Bollettino Colture Erbacee n.13 del 26 marzo 2018

LA DIFESA INTEGRATA A PUNTATE

PRINCIPI E APPLICAZIONI PRATICHE PER LE COLTURE ERBACEE

GEODISINFESTANTI/FITOFAGI TERRICOLI-ELATERIDI/MAIS

In Veneto l’incidenza di danni significativi al mais da parassiti del terreno è bassa (ben inferiore al 5% della superficie seminata); nella maggior parte degli appezzamenti NON servono trattamenti insetticidi come microgranulari alla semina o come concianti del seme; il percorso per decidere come determinare l’eventuale necessità è allegato (alleg. 1).

La Difesa Integrata in dettaglio

L’applicazione della Difesa Integrata oggi consente di individuare con buona precisione le limitate superfici (< 5%) che possono subire una riduzione di produzione a causa di attacchi al mais nelle prime fasi di sviluppo e su cui quindi applicare strategie di difesa.
E’ pertanto contro i principi della Difesa Integrata il ricorso a trattamenti geodisinfestanti o all’uso di semente conciata con insetticidi alla semina.

Di seguito le informazioni sui parassiti terricoli e la procedura in dettaglio della Difesa Integrata.
Importanza e danni

Nelle prime fasi di sviluppo del mais, ove si manifestano danni ai semi e alle piantine, fino alle 8 foglie, gli attacchi sono principalmente causati dagli elateridi, con la prevalenza delle specie
Agriotes brevis e A. sordidus. Il danno da altri fitofagi ipogei è trascurabile e occasionale.
Tenuto conto di ciò, si ritiene possibile ridurre di molto l’uso di mezzi chimici, senza compromettere la produzione e riducendo i costi, limitando l’intervento agli appezzamenti in cui il monitoraggio ha accertato la presenza di larve sopra la soglia di danno. L’esperienza di oltre 30 anni di osservazioni condotte principalmente in Veneto e Friuli dimostra che il rischio di danni effettivi che possono comportare la riduzione della produzione interessa meno del 4% delle superfici investite a mais, e laddove ricorrano fattori di rischio ormai ben conosciuti.
Le larve di elateridi, chiamate comunemente “ferretti” per il loro colore rugginoso, vivono nel terreno e si nutrono degli organi sotterranei delle piante. Nel caso del mais possono danneggiare i semi in germinazione, o la piantina prima dell’emergenza o nelle prime fasi di sviluppo. Nei limitati casi di forte attacco si possono avere fallanze estese, spesso in maniera localizzata, in relazione alla densità di larve presenti nel terreno. Va tenuto conto che si tratta di insetti con un ciclo di vita molto lungo, con larve che vivono nel terreno per 2-3 anni a seconda della specie, per cui situazioni favorevoli all’incremento della popolazione si traducono in danni negli anni subito successivi.

Fattori di rischio
Le condizioni favorevoli per il verificarsi di danni da elateridi sono:
a – un elevato contenuto di sostanza organica (>5%), come si può riscontrare nei terreni torbosi;
b – la semina del mais dopo la rottura di prati, medicai o incolti (se l’aratura avviene a distanza di qualche mese – autunno-inverno – dalla semina);
c – mais in avvicendamenti colturali che prevedano una copertura continua del suolo per la presenza di doppie colture (ad es. loiessa-mais, colza-sorgo, colza-soia, frumento-soia, loiessa-mais); si stima tuttavia che, anche in queste condizioni, nella maggior parte della superficie a mais le popolazioni restino sotto la soglia di danno; pur in modo meno accentuato, anche il continuativo inserimento delle colture di copertura può aumentare il rischio di danni;
d – danni da elateridi verificatisi nell’appezzamento nel recente passato;
e – scarso drenaggio e avvallamenti (ad es. terreni sistemati a cavino) che determinano condizioni di umidità in superficie per tempi prolungati;
f – presenza elevata, attorno l’appezzamento considerato, di aree incolte/inerbite o con colture come descritto ai punti b e c; tali condizioni aumentano la presenza degli adulti e quindi il potenziale delle ovideposizioni; in questi casi e in generale, la densità degli adulti e quindi anche il rischio di ovideposizioni può essere ben valutato con l’uso delle trappole a feromoni (ad esempio catture annuali di A. brevis superiori ai 300 esemplari costituiscono un aumento della probabilità di danno).
Le diverse condizioni favorevoli sopra descritte, singolarmente o in combinazione, determinano maggiori ovideposizioni e/o una maggiore sopravvivenza delle larve.

