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I viticoltori potranno finalmente utilizzare in etichetta il logo UE e il termine “biologico” Dopo anni di negoziati è stato raggiunto l’accordo che fissa le regole per definire ed etichettare il vino “biologico”. L’unica definizione fino ad oggi esistente, “vino ottenuto da uve biologiche”, sparirà. Le nuove norme, approvate dal Comitato permanente per la produzione biologica (SCOF), saranno pubblicate nelle prossime settimane nella Gazzetta ufficiale dell’UE. In base al nuovo regolamento, che sarà applicabile a partire dalla vendemmia 2012, si potrà dunque apporre il termine “vino biologico” sulle etichette. Inoltre l’etichetta dovrà riportare il logo “biologico” dell’UE e il numero di codice dell’organismo di certificazione e rispettare le altre norme in materia di etichettatura del vino. La nuova normativa contribuirà non soltanto a facilitare il funzionamento del mercato interno ma anche a rafforzare la posizione che i vini biologici dell’UE detengono a livello internazionale, dato che molti altri Paesi produttori di vino (USA, Cile, Australia, Sudafrica) hanno già stabilito norme per i vini biologici. Questo atto legislativo completa la normativa UE in materia di agricoltura biologica, che riguarda ora tutti i prodotti agricoli. Il nuovo regolamento stabilisce una serie di pratiche enologiche e di sostanze, quali definite nel Reg. (CE) n. 606/2009 relativo all’Organizzazione Comune del Mercato (OCM) vitivinicolo, da utilizzare per i vini biologici.
Le novità in sintesiCon la nuova normativa scatta tutta una serie di pratiche enologiche da rispettare, ecco le principali: • viene definito un massimale per l’aggiunta di solfiti, una pratica usata per preservare il vino, per far sì che non si trasformi, in varie fasi del processo di produzione. I tetti sono rispettivamente di 100 mg ogni litro di vino rosso e 150 nel caso del vino bianco; si tratta di valori inferiori di 50mg/l rispetto a quello tradizionale. Un’eccezione è prevista per i vini che possiedono un maggior quantitativo di zucchero (più di 2 grammi al litro) e che avranno diritto a 20 mg/l di solfiti in più; • è vietata la desolforazione. Si tratta di una tecnica usata per conservare il mosto, aggiungendogli grosse quantità di solfiti (mille, duemila mg/l). Nel momento in cui si rimette mano al mosto, la presenza di solfiti va eliminata (appunto, “desolforazione”), riscaldando il mosto. Si è ritenuto che questa pratica non fosse compatibile con le tecniche naturali di produzione del vino; • è vietato l’uso di acido sorbico, usato oggi per alcuni vini del sud della Spagna; • il filtraggio è consentito, ma viene prevista una dimensione massima dei pori dei filtri, affinché non vengano eliminate con questa tecnica alcune specificità del prodotto; • le tecniche che prevedono il riscaldamento del vino sono consentite fino a un massimo di 70°. No, quindi, alla pastorizzazione e alla sterilizzazione.
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