23.03.2015 Vinitaly, novità: “PIWI”, ovvero i vitigni resistenti ai funghi.


Pilzwiderstandfähig (in acronimo PIWI) indica i vitigni resistenti ai funghi, una delle frontiere del nuovo vino. Mercoledì 25 marzo alle 11,30, nello stand della Regione Veneto (al Vinitaly, Pad. 4), in PRIMA ASSOLUTA, degustazione di Veneto Agricoltura dei PIWI. Le microvinificazioni, anche spumantizzate. Storia e modalità. Selezioni anche su Glera e Raboso Piave.

“PIWI”, sta per
pilzwiderstandfähig, ovvero i vitigni resistenti ai funghi: un problema di non poco conto per i viticoltori, soprattutto alla luce degli evidenti
cambiamenti climatici in atto. Infatti la vite europea
(
vitis vinifera) è ben sensibile agli attacchi di
oidio e
peronospora (insieme alla
botrite tra le più temute malattie fungine della vite). Per questo
Veneto Agricoltura, su mandato della
Regione, ha messo a dimora due vigneti con alcune varietà e delle selezioni “resistenti” prodotte dall’ Università di
Udine e dall’Istituto Sperimentale di
Friburgo. Talune vinificazioni (di cui alla degustazione del 25 Marzo pv) sono state
microvinificate in collaborazione con il Centro
San Floriano della Provincia di Verona.

Durante il prossimo
Vinitaly, mercoledì
25 marzo alle
11,30, nello
stand della
Regione
Veneto al Padiglione 4,
Stefano
Soligo di
Veneto Agricoltura presenterà una interessante ed attuale degustazione guidata dal titolo
“PIWI”, I VITIGNI RESISTENTI;
il lavoro di Veneto Agricoltura sui vitigni resistenti alle malattie fungine. In assaggio le varietà:
Muscaris,
Johanniter e
Solaris, (a bacca bianca,
spumantizzati);
Prior e
Gamaret (a bacca rossa).

Le prime selezioni di
vitigni PIWI datano tra il 1880 e il 1935 e hanno fornito vitigni dalle uve di qualità non sempre ottimale, cosa che ha sicuramente danneggiato l’immagine della varietà resistente come uva da vino. Da allora molti passi in avanti sono stati fatti sino a rendere il risultato difficilmente distinguibile dai vini ottenuti dai vitigni tradizionali.
Germania, Austria e Svizzera sono tra i Paesi più attivi nella loro selezione, valutazione e coltivazione.

Nel
Veneto l’introduzione alla coltura di alcuni di questi vitigni resistenti è avvenuta nel
2014 e sono soggetti alla limitazione di cui all’art. 8, comma 6, del D.lgs n.61/2010, ovvero le uve raccolte
non possono essere destinate alla produzione di vini di
DOC e
DOCG. Le varietà incluse sono
Bronner,
Cabernet
Carbon,
Cabernet Cortis,
Helios,
Johanniter,
Prior,
Regent e
Solaris (tutte di origine tedesca).

La selezione delle piante resistenti segue uno
schema abbastanza semplice: si fanno gli incroci, si ottengono le piantine da seme, le si mettono alla miglior esposizione al fungo e si selezionano solo le piantine resistenti che verranno poi valutate dal punto di vista enologico. Oggi è possibile integrare questa selezione con la selezione assistita da marcatori che, su piante piccole possono, o meno, evidenziare i
genotipi con i geni della resistenza. Il
processo è però molto
lungo, infatti il “Regent” (una delle prime selezioni resistenti messe in commercio) per essere selezionato, impiantato, moltiplicato e registrato ha necessitato di quasi
quaranta anni, visto che la sperimentazione è partita nel 1967 ed è stato iscritto a registro nel 2001. A livello di ricerca italiano particolarmente attive sono la Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario
San Michele all’Adige, l’Università di
Udine,
Innovitis (Istituto privato con sede a Bolzano) e il
CRA-Vit di Conegliano (TV), che ha iniziato un lavoro di selezione per produrre vitigni resistenti a partire dalla Glera e dal Raboso Piave.

Ufficio Stampa