Organizzazioni Produttori ortofrutticcole del Veneto: report 2013

 

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Nel 2013 il numero di soci aderenti alle OP venete è sceso a 4.178 unità (fig. 1) un andamento negativo che continua ormai dal 2010 e che potrebbe diventare un campanello di allarme se la tendenza diventasse di tipo strutturale, anche se le variazioni percentuali sono sempre meno rilevanti (-1,6% rispetto al 2012). Considerando la serie storica di lungo periodo, vi è comunque un saldo positivo, essendo il numero aumentato di oltre 500 unità (+14% circa) rispetto al 2004. La base associativa delle Organizzazioni di Produttori (OP) ortofrutticole in Veneto è composta di 906 aziende agricole individuali e da 62 unità suddivise tra strutture cooperative ed altri tipi di società, che aggregano quasi 3.300 imprese agricole.

 

report OP 2013_fig 1

 

Le superfici investite sono scese nel 2013 a 14.569 ettari (fig. 2); diminuendo del 3% rispetto l’anno precedente. Questo dato va, però, contestualizzato nei due comparti a cui si riferisce, infatti mentre il settore frutticolo registra una contrazione del 6%, per un totale superfici impiegate di 8.103 ha, il comparto orticolo continua a crescere per il quinto anno consecutivo (+35,6% dal 2009): l’aumento dell’1% rispetto al 2012 attesta a 6.465 ha le superfici investite ad ortaggi e aggregate dalle OP.

Le quantità commercializzate dalle OP si sono attestate a 371.649 tonnellate (-9,7% rispetto al 2012), continuando così l’andamento altalenante degli ultimi anni (fig. 3).

 

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Nonostante la riduzione delle superfici impiegate e soprattutto delle quantità commercializzate, il Valore della Produzione Commercializzata (VPC) è aumentato del 4,5% rispetto al 2012, portandosi a circa 375,7 milioni di euro. Il numero delle OP è salito a 20 unità nel 2013, ma questo non ha inciso sull’incremento del VPC, poiché, la nuova OP è stata riconosciuta solo ad agosto e non è stata presa in considerazione per questa analisi; quindi, considerando sempre pari a 19 le OP, è aumentato il VPC medio, che è salito a 19,7 milioni di euro (contro i 18,9 milioni di euro del 2012). Rimane pressoché stabile la quota di valore della produzione regionale aggregata dalle OP che raggiunge il 47,3% (-0,2 rispetto al 2012), mantenendosi in ogni modo stabilmente sopra il 40% e confermandosi così ai livelli dei Paesi più virtuosi nell’UE-27 (fig. 4).

 

report OP 2013_fig 4

 

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L’analisi del VPC distinto per OP (fig. 5), permette di evidenziare anche nel 2013 una certa stabilità della concentrazione dell’offerta nelle prime tre OP, rimasta pressoché invariata in confronto agli anni precedenti. Prevalgono i segni positivi rispetto al 2012: Ortoromi, con circa 63,7 milioni di euro di VPC (+10,3%), riconferma la propria leadership a livello regionale. Dopo due anni negativi ritornano a crescere anche la seconda (APO Scaligera, 43 milioni di euro, +9,5%) e la terza OP del Veneto (APO Ve-Friuli, 40 milioni di euro, +6,3%). Da evidenziare la forte crescita dei VPC aggregati di COP (33 milioni di euro, +26,6%) e Orti dei Berici (9,5 milioni di euro, +23,2%), il continuo calo dell’OP Camposole (-69% circa), scesa sotto ai 2 milioni di euro così come l’OP Saccagnana e Nogalba. Da segnalare, infine, la conferma dell’OP del Garda (stabile a 25 milioni di euro), la ripresa dell’OP Nordest (23,6 milioni di euro, +9% circa ) e invece la battuta d’arresto dell’OPO Veneto, il cui VPC è sceso a circa 28,8 milioni di euro, -4,5% rispetto al 2012, dopo un trend di crescita che durava da oltre cinque anni.

In merito ai canali di commercializzazione, continua ad aumentare il valore dei prodotti veicolati attraverso la Distribuzione Moderna (DM), che nel 2013 si attesta a circa 153 milioni di euro (+11,4% rispetto al 2012, fig. 6), che corrisponde al 40% del totale. La commercializzazione all’ingrosso invece fa segnare un calo del 6,4% rispetto all’anno precedente (119 milioni di euro) e ciò si riflette anche sulla diminuzione della loro quota sul totale commercializzato, pari al 31,7% (-4 punti percentuali circa rispetto al 2012). Le vendite destinate all’esportazione (75 milioni di euro, 20% del totale), sono aumentate del 16,7%, rispetto al 2012 e pesano per un 20% sul complessivo, mentre quelle a industrie di trasformazione sono rimaste invariate rispetto al 2012 (21,7 milioni di euro circa, +0,6%). Registrano invece una notevole flessione sia le vendite al dettaglio (4 milioni di euro, -29,1%) che la trasformazione presso le stesse OP (-14,6%), che incidono però solamente per meno del 2% sul totale commercializzato.

