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Vai alla pubblicazione “Ortofrutta veneta: sfide logistiche e commerciali”
I mercati all’ingrosso rappresentavano tradizionalmente un passaggio obbligato nella distribuzione dei prodotti ortofrutticoli. Lo sviluppo della grande distribuzione, le integrazioni che questa ha saputo creare con alcune realtà della produzione organizzata ed alcune problematiche specifiche, prevalentemente strutturali, dei centri mercatali hanno dato luogo ad una progressiva erosione della centralità dei mercati all’ingrosso, come luoghi di commercializzazione delle produzioni ortofrutticole.
Dal 1980, il numero dei mercati è passato da 39 agli attuali 19: sono più che dimezzati soprattutto i mercati alla produzione e quelli terminali.
La distinzione in categorie fa riferimento alla tradizionale classificazione che viene fatta dei mercati all’ingrosso, in cui si distinguono, appunto:
Da una parte si hanno, dunque, mercati di dimensioni piccole o piccolissime, non solo in base ai quantitativi trattati, ma anche in relazione al numero di operatori che vi insistono. In questo caso, specie quando si tratta di mercati stagionali, ubicati in zone di produzione, è chiaro che il mercato non svolge tanto la funzione di luogo d’incontro tra una domanda e un’offerta, ciascuna delle quali opera in regime di concorrenza. Al contrario, le strutture mercatali divengono essenzialmente dei luoghi dove gli operatori commerciali attuano la concentrazione materiale delle produzioni. Vi sono poi alcune realtà di medio-piccole dimensioni che operano essenzialmente come mercati terminali, per la distribuzione al dettaglio tradizionale in aree urbane o in aree, comunque, ad urbanizzazione diffusa. In questi casi, il numero degli operatori con stand all’interno del mercato è mediamente superiore, anche se non supera mai la quindicina di unità.
La terza categoria di mercati raggruppa le realtà di più grosse dimensioni, ossia quelle di Verona, di Padova e di Treviso. Questi tre mercati hanno attuato o stanno impostando strategie diversificate, con l’obiettivo comune di superare i limiti “storici” dei mercati all’ingrosso, primo fra tutti, la loro strutturazione funzionale ad un sistema distributivo al dettaglio, di tipo tradizionale, che oggi è sempre più in crisi. In particolare, il mercato di Treviso, pur essendo prevalentemente rivolta ai dettaglianti, è riuscito a caratterizzarsi per la qualità dei prodotti su di esso commercializzati e per l’ampia gamma di servizi che offre. I mercati di Padova e di Verona hanno invece una dimensione nettamente maggiore, e sono diventati di riferimento per larga parte del Triveneto per il rilancio dei prodotti ortofrutticoli provenienti dal Sud Italia. Entrambi, inoltre, si caratterizzano per la quota elevata di prodotto interessato all’attività di import-export.
Negli ultimi trent’anni si è modificata l’importanza e il ruolo dei mercati nella catena di distribuzione dei prodotti. Pur essendo praticamente quasi invariata la quantità scambiata nei mercati, è diminuita in valore assoluto, ma ancor di più in termini relativi, la quota di prodotto di provenienza regionale immessa nei mercati. Lo sviluppo di una rete di operatori commerciali dinamici e innovativi ha ampliato il cosiddetto “fuori mercato”, cioè appunto la veicolazione di prodotti agricoli su strutture private esterne al mercato. D’altra parte è aumentata la capacità del mercato di attrarre prodotti provenienti da fuori regione: merito che va equamente diviso tra le capacità dei commercianti/grossisti presenti nei mercati e i servizi messi a disposizione dalle strutture mercatali per favorire queste dinamiche, soprattutto da e verso l’estero.
Probabilmente, almeno nella fase iniziale dello sviluppo del fenomeno esportativo nella nostra regione (quindi almeno una decina di anni fa), i mercati non sono stati in grado di svolgere appieno questa funzione di aggregazione delle merci e nemmeno di fornire agli operatori gli strumenti necessari (piattaforme logistiche, servizi annessi) per poterlo fare all’interno della struttura del mercato. Allo stesso tempo non sono stati in grado di supportare la Distribuzione moderna nelle proprie esigenze. Tutto ciò ha permesso lo sviluppo di strutture e piattaforme logistiche proprietarie, gestite direttamente dalle principali insegne della DM e dai grossi importatori/esportatori. Negli ultimi anni, probabilmente anche a causa di una minor produzione agricola, ciò si è tradotto in un calo preoccupante delle quantità di merce che transitano per i mercati.
Tuttavia va rilevato che negli ultimi dieci anni, mentre i mercati di redistribuzione hanno aumentato la quantità commercializzata quelli terminali e soprattutto quelli alla produzione hanno visto ridurre le quantità trattate. Ciò va ulteriormente a confermare che è cambiato anche il ruolo dei mercati: la funzione di scoperta e determinazione del prezzo ha perso di rilevanza, la funzione di aggregazione della produzione avviene fuori dal mercato più che in passato (Organizzazioni dei produttori e grossisti più competitivi), mentre emerge sempre più come prioritaria la funzione di aggregazione per migliorare i servizi logistici al prodotto.
Se, come detto, i mercati scontano ormai un gap maturato “in partenza”, va dato atto ai principali mercati di aver saputo attrezzarsi negli ultimi anni in maniera adeguata, recuperando in parte le posizioni perdute.
Consulta i report annuali:
Analisi dei mercati ortofrutticoli veneti 2015
Analisi dei mercati ortofrutticoli veneti 2014
Analisi dei mercati ortofrutticoli veneti 2013
Analisi dei mercati ortofrutticoli veneti 2012
Analisi dei mercati ortofrutticoli veneti 2011
Analisi dei mercati ortofrutticoli veneti 2010
Analisi dei mercati ortofrutticoli veneti 2009
Analisi dei mercati ortofrutticoli veneti 2008
Consulta le News sul tema:
15.09.2011 Mercato Ortofrutticoli Veneti 2010: meno merce più valore
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