18.03.2015 ECONOMIA, L’ITALIA TRA DIFFICOLTÀ STRUTTURALI E SEGNALI DI RIPRESA


Bruxelles riconosce i progressi dell’Italia, ma continua a rilevare la persistenza di importanti squilibri macroeconomici e il bisogno di nuove riforme strutturali

Questo, in sintesi, è quanto risulta dai cosiddetti Country Reports, i rapporti sulla situazione economica e sociale degli Stati Membri pubblicati dalla Commissione europea. Il rapporto italiano attesta che “nel complesso l’Italia ha compiuto qualche progresso nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per Paese del 2015”. Tra le aree in cui ci sono stati miglioramenti, sono segnalate la crescita del PIL e le riforme del lavoro, della scuola e del settore bancario. Dopo tre anni di recessione, la timida ripresa economica nel 2015 è vista positivamente. Secondo il rapporto la crescita è destinata “sempre di più ad autosostenersi” e a migliorare nel 2016 e nel 2017. Inoltre, i primi dati sembrano indicare che la riforma del lavoro ha portato a parziali benefici in termini occupazionali. Anche la riforma della scuola, che mira a completare quella del lavoro potenziando l’apprendimento pratico e avvicinando gli studenti alle future professioni, dovrebbe offrire maggiori possibilità ai giovani che hanno studiato. Inoltre, la Commissione vede di buon occhio le riforme del settore bancario che affrontano problemi di lunga data, come la presenza di crediti deteriorati, e mirano a garantire una più efficiente allocazione delle risorse. Infatti, secondo un’indagine della BCE c’è stato un miglioramento dell’accesso ai finanziamenti per le PMI in Italia.

Ripresa fragile e tanti problemi

Tuttavia nel sistema economico italiano la ripresa rimane fragile e permangono numerosi problemi. In primo luogo la ripresa economica è molto vulnerabile poiché fortemente influenzata da fattori esterni quali il prezzo del petrolio, la domanda di Paesi terzi e il livello d’inflazione. Inoltre, rimangono problemi strutturali quali il rapporto debito/PIL e la perdita di competitività e di produttività dell’economia italiana. L’elevato rapporto debito pubblico/PIL, che è passato dal 100% al 130% in dieci anni, comporta costi ingenti che frenano la ripresa. Inoltre, le prospettive di crescita sono frenate da un livello di produttività che ristagna da metà degli Anni Novanta. Un altro problema è la perdita di competitività del Paese che si riflette nel calo della quota italiana del mercato delle esportazioni. In parte, questa perdita è dovuta ad “annose inefficienze del settore pubblico”. Alla luce di questi problemi, l’Italia è stata classificata tra i Paesi con squilibri macroeconomici “importanti” e rimane sotto osservazione speciale insieme a Francia, Portogallo e Bulgaria. Secondo la Commissione, per uscire definitivamente da questa crisi e rafforzare la nostra economia sarà necessario rilanciare gli investimenti e proseguire le riforme strutturali per modernizzare l’economia attuando politiche di bilancio responsabili.