11.06.2012 Consumo del suolo, serve una programmazione territoriale integrata


Impermeabilizzati nel Veneto ogni anno 4.500 ettari, quasi 100.000 nella UE. Dissesti idrogeologici, in Italia ogni mese 7 persone perdono la vita. L’importanza del suolo quale bene pubblico. I dati nel convegno di venerdì di Veneto Agricoltura e Commissione europea dedicato alla fragilità del territorio e al sottrazione del suolo all’agricoltura.

“Nel Veneto è giunto il momento di recuperare le migliaia di capannoni abbandonati prima di costruirne di nuovi, riqualificare le zone industriali dismesse e ristrutturare le vecchie abitazioni. Solo così sarà possibile stoppare la continua azione di sottrazione di prezioso suolo agricolo”. Lo ha ribadito Paolo Pizzolato, Amministratore Unico di Veneto Agricoltura, al convegno “Suolo, agricoltura e territorio: un equilibrio possibile” tenutosi a Legnaro (PD) presso la Corte Benedettina di Veneto Agricoltura. L’evento è stato promosso dalla Commissione europea-Rappresentanza in Italia e da Veneto Agricoltura, tramite il suo Centro di informazioni Europe Direct Veneto.

Riccardo De Gobbi (Direzione Agroambiente della Regione Veneto), presente in sostituzione dell’Assessore Franco Manzato, ha posto l’accento sull’urgenza, per una corretta pianificazione territoriale, di un approccio integrato cui devono concorrere le politiche dell’ambiente, della difesa del suolo, l’urbanistica e l’agricoltura.

Sono infatti 4.500 gli ettari di terreno agricolo e rurale che ogni anno vanno perduti nel Veneto a causa dell’impermeabilizzazione del suolo. Nell’Unione Europea, gli ettari perduti ogni giorno sono addirittura 250 e la Commissione spende 38 miliardi all’anno a causa del degrado del suolo, come ha ricordato Luca Marmo della Direzione Generale Ambiente della Commissione europea. In Italia la percentuale di terreno impermeabilizzato raggiunge il 57% e a farne le spese sono i migliori suoli dal punto di vista agricolo e paesaggistico.

Il convegno si è incentrato sulla fragilità del territorio e su come la continua sottrazione di suolo agricolo determini degli alti costi sostenuti da tutta la collettività: in Italia ogni mese 7 persone perdono la vita a causa di dissesti idrogeologici, 800 milioni di euro all’anno vengono invece spesi per interventi di recupero, 1 miliardo di euro é stanziato dalla Protezione Civile. Se a questi costi si vanno poi ad aggiungere i valori non stimabili economicamente legati al suolo, come ad esempio quello paesaggistico, ci si rende conto di come sia ormai necessaria una maggiore sensibilità e attenzione a questo fenomeno.

Come ha fatto presente Simone Vieri (Università La Sapienza di Roma), chi ne risente maggiormente è proprio il settore primario messo sempre più sotto pressione. I dati infatti parlano chiaro: nell’ultimo censimento dell’agricoltura del 2011 si è registrato una drastica diminuzione delle aziende unitamente ad un invecchiamento della popolazione agricola. Tra le cause che contribuiscono all’impoverimento del suolo spicca l’intensiva urbanizzazione e i cambiamenti climatici, ma, come ha ricordato Mariano Carraro (Segretario generale per l’Ambiente della Regione Veneto), poiché su quest’ultimi l’intervento dell’uomo è per il momento impensabile, si rendono necessari interventi che mirino ad una pianificazione territoriale funzionale. Pianificazione che dovrà essere coerentemente supportata da una legislazione in grado di ridurre e contenere i rischi connessi alla sottrazione di suolo e che faccia uso dei migliori e più opportuni interventi tecnici quali quelli presentati da Giustino Mezzalira di Veneto Agricoltura che suggerisce, di predisporre delle casse di espansione e interventi di alluvionamento programmato.

La conservazione del suolo non è solo un problema tecnico, é anche il presupposto indispensabile per avviare e sostenere ogni attività di crescita economica e di coesione sociale. Il suolo, infatti, oltre a costituire il supporto di tutte le attività umane è anche il custode del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico che, su di esso, si trova. E’ forte dunque il legame tra la conservazione del patrimonio territoriale e la capacità di determinare innovazione e sviluppo economico. In particolare in Veneto negli ultimi dieci anni l’aumento della superficie “impermeabilizzata” per fini industriali e urbanistici è stato accompagnato da una drastica riduzione del PIL (dal 2001 al 2009 -14%). Se la nostra Regione si trova però tra le prime in Italia per superficie artificializzata è invece al secondo posto per ricchezza prodotta. Un segnale che parla chiaro, come ha detto Tiziano Tempesta (Università di Padova): un’industrializzazione esagerata che ha sottratto preziosi territori all’agricoltura senza portare rendite sensibili. La gestione e la difesa del suolo sono così da considerare funzionale alla crescita, sia perché operano ai fini della prevenzione di danni ambientali, sia perché sono in grado di attivare processi di valorizzazione delle risorse presenti nel territorio. Tutto ciò comporta una particolare esigenza di programmazione e pianificazione che non sempre in Italia è stata tenuta in gran conto negli ultimi anni e soprattutto dovrebbe partire da una conoscenza approfondita.

Nel dibattito finale, Giorgio Dal Negro (Presidente di ANCI Veneto), ha sottolineato il rischio di un ulteriore abbandono delle campagne a causa dell’introduzione dell’IMU. Giuseppe Romano (Presidente dell’Unione Veneta Bonifiche), ha ricordato che ben 1/3 del Veneto risulta essere sotto il livello del mare, da qui risulta l’importanza dei Consorzi di Bonifica per la sicurezza idraulica del territorio. Occorrono però delle opere di mitigazione condivise. Daniele Toniolo (Presidente di CIA Veneto), ha invece ribadito la necessità di ripensare il territorio e la gestione dell’acqua che rappresenta l’elemento vitale per produrre qualità. Manuel Benincà di Coldiretti Veneto si è soffermato, in particolare, sulla Direttiva Nitrati applicata come da regolamento UE ma di dubbia efficacia. Tra gli intervenuti, il Prof. Luigi D’Alpaos dell’Università di Padova, che ha segnalato la necessità di interventi forti e illuminati per ridurre al massimo il rischio idraulico.