Monitoraggio
I livelli delle popolazioni di elateridi si possono stimare con il monitoraggio degli adulti (alleg.2) e in modo puntuale con i vasetti trappola (alleg.3).

Applicazione della Difesa Integrata del mais nelle prime fasi di sviluppo
In sintesi la Difesa Integrata del mais nelle prime fasi di sviluppo (decisione relativa all’uso o meno di geodisinfestanti o semente conciata con insetticidi), una volta tenuta sotto controllo la diabrotica con un adeguato avvicendamento colturale (rottura della monosuccessione al superamento della soglia di rischio) e utilizzati ibridi resistenti alle virosi, ampiamente disponibili, nelle limitate situazioni di appezzamenti a mais che confinano con prati stabili (zone della pedemontana), talvolta danneggiati dal nanismo ruvido del mais se l’ibrido è suscettibile, si basa sulla valutazione del rischio da elateridi. Se non vi è nessuno dei fattori di rischio sopra elencati, la probabilità di un attacco che possa diminuire la produzione è molto bassa e non è necessario procedere a trattamenti (risparmio per mancato uso di insetticidi di gran lunga superiore all’eventuale limitato danno da elateridi). Nel caso siano presenti uno o più fattori di rischio si procederà alla posa di trappole per larve (alleg. 3); nel caso di popolazioni sotto la soglia di danno (in media 1 larva per trappola per
A. brevis, 2 larve/trappola per A. sordidusalleg. 4) non vanno utilizzati geodisinfestanti né seme conciato. Nel caso di rischio derivante da rottura di prato si può evitare un danno tale da ridurre la produzione, senza l’utilizzo di geodisinfestanti e di seme conciato con insetticidi, procedendo all’interramento del prato poco prima della semina del mais (entro i 10 -20 gg).

Nel caso si accerti il superamento della soglia, in base ai principi della Difesa Integrata, in primo luogo si deve valutare la possibilità di applicare soluzioni “non chimiche”: spostamento della coltura in un appezzamento senza fattori di rischio; normalmente in un anno dopo il prato o comunque la copertura continua del terreno l’abbassamento delle popolazioni è tale da evitare rischi di calo di produzione ma si può anche procedere per un anno alla semina di una coltura poco suscettibile (ad es. soia) seguita da una coltura biocida (ad es. Brassica juncea var. ISCI 99) da interrare prima del successivo mais.

Il processo di applicazione della Difesa Integrata è sintetizzato nell’alleg. 1

La copertura del rischio di applicazione della Difesa Integrata del mais nelle prime fasi di sviluppo
E’ possibile assicurare a costi ridotti, e comunque largamente inferiori (3-5 €/ha) al costo del trattamento chimico, le superfici seminate a mais per mezzo del FONDO MAIS, specifico fondo offerto da AGRIFONDO MUTUALISTICO (Associazione Interregionale per la Difesa del Reddito delle Aziende Agricole) a cui aderiscono i Condifesa di Veneto e Friuli Venezia Giulia che tra l’altro consente il notevole vantaggio di ricompensare tutti i costi di eventuale risemina e mancati redditi derivanti da cause diverse come siccità, inondazione, crosta, che ovviamente non sarebbero coperte dall’uso del geodisinfestante o di semente conciata (si veda fondi mutualistici).  

TARGET DELLA DIFESA INTEGRATA DEL MAIS NELLE PRIME FASI DI SVILUPPO
In ogni caso, considerate le problematiche della difesa del mais nelle prime fasi di sviluppo nell’areale dell’Italia nord-orientale, si ritiene che
l’uso di semente conciata con insetticidi o di geodisinfestanti non dovrebbe in ogni caso interessare più del 5% della superficie annualmente investita a mais.

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