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Saldo della bilancia commerciale degli scambi con l’estero positivo, ma in ulteriore riduzione nel 2010, consumi nazionali in calo rispetto al 2009: il settore florovivaistico sempre più in difficoltà.
È questo quello che emerge, in sintesi, dalle analisi effettuate dagli esperti dell’Osservatorio Economico Agroalimentare di Veneto Agricoltura sui dati del commercio estero dell’Istat (banca dati Coeweb) e dalle indagini sui consumi florovivaistici realizzate dall’Ismea e inserite nell’ultimo numero della newsletter “Florovivaismo Veneto n. 18 – Settembre 2011”.
A livello nazionale, il saldo della bilancia commerciale si è portato nel 2010 a 142 milioni di euro, in diminuzione di circa il 13% rispetto al 2009. Alla formazione del saldo ha contribuito, una ripresa delle importazioni (491 milioni di euro, +21%) più che proporzionale all’aumento delle esportazioni, risalite a circa 634 milioni di euro (+11,7%), a un livello comunque record negli ultimi dieci anni.
I comparti che hanno maggiormente influito sull’import di prodotti florovivaistici sono stati, come sempre, quello delle piante vive (49%), le cui importazioni sono aumentate del 25% e dei fiori recisi (36%), in aumento del 16%. Per quanto riguarda l’export, il punto di forza del settore nazionale è rappresentato dalle piante vive, che rappresentano una quota di circa il 76% dell’export italiano in termini di valore.
In virtù di questo, le piante vive hanno contribuito in maniera positiva alla composizione del saldo, con una differenza tra esportazioni e importazioni di oltre 240 milioni di euro, in crescita di circa il 3% rispetto al 2009. Positivo è stato anche il comparto foglie e fogliame (53 milioni di euro) con un saldo che ritorna a crescere dopo anni di riduzione (+3%). Ha invece un effetto molto negativo sulla bilancia commerciale il comparto dei fiori recisi, il cui saldo (-110 milioni di euro, +18% rispetto al 2009) torna a peggiorare dopo anni di positiva riduzione. Anche gli altri prodotti florovivaistici (costituiti essenzialmente da materiale di base da coltivare, bulbi, tuberi, radici…) hanno registrato nel 2010 un saldo negativo di circa 45 milioni di euro (+36% rispetto all’anno precedente).
Il dettaglio regionale, disponibile solo per le piante vive, evidenzia per il Veneto un aumento delle importazione (45 milioni di euro, +22,5% rispetto al 2009) più che proporzionale rispetto a quello delle esportazioni (15 milioni di euro, +8,4%). Di conseguenza peggiora il saldo negativo che si porta a circa 30 milioni di euro, in aumento del 31% rispetto al 2009 (quand’era di circa 23 milioni di euro) in controtendenza con il dato nazionale, dove il saldo si mantiene notevolmente positivo grazie soprattutto ai buoni risultati esportativi della Toscana (212 milioni di euro) e della Liguria (85 milioni di euro).
A livello di consumi nazionali, la situazione non permette di intravvedere buone prospettive di miglioramento: nel 2010 la spesa complessiva per prodotti florovivaistici è stata di 2,166 miliardi di euro, in diminuzione di circa il 2% rispetto al 2009. I consumi di fiori sono stati circa 1,266 miliardi di euro (-2,7%), mentre quelli di piante 900 milioni euro, in calo dell’1,5%.
L’analisi per area geografica, evidenzia come le regioni del Sud con la Sicilia (27,8%) e il Nord-ovest (26,5%) confermino di essere le due aree che contribuiscono maggiormente ai consumi nazionali. Il Nord-est, con una quota di spesa del 22,5% si posiziona all’ultimo posto. Questo è dovuto soprattutto alla ridotta quota di spesa in fiori (18%), mentre per quanto riguarda le piante, il Nord-est (29%) con il Nord-ovest (32%) sono le due aree che contribuiscono maggiormente alla spesa nazionale.
Tra i canali di acquisto, prevale ancora il negozio tradizionale, che detiene la maggior quota di mercato in valore sia per i fiori (dal 50% al 59% nel 2010) che per le piante (dal 30% al 37%). Per quanto riguarda i fiori, il secondo canale di acquisto è il chiosco attrezzato in strada (23%), mentre le piante si acquistano anche presso i garden center/vivai (34%) e negli super/ipermercati (12%), che registrano però la flessione maggiore nel 2010.
Considerando le occasione di acquisto, per quanto riguarda i fiori le più frequenti si confermano essere quelle rappresentate da particolari ricorrenze (8 marzo, festa della donna,…), che diminuisce però la propria incidenza di circa dieci punti percentuali (da 57 a 47% nel 2010), per portarli in cimitero (dichiarato da circa il 40% degli acquirenti) o per regalarli in occasione di una cerimonia o ricorrenza (es. matrimonio, battesimo, anniversario, compleanni,..), con una incidenza del 35%. Per le piante, invece, il primo motivo di acquisto rimane l’abbellimento della casa (59%), anche se perde sette punti percentuali, mentre rimane stabile la quota di coloro che le regalano in particolari ricorrenze (8 marzo, festa della donna,…), motivazione indicata dal 37,5% degli acquirenti.
In base all’ultimo aggiornamento dell’indagine sui consumi realizzata dall’Ismea e riferita al mese di giugno, il trend nel primo semestre 2011 della spesa cumulata in fiori e fronde, piante, alberi e arbusti è leggermente migliorato rispetto ai primi sei mesi del 2010 (+1,3%), e si attesta a circa 1,14 miliardi di euro. Si stima un leggero miglioramento della spesa in fiori, che sale dello 0,7% rispetto allo stesso periodo del 2010 (circa 614 milioni di euro), mentre dovrebbe aumentare maggiormente la spesa in piante (530 milioni di euro, +2% rispetto al primo semestre dell’anno precedente). Per quanto riguarda il Nord-est, i dati dei primi sei mesi evidenziano una situazione anche più positiva sia rispetto al dato nazionale che alle altre aree geografiche: la spesa complessiva di prodotti florornamentali viene stimata in aumento di circa il 3,4%. Il risultato è influenzato dal rilevante incremento della spesa in fiori, che viene prevista in crescita di oltre il 7%, a circa 113 milioni di euro, mentre la spesa in piante è stimata in aumento solo dello 0,7%, a oltre 155 milioni di euro.
Concludendo, se alla contrazione della domanda nazionale a causa della persistente crisi economica generale in atto negli ultimi due anni, si aggiunge il continuo aumento dei costi di produzione (in particolari quelli legati ad aspetti energetici, che influiscono sulle coltivazioni in serra), diventano comprensibili le difficoltà in particolare dei produttori di fiori, le cui importazioni dall’estero hanno infatti subito nel 2010 un incremento notevole.
La difficoltà nello sviluppare, se non addirittura mantenere gli sbocchi commerciali verso l’estero, soprattutto per quanto riguarda il comparto delle piante verdi e fiorite, sta inoltre mettendo sempre più in crisi gli operatori del comparto e quelli veneti in particolare, che stanno perdendo posizioni competitive a favore dei più attrezzati competitors della Toscana e della Liguria.
Non mancano certe aziende di eccellenza, ben organizzate e tra i leader nel proprio mercato specifico, ma purtroppo va rilevato che esse non rappresentano se non la punta dell’iceberg nel complesso delle aziende del settore florovivaistico regionale.
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