Bollettino Colture Erbacee n. 64 del 20.9.18 – COLZA

COLZA – (1)

Siamo verso la fine del periodo di semina ottimale; infatti il successo della coltura è strettamente legato all’epoca di semina; una semina in buone condizioni a fine agosto- settembre (particolarmente prima parte) dà maggiori probabilità di successo perché lo sviluppo sarà sufficiente anche in caso di basse temperature precoci. In tal modo infatti si potrà raggiungere lo stadio di 4 foglie entro metà ottobre e con l’arrivo del freddo si avrà una pianta delle dimensioni sufficienti a superare l’inverno e che è in grado di effettuare una buona levata a primavera.

La minima lavorazione è la tecnica che consente usualmente la migliore preparazione del letto di semina, tra l’altro a costi contenuti.

Dopo una semina superficiale sull’asciutto, una leggera pioggia da 5 a 10 mm è sufficiente a far germogliare correttamente un seme di colza. È importante non permettere che il terreno in superficie dove si  svilupperà la giovane radice si asciughi. Evitare quindi di sgretolare in modo eccessivo il terreno con passaggi di erpice rotante ripetuti.

Alcuni accorgimenti sono importanti per mantenere l’umidità del suolo, soprattutto in superficie:

Eseguire tutte le lavorazioni di preparazione del letto di semina senza attendere troppo tra un passaggio e l’altro, soprattutto in terreni con più del 20% di argilla (far partire bene la coltura è molto più semplice in terreni sabbiosi o comunque con buona componente sabbiosa).

La densità di semina deve essere compresa tra 30 e 60 semi per m², il che corrisponde a un peso di seme dell’ordine di 1,2-3 kg / ha. Grazie alla sua capacità di ramificazione, il colza è una coltura che garantisce una buona produzione con presenza di 20 – 30 piante per m², soprattutto per varietà ibride e suoli con una buona fertilità. La semina precoce con ancora buone temperature consente alla coltura di resistere maggiormente alla competizione delle infestanti (per la capacità di copertura veloce del terreno), agli attacchi da parte di altica, lumache ed altri parassiti  (maggiore superficie fogliare) vedi foto.

A coltura emersa va posta particolare attenzione agli attacchi di fitofagi nelle primissime fasi, anche considerando che le temperature elevate ne favoriscono l’insorgere. Le piantine emerse possono essere attaccate da gasteropodi (lumache e limacce) soprattutto in terreni assoggettati alla non lavorazione, coleotteri come l’altica, Psylliodes chrisocefala e il Punteruolo d’inverno (Ceuthorrhynchus Picitarsis) e da lepidotteri come nottue (principalmente Agrotis spp.) ed altri lepidotteri e dal tentrenide Athalia rosae L.

Si consiglia di osservare con regolarità gli appezzamenti (più volte alla settimana) in quanto la perdita delle piantine piccole in caso di attacco consistente può avvenire in breve tempo. Non sono disponibili soglie definite nel nostro ambiente ma sulla base di quanto conosciuto, in considerazione delle attuali temperature, la presenza di oltre due esemplari in media per pianta piccola di altica appare rappresentare un pericolo apprezzabile per l’investimento e consiglia un intervento insetticida in tempi stretti. Presenze diffuse di gasteropodi, del punteruolo e di larve di lepidotteri e imenotteri (> 30% piante) con già significative perdite di superficie fogliare rendono necessario il trattamento, particolarmente se le piante non sono sviluppate.

(testi parzialmente tratti da bollettini Cetiom)

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