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E’ una coltura molto utile per fare rotazioni sostenibili ma richiede molta attenzione nelle prime fasi, anche per quanto concerne le difesa.
EPOCA DI SEMINA E PREPARAZIONE DEL TERRENO Siamo verso la fine del periodo di semina ottimale; infatti, il successo della coltura è strettamente legato all’epoca di semina; una semina in buone condizioni a fine agosto prima metà di settembre dà maggiori probabilità di successo perché lo sviluppo sarà sufficiente anche in caso di basse temperature precoci. In tal modo, infatti, si potrà raggiungere lo stadio di 4 foglie entro metà ottobre e con l’arrivo del freddo si avrà una pianta delle dimensioni sufficienti a superare l’inverno, in grado di effettuare una buona levata in primavera.
La minima lavorazione è la tecnica che consente usualmente la migliore preparazione del letto di semina, particolarmente importante viste le piccole dimensioni del seme.
Eseguire tutte le lavorazioni di preparazione del letto di semina senza attendere troppo tra un passaggio e l’altro, soprattutto in terreni con più del 20% di argilla (far partire bene la coltura è molto più semplice in terreni sabbiosi o comunque con buona componente sabbiosa).
DENSITA’ DI SEMINA La densità di semina deve essere compresa tra 30 e 60 semi per m², il che corrisponde a un peso di seme dell’ordine di 1,2-3 kg / ha. Grazie alla sua capacità di ramificazione, è una coltura che garantisce una buona produzione con densità di 20 – 30 piante per m², soprattutto per varietà ibride e suoli con un buona fertilità.
DIFESA
A) MISURE PREVENTIVE: avvicendamento colturale
Al fine di evitare l’insorgere di problematiche fitosanitarie, si consiglia di evitare il ristoppio. Da evitare, anche, la precessione o la successione a barbabietola da zucchero in quanto entrambe le colture sono soggette ad attacchi del nematode Heterodera schachtii.
Da evitare più possibile precessioni e successioni con soia, girasole e fagiolo al fine di limitare la presenza nel terreno del fungo Sclerotinia sclerotiorum.
B) MONITORAGGIO COLTURA
A coltura emersa va posta particolare attenzione agli attacchi di fitofagi nelle primissime fasi, anche considerando che le temperature elevate favoriscono gli attacchi dei fitofagi. Le piantine emerse possono essere attaccate da gasteropodi (lumache e limacce – VEDI FOTO) soprattutto in terreni assoggettati alla non lavorazione, coleotteri come l’altica (FOTO), Psylliodes chrisocefala e il Punteruolo d’inverno (Ceuthorrhynchus Picitarsis) e da lepidotteri tra cui le nottue (principalmente Agrostis spp.) e dal tentrenide Athalia rosae L.
Si consiglia di osservare con regolarità gli appezzamenti (più volte alla settimana) in quanto la perdita delle piantine piccole in caso di attacco consistente può avvenire in breve tempo. Non sono disponibili soglie d’intervento definite nel nostro ambiente ma sulla base di quanto conosciuto, in considerazione delle attuali temperature, la presenza di oltre due esemplari in media per pianta piccola di altica appare rappresentare un pericolo apprezzabile per l’investimento e consiglia un intervento insetticida in tempi stretti. Presenze diffuse di gasteropodi, del punteruolo e di larve di lepidotteri e imenotteri (> 30% piante colpite) con già significative perdite di superficie fogliare rendono necessario il trattamento, particolarmente se le piante non sono sviluppate.
PUNTI DI FORZA DELLA COLTURA
La colza facilita il controllo delle infestanti difficili.
L’alternanza delle colture consente di combattere meglio le erbe infestanti, combinando diversi mezzi di controllo. La monocoltura invece favorisce le infestanti il cui ciclo coincide con quello della pianta coltivata e che appartiene alla stessa classe (monocotiledoni o dicotiledoni).
La semina di colture in rotazione con epoca di semina differente, come per esempio alternanza tra colza, grano, mais e soia riduce anche il rischio di selezione della flora infestante al contempo migliorando la distribuzione del lavoro nel tempo.
Occupando il terreno da settembre a giugno, limita lo sviluppo delle infestanti annuali per un periodo di nove mesi, con il solo apporto di un diserbo autunnale. Offre un’ottima opportunità per controllare alcune infestanti perenni grazie alla sua capacità di copertura e alla disponibilità di molecole diserbanti.
Nelle rotazioni di cereali con erbe resistenti il colza è un’ottima opportunità per il loro controllo. L’uso di famiglie chimiche di diserbanti del colza efficaci e diverse da quelle utilizzate sui cereali è un altro vantaggio nel caso di situazioni difficili.
Il Colza permette l’interruzione nel ciclo delle malattie dei cereali.La colza inoltre, con una massa fogliare presente tutto l’inverno, può avere la funzione di catch-crop, mobilitando quantità significative di azoto in autunno e durante l’inverno, cioè durante il periodo in cui le perdite di nitrato (lisciviazione) sono le più accentuate. Con una copertura vegetale del terreno che è di circa 9 mesi, specialmente in autunno, la colza riduce significativamente anche il rischio di erosione.
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