 

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Analizzando il VPC per singolo prodotto (fig.7) si può notare come le insalate[2] siano il prodotto principalmente commercializzato dalle OP venete con un valore di circa 48 milioni di euro (+10,9% rispetto al 2012), seguite dai funghi con 44,5 milioni di euro, che si confermano come prodotto sempre più rilevante nel settore ortofrutticolo. Seguono nell’ordine, mele (-2,7% rispetto al 2012), radicchi (+3,5%), lattughe (+6%) e fragole (+1% circa), tutti con VPC superiori a 20 milioni di euro. Va evidenziato l’incremento registrato dai cavoli e altri ortaggi del genere Brassica, che hanno quintuplicato il VPC aggregato passando da 2 milioni di euro nel 2012 a 12,7 milioni nel 2013. Forti incrementi sono segnalati anche per i kiwi, che hanno raddoppiato il loro VPC aggregato, le pesche (+62%) e le piante aromatiche (1,7 milioni di euro, +53%). E’ in forte calo invece il VPC aggregato delle ciliegie, crollato a poche decina di migliaia di euro rispetto agli oltre 2,5 milioni di euro del 2012, delle pere (-22,6%) e dei piccoli frutti (-15%).

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Confrontando il VPC aggregato dalle OP distinto per prodotto, rispetto al valore della produzione generato a livello veneto, si nota come il comparto dell’insalata e lattuga raggiunga quasi il 100% del valore totale regionale (fig. 8). Questo è ovviamente praticamente impossibile, ma il dato è distorto per il fatto che il VPC aggregato dalle OP include anche il valore di prodotto realizzato da aziende situate in altre regioni d’Italia ma associate alle OP venete. Una caratteristica che vale in minima parte anche per altri prodotti (ad esempio, in particolare, per kiwi e radicchi), ma in maniera meno significativa rispetto a quanto non avvenga, invece, per le insalate. Anche i funghi (51,8%) e i radicchi (48,4%) mostrano un elevato grado di aggregazione, mentre perdono circa 20 punti percentuali (rispetto al 2012) le mele; al contrario invece i kiwi contribuiscono per il 42,1% della produzione complessiva regionale nel 2013, rispetto al modico 15% del 2012, ma anche in questo caso, come per le insalate, il dato è distorto dalla presenza di aziende agricole aggregate alle OP ma localizzate al di fuori dei confini regionali.

 

report OP 2013_fig 8

 

Per quanto riguarda gli investimenti, gli aiuti ricevuti dalle OP nel 2013 hanno raggiunto i 20 milioni di euro (-12% rispetto al 2012), nonostante l’incremento del VPC complessivamente aggregato dalle OP. Rispetto al 2012, l’andamento complessivo è decrescente, eccezione fatta per gli investimenti volti a pianificare la produzione che continuano ad aumentare da tre anni (+9% rispetto al 2012) e raggiungono i 3,6 milioni di euro impiegati. Significative contrazioni di investimento, rispetto all’anno precedente, riguardano le azioni ambientali (gestione dei rifiuti, produzione biologica/integrata,…), a cui sono stati destinati solo 2,8 milioni di euro (-35% rispetto al 2012). In valore assoluto, però, incidono molto di più i minori investimenti in azioni volte a migliorare la qualità dei prodotti (7,1 milioni di euro, -11,5%) e commercializzazione dei prodotti (5,4 milioni di euro, -6,7%) che rappresentano comunque le due misure che concentrano le maggiori risorse investite dalle OP tramite i PO (fig.9).

 

report OP 2013_fig 9

 


[1] Il report è stato realizzato da Renzo Rossetto e Mattia Tessaro, stagista dell’Università Ca’ Foscari di Venezia (corso di laurea in Amministrazione, Finanza e Controllo) presso il settore Economia, Mercati e Competitività di Veneto Agricoltura.

[2] Sono comprese le insalate da taglio (baby leaf, rucola, valeriana,…); sono dunque escluse le sole lattughe a cappuccio (inserite nella voce “lattughe) e le cicorie (inserite nella voce “radicchi”)