Analisi dei mercati ortofrutticoli veneti 2012
Veneto Agricoltura 26/11/2013 Report , Temi
Dopo il trend di continua crescita registrato fino al 2006, negli ultimi sei anni la dinamica delle quantità veicolate dai mercati ortofrutticoli della Regione Veneto è stata prevalentemente in calo. Se si esclude il 2008, è evidente un persistente andamento negativo, con una flessione che viene confermata nell’ultimo biennio 2011/12, quando la quantità totale scambiata è scesa al di sotto del milione di tonnellate: circa 997 mila t nel 2012, sostanzialmente invariata rispetto al 2011, al livello più basso registrato dal 2000 ad oggi (fig. 1).
Per quanto riguarda la merce oggetto di scambio ,nel 2012, gli ortaggi si confermano al primo posto (479 mila tonnellate, -3%), con una quota pari al 48% degli scambi. Seguono la frutta fresca (355 mila t, -2,1%) con una quota di circa il 36% e gli agrumi (157 mila t, +0,5%) che costituiscono il 16% circa delle merci scambiate. Rimane ancora del tutto residuale (inferiore all’1%) la quota sugli scambi detenuta dalla frutta secca (5.700 t, -2,4%).
A migliorare la situazione nel 2012 ha contribuito un buon andamento dei prezzi registrati nei mercati, saliti in media di circa il 7%; di conseguenza il valore degli scambi, che nel 2011 era sceso ulteriormente a circa 715 milioni di euro, in flessione di circa il 28% rispetto all’anno precedente, nel 2012 si è riportato a circa 902 milioni di euro, in aumento del 26% rispetto al 2011.
Risulta molto interessante l’analisi di lungo periodo (a partire dal 2000) dell’andamento degli scambi distinto per tipologia e per singolo mercato. La legge regionale che disciplina i mercati all’ingrosso (L.R. n. 36 del 31 luglio 1984), distingue infatti tra:
– mercati alla produzione, in cui le merci sono offerte esclusivamente da produttori singoli o associati;
– mercati di re-distribuzione (o di transito), in cui gli acquisti sono effettuati prevalentemente da commercianti all’ingrosso e al dettaglio;
– mercati al consumo (o terminali) in cui gli acquisti sono effettuati prevalentemente da commercianti al dettaglio.
Ponendo l’anno 2000 come anno base per l’analisi (base 100), è possibile descrivere le variazioni relative da un anno all’altro delle quantità di merce scambiate nelle tre diverse tipologie di mercati (fig. 2).
Per i mercati di redistribuzione (Verona, Padova e Treviso, linea arancione), si possono individuare tre periodi: un iniziale trend di crescita dei volumi scambiati (2000-2004), un periodo di sostanziale stabilità delle quantità veicolate (2004-2008), e un trend di calo delle merci a partire dal 2009 che perdura anche nel 2012. Il 2009 è stato l’anno critico, con un “crollo” delle quantità scambiate di dieci punti percentuali, solo leggermente recuperati nel 2010. Ma nel 2011 c’è stata una nuova flessione (-1,8%), proseguita ulteriormente nel 2012, quando le merci sono scese al di sotto delle 827 mila tonnellate (-0,4% rispetto al 2011). Nel 2012 il calo maggiore è stato registrato dal mercato di Verona (-0,8%), seguito da Padova (-0,5%), mentre Treviso registra un lieve recupero rispetto al 2011 (+1,1%), ma nel lungo periodo (ultimi dieci anni) è quello che ha registrato la flessione maggiore (-11,3%), mentre Padova (+9%) e Verona (+21%) hanno aumentato il volume delle merci veicolate. Nel medio-breve periodo, tuttavia è il mercato di Verona, il primo per quantità commercializzate in Veneto, a soffrire maggiormente la contrazione degli scambi. Negli ultimi cinque anni, infatti, Verona ha perso il 10,6% delle merci veicolate, mentre Padova fa segnare un -9% e Treviso registra una perdita più contenuta (-3,6%).
Le merci scambiate nei mercati al consumo (Venezia-Mestre, Bassano del Grappa e Vicenza) se confrontati con i dati del 2000 evidenziano un andamento negativo nell’ordine del -38,7%, con un quantitativo scambiato sceso a poco più di 80 mila tonnellate. I volumi del 2012 sono in diminuzione dello 0,4% rispetto al 2011, ma se confrontati con quelli del 2010 registrano una crescita del 9%. Un risultato in controtendenza con l’andamento generale e che interrompe un trend negativo che proseguiva dal 2001. Rispetto al 2000, infatti, i tre mercati registrano una diminuzione delle merci del 31,8% per quanto riguarda Venezia, -33,3% Bassano del Grappa e -56,2% Vicenza. Nel breve-medio periodo le dinamiche interne al raggruppamento sono differenti: negli ultimi cinque anni, il mercato di Venezia-Mestre fino all’anno 2011 ha mantenuto sostanzialmente invariate le proprie quantità ma nel 2012 ha registrato una diminuzione del 13,2%. Bassano del Grappa registra un andamento più altalenante, ma nel 2012 le merci scambiate erano sullo stesso livello di cinque anni fa, mentre Vicenza presenta una perdita del 2% degli scambi rispetto al 2008. Tuttavia è proprio questo mercato a registrate il miglior recupero nell’ultimo anno, con una crescita del 17,5% dei volumi scambiati rispetto al 2011 (poco più di 15 mila tonnellate), mentre Bassano registra una crescita del 15,5% (25.600 t), che riduce in qualche modo la flessione patita dal 2000.
