30.01.2013 Le cooperative agroalimentari venete sentono la crisi

 

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Il numero di cooperative attive in Veneto a fine 2011 raggiungeva le 363 unità, in calo del 12% rispetto al 2009, quando alle quattro centrali cooperative (Fedagri, Legacoop, Agci e Unci) ne risultavano iscritte poco più di 410.

Il fatturato totale aggregato del sistema cooperativo regionale sfiora i 2,9 miliardi di euro, in flessione di circa il 6% rispetto agli oltre 3 miliardi del 2009. In calo soprattutto il fatturato generato dalle cooperative di servizi agroalimentari (-25%), del comparto zootecnico (-10%) e degli altri comparti (tabacchicolo, olivicolo,…), in calo del 14%. È in crescita invece il fatturato prodotto dal comparto ortofrutticolo (+11%) e lattiero-caseario (+10%).

I soci complessivamente ammontano a 66.850 (contro i 75.370 del 2009, -11%), mentre gli addetti risultano in controtendenza e superano le 10.750 unità (+4%).

A livello provinciale Verona conferma la maggior propensione all’aggregazione, detenendo il 35% delle cooperative regionali, il 36% delle aziende agricole associate e il 51% del fatturato aggregato. Seguono, per importanza, la provincia di Treviso, che concentra il 15% delle cooperative rispetto al 16% di Padova, ma fa segnare quote maggiori sia di aziende agricole associate (28%), che di fatturato (18%).

Considerando i vari comparti produttivi, il maggior numero di cooperative rientrano nel comparto dei servizi (24%), e in quello ortofrutticolo (23%), seguiti dal lattiero-caseario (18%). In termini di aziende agricole associate, tuttavia, i comparti dei servizi (43%), vitivinicolo (36%) e ortofrutticolo (10%) aggregano complessivamente circa il 90% degli associati alle cooperative. Il 30% del fatturato della cooperazione agroalimentare regionale viene generato dalle cooperative del settore vitivinicolo e il 20% da quello dei servizi; seguono con percentuali vicine il lattiero-caseario (18%), la zootecnia (15%) e l’ortofrutticolo (14%).

Analizzando i dati distinti per classi di fatturato, emerge un consistente aumento di quota (29% rispetto al 17% del 2009) della classe di cooperative con meno di 500 mila euro di fatturato e contestualmente una flessione (43,5% rispetto al 54% del 2009) della classe di fatturato compreso tra uno e dieci milioni di euro. Leggere variazioni nella distribuzione tra classi di soci aggregati: in calo soprattutto le cooperative con 50-100 soci (10,3%), mentre cresce leggermente la quota di cooperative (23,7%) della classe tra 100 e 1000 soci.

Questa dinamica conferma, da una parte la tendenza delle strutture cooperative a consolidarsi e a raggiungere delle dimensioni sempre più “consistenti” in termini di produzione aggregata, sempre con l’attenzione a mantenere comunque una certa flessibilità operativa. Lo slittamento verso le classi di fatturato più basso, di un numero maggiore di cooperative, evidenzia invece le difficoltà che anche le cooperative hanno registrato negli ultimi anni durante la crisi economica generale in atto.

Tuttavia, la diminuzione sia del fatturato complessivo prodotto dalle cooperative agroalimentari che del loro numero e delle aziende agricole associate, non va letto in maniera esclusivamente negativa, come potrebbe sembrare a prima vista. Se si considera, infatti, che la funzione principale della cooperazione è la valorizzazione del prodotto dei soci, la combinazione delle dinamiche in atto è in definitiva positiva: infatti il fatturato medio per cooperativa è cresciuto da 7,4 milioni di euro nel 2009 a 7,9 milioni di euro nel 2011, e il valore della produzione riconosciuto e liquidato ad ogni singola azienda agricola associata è salito in media da circa 40.700 euro a 43.200 euro nel 2011. Pertanto, nonostante le difficoltà registrate negli ultimi anni, nel biennio 2010-2011 le cooperative sono comunque riuscite a valorizzare ancora di più rispetto al precedente 2008-2009 la produzione delle aziende agricole aggregate. Una prima indicazione che lo stato di salute delle cooperative non è del tutto negativo arriva proprio dall’unico dato in controtendenza: nonostante la diminuzione delle imprese cooperative, gli occupati sono cresciuti negli ultimi due anni. Questo è indicativo del fatto che le cooperative rimaste sono probabilmente quelle più solide, meglio organizzate e più competitive che hanno saputo occupare nuovi spazi di mercato e di conseguenza hanno potuto investire anche in risorse umane.

 

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