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La cooperazione assume da sempre una notevole importanza nel sistema agroalimentare e manifatturiero del Veneto: essa è una realtà radicata nella storia e nella tradizione della nostra regione, che tuttavia negli ultimi anni, per non dire decenni, sta evidenziando fenomeni di una ristrutturazione del sistema, che è in continua evoluzione per meglio rispondere alle esigenze del mercato e alle necessità delle imprese agricole associate.
Dalla anni ‘80 e ’90 il numero di cooperative è in continuo calo, principalmente per motivi di carattere fisiologico del comparto agroalimentare in seguito a fenomeni di ristrutturazione del sistema di aggregazione delle aziende di diversi settori produttivi, e in parte anche per ragioni puramente organizzative interne alle centrali cooperative, che hanno riclassificato un gran numero di cooperative prima considerate nel settore agroalimentare facendole rientrare in altri settori, soprattutto in quello ittico, dei servizi e di tipo sociale. Il dato disponibile nei Registri delle imprese, che comprende però anche i consorzi e altre forme giuridiche residuali di costituzione delle imprese, ben evidenzia questa dinamica (fig. 1).
Secondo i dati forniti dalle centrali cooperative agricole attive in Veneto (Fedagri, Legacoop, Agci,…), nel 2013 il numero di cooperative attive era pari a 313 unità, in calo del 13,8% rispetto al 2011, quando alle quattro centrali cooperative ne risultavano iscritte poco più di 360. I soci complessivamente ammontano a 60.527 (contro i 66.850 del 2011) in diminuzione del 9,5%, mentre gli addetti risultano anch’essi in calo del 2,3% e scendono a 10.512 unità. Da segnalare che in quattro anni, dal 2009, si sono persi circa 15.000 adesioni a cooperative agroalimentari da parte di aziende agricole, una perdita di circa il 20%.
Il fatturato totale aggregato del sistema cooperativo regionale fatturato supera i 6,3 miliardi [1], +17,6% rispetto ai quasi 5,4 miliardi di euro del 2011. In crescita soprattutto il fatturato generato dalle cooperative di servizi agroalimentari (+21%) e da quelle vitivinicole (+16,3%), che sono anche i due comparti che fornisco il maggior contributo alla realizzazione del fatturato complessivo, rispettivamente con una quota del 22% (circa 700 milioni di euro) e del 32% (oltre 1 miliardo di euro) del totale. Da segnalare l’andamento contrapposto dei comparti: quello lattiero-caseario e zootecnico sono in crescita rispettivamente del +13,3% e del +9,8%, mentre registrano delle flessioni sia il comparo ortofrutticolo (-5%) che soprattutto gli “altri comparti”, in drastico calo del -33%, ma la cui quota è residuale sul totale regionale (fig. 2).
L’analisi dei dati, riportata con maggior dettaglio nel report 2014, conferma da una parte la tendenza delle strutture cooperative a consolidarsi e a raggiungere delle dimensioni sempre più “consistenti” in termini di produzione aggregata, dall’altra il prevalere comunque di realtà cooperative con un numero ridotto di soci e di addetti, laddove invece sarebbe preferibile una maggior aggregazione e organizzazione da parte delle strutture cooperative, per poter affrontare in maniera più competitiva le sfide future di un mercato sempre più globalizzato.
Tuttavia, la diminuzione del numero di cooperative e soprattutto del numero di aziende associate, non va letto in maniera esclusivamente negativa, come potrebbe sembrare a prima vista. Se si considera, infatti, che la funzione principale della cooperazione è la valorizzazione del prodotto dei soci, la combinazione delle dinamiche in atto è in definitiva positiva: infatti, il miglioramento del fatturato complessivamente aggregato permette una crescita rilevante del fatturato medio per cooperativa, che sale a 10,3 milioni di euro nel 2013, un valore nettamente superiore (+29%) rispetto ai 7,9 milioni di euro nel 2011, e il valore della produzione riconosciuto e liquidato ad ogni singola azienda agricola associata è salito in media da circa 43.200 euro a 53.100 euro nel 2013, con una crescita del 23%. Pertanto, nonostante le difficoltà registrate negli ultimi anni, nel biennio 2012-2013 le cooperative sono comunque riuscite a valorizzare ancora di più rispetto ai precedenti bienni (2008/09 e 2010/11) la produzione delle aziende agricole aggregate.
Una indicazione, questa, che permette di concludere che lo stato di salute delle cooperative non è del tutto; le cooperative rimaste alla fine di questa lunga crisi economica sono probabilmente quelle più solide, meglio organizzate e più competitive che hanno saputo occupare nuovi spazi di mercato e di conseguenza hanno potuto investire anche in risorse umane. Tuttavia, considerando che le percentuali di cooperative di più ridotte dimensioni, con meno di 50 soci e 20 addetti sono ancora prevalenti, molto può ancora essere fatto per migliorare ulteriormente la competitività del sistema cooperativo agroalimentare veneto.
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Per approfondire l’argomento, consulta i report sulla cooperazione agroalimentare in Veneto:
– La cooperazione agroalimentare in Veneto: report 2014 – La cooperazione agroalimentare in Veneto: report 2012
– La cooperazione agroalimentare in Veneto: report 2010
[1] Nel valore del fatturato totale sono compresi anche i valori di una cooperativa zootecnica-avicunicola leader a livello nazionale, mentre nel dettaglio delle analisi relative al fatturato, per un confronto più omogeneo e per evitare distorsioni questi valori sono stati esclusi in quanto il peso relativo avrebbe ovviamente influenzato sia il dato medio che il confronto tra province e settori.
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