No all’abolizione dei diritti di impianto nel settore vitivinicolo


Con l’adesione della Spagna salgono a dieci gli Stai membri (tra cui l’Italia) che chiedono a Commissione e Parlamento europeo di mantenere i diritti di impianto

La Spagna si è unita ai nove Stati membri dell’Unione Europea (Francia, Germania, Italia, Cipro, Lussemburgo, Austria, Ungheria, Portogallo e Romania) che chiedono il mantenimento dei diritti di impianto per tutti i tipi di vino e proprio per questo ha invitato gli altri Stati membri a fare altrettanto. La notizia dell’adesione spagnola è stata accolta con favore anche dalle Organizzazioni agricole europee (Copa-Cogeca) che considerano il mantenimento dei diritti di impianto elemento importante per l’economia delle zone rurali e il mantenimento dell’equilibrio del mercato vitivinicolo in Europa. Si ricorda che nelle scorse settimane i Ministri agricoli dei nove Paesi avevano trasmesso una lettera al Commissario per l’Agricoltura, Dacian Cioloş, per chiedere il mantenimento dei diritti di impianto. Da parte loro, le Organizzazioni agricole europee esprimono forte preoccupazione per l’impatto che l’abolizione dei diritti di impianto avrebbe sul settore vitivinicolo europeo. Una eventuale loro liberalizzazione porterebbe infatti a notevoli cambiamenti nelle superfici viticole in Europa e a un esodo dalle zone rurali. Ciò implicherebbe il passaggio da un sistema in cui il produttore produce il vino a un modello industrializzato più intensivo. In aggiunta, tale scenario creerebbe enormi squilibri di mercato e si tradurrebbe in una produzione eccedentaria. Il sistema dei diritti di impianto contribuisce infatti a stabilizzare il mercato vitivinicolo e la produzione di vino in Unione Europea nonché a garantire la qualità del prodotto. Copa-Cogeca esorta pertanto la Commissione a prendere in considerazione questi elementi quando presenterà entro la fine del 2012 una relazione di valutazione sul settore vitivinicolo. Inoltre, viene chiesto agli eurodeputati di assicurare il mantenimento dei diritti di impianto anche dopo il 2015.