettivamente. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Dairy Science and Technology (2008) vol. 88, p. 217-223.
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Angiolella Lombardi e-mail: angiolella.lombardi@venetoagricoltura.org
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