12.03.10 Il piano di rilancio della coniglicoltura nazionale

 

Il 10 marzo scorso, su iniziativa di Veneto Agricoltura, Avitalia e dell’Associazione produttori “Il Coniglio Veneto” si è tenuto a Veneto Agricoltura a Legnaro un incontro per la presentazione del Piano nazionale di rilancio del comparto.Il Piano, che è stato presentato da Giovanni Di Genova del ministero MIPAAF, delinea le linee di intervento e di azione finalizzate al potenziamento economico e produttivo del comparto.

I 4 assi di intervento previsti dal Piano riguardano:

– l’aumento di efficienza dell’organizzazione di mercato;

– la promozione dei consumi e dei rapporti con gli operatori commerciali;

– percorsi di qualità e trasparenza mediante disciplinare di produzione ed etichettatura;

– innovazione e promozione degli investimenti sia nella fase di allevamento che di trasformazione.

La durata del Piano sarà di 3 anni e la sua attuazione avverrà in stretta sinergia con le Regioni. Il Piano intende dare una concreta risposta alla crisi che in comparto cunicolo italiano sta vivendo da alcuni anni. Tale crisi si concretizza nella bassa redditività degli allevamenti a cui contribuiscono diversi fattori: la variabilità dei prezzi all’origine, la stagionalità della domanda, la ciclicità delle produzioni, l’assenza di adeguate politiche di promozione e di informazione alimentare, consumatori con un’età anagrafica alta e altri ancora.

In Italia la coniglicoltura è un importante settore della zootecnia da carne con una produzione lorda vendibile all’origine pari a circa 245 milioni di euro. Sono oltre diecimila gli addetti, attivi direttamente e nell’indotto. A concorrere alla produzione di quasi 170 mila tonnellate di conigli a peso vivo è soprattutto il Nord, con l’75% della produzione italiana. Regioni leader il Veneto, con ben il 38% della produzione complessiva segue l’Emilia Romagna con l’11% e il Piemonte con il 10% (dati Avitalia). Tale produzione assicura all’Italia un grado di approvvigionamento prossimo al 100% e la pone, a livello mondiale come terzo produttore dopo la Cina e il Venezuela e primo in Europa distanziando Spagna e Francia.

Il bilancio economico dell’ultimo quinquennio è però fortemente negativo avendo avuto un anno positivo, tre consecutivi negativi e quest’ultimo a pareggio. Questa realtà di mercato ha portato purtroppo al fermo produttivo di molti allevamenti. Da stime di Veneto Agricoltura sull’andamento congiunturale regionale del 2009, è emerso un calo intorno al 15% della produzione che si è fermata a 50.000 tonnellate e una conseguente diminuzione del fatturato dell’8%, valutato in circa 90 milioni di euro.

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