Per quanto riguarda i mercati alla produzione, nel 2012 il volume delle merci scambiate è sceso a 77 mila tonnellate (-9% rispetto al 2011). La variazione negativa rispetto al 2000 è stata del 36,3%, ma va detto che solo dal 2004 sono disponibili i dati di tutti i mercati. Per tale motivo, quindi, nella figura 2 si evidenziano, tra il 2000 e il 2004, anche degli aumenti nel volume di merci scambiate, mentre a partire dal 2004 la diminuzione delle merci che transitano per questi mercati è continua. Di conseguenza, nel confronto 2012-2004, la flessione risulta essere maggiore rispetto al 2000, e pari a circa il 41,6%. I cinque mercati principali (Lusia, Chioggia, Rosolina, Villafranca di Verona e Valeggio sul Mincio), che insieme veicolano oltre l’86% del totale della categoria, registrano degli andamenti contrastanti rispetto al 2011. Mentre Chioggia fa segnare nel 2012 un leggero incremento (13.900 t circa, +4%), i mercati di Luisa (28.200 t) e di Rosolina (11.900 t) registrano un calo, rispettivamente dell’8% e dell’11%. L’andamento dei mercati Villafranca di Verona e Valeggio sul Mincio è invece positivo, con un aumento delle merci scambiate rispettivamente del 27% e del 71%.
Riguardo alla provenienza delle merci (fig. 3), nel 2012 la quantità di prodotto proveniente dal territorio regionale (compreso le provenienze comunali e provinciali) è stata di circa 255 mila tonnellate (+1,6% rispetto l’anno precedente) e rappresenta il 25,6% del totale delle merci scambiate nei mercati regionali. Gli arrivi dal territorio nazionale subiscono ancora un calo (514 mila tonnellate, -1,7% rispetto al 2011), anche in termini di quota sul totale (51,5%), mentre le merci provenienti dall’estero registrano una ulteriore crescita (228 mila t, +2,7%), raggiungendo una quota del 23% del totale. Per quanto riguarda il dettaglio per regione, la merce italiana proviene per l’80% da sei regioni: Sicilia, Puglia e Campania, Emilia-Romagna, Calabria e Lazio (fig. 4). Riguardo le importazioni dall’estero, la maggior parte proviene dall’Unione Europea (circa il 65%), in particolare da Spagna, Olanda e Francia. Sono rilevanti anche le importazioni dall’America centrale e dal Sud America (Argentina, Cile), che soddisfano le esigenze di frutta e prodotti nei periodi di controstagionalità. Residuali le quote d’importazione relative all’Africa (8%) e all’ Asia (rimanente 1%).
Rispetto alla destinazione delle merci (fig. 5), sulla base delle stime fornite dai direttori dei mercati, si registra una leggera riduzione delle merci destinate all’export (-2%), verso cui viene comunque veicolato il 35,5% delle merci in uscita dai mercati e una crescita dei volumi che rimangono sul territorio regionale. Cresce in particolare la destinazione “provinciale” (+3,4%) e “regionale” (+2,4%) che rappresentano rispettivamente una quota del 7,9% e 29,6% delle destinazioni. Mentre per quanto riguarda la destinazione “comunale”, essa presenta una flessione (-1,2%) e costituisce il 6% delle destinazioni. Si registra poi una leggera flessione anche delle spedizioni che escono dai confini veneti verso altre regioni italiane (-0,24%), la cui quota rimane comunque pari al 21%.
Analizzando il dettaglio per regione e stati esteri di destinazione si può notare che la merce commercializzata a livello nazionale viene indirizzata per il 95% circa del totale verso le regioni confinanti del nord Italia, in particolar modo verso Il Trentino Alto Adige (48% del totale), seguito da Lombardia (21%), Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna (entrambe con una quota del 13%). Le esportazioni sono orientate principalmente verso i paesi di prossima vicinanza all’Italia, e quindi Germania, Croazia e Slovenia, che insieme concentrano circa il 50% delle destinazioni estere. Tra le altre maggiori destinazioni spicca la Russia, verso la quale vengono indirizzate il 9% delle merci, seguita da altre destinazioni verso i paesi del nord-est Europa (Ungheria, Austria, Romania, Bosnia e Ucraina).
Commercianti e grossisti si confermano i principali “fornitori” che introducono merce in mercato, anche se con una leggera flessione nella quota complessiva a causa di un calo delle merci introdotte dai commercianti (40,1% rispetto a 41,1% del 2011) solo parzialmente controbilanciata dai grossisti (20,2%). In leggero aumento anche la quota di merce introdotta da OP/Cooperative (23,1%), e direttamente dai produttori (14,2% nel 2012 rispetto al 14% dell’anno precedente). I commercianti/grossisti sono anche i principali acquirenti delle merci che escono dai mercati, con una quota invariata rispetto al 2011, stabile a 57,9% (fig. 8). Mentre la quota che viene acquisita dalla Distribuzione Moderna continua a registrare una flessione anche nel 2012 (20,1%), mentre cresce leggermente la merce veicolata al dettaglio fisso (10,7%) e ambulante (6,8%). Residuali le quote delle altre tipologie di acquirenti, tutte in leggera riduzione.
Per il trasporto della merce in entrata diminuisce l’utilizzo di bilico (64,2%) mentre aumento quello di autocarri (26,5%), a scapito del trasporto con altri mezzi, quali ad esempio trattori agricoli o furgoni che scende ad una quota del 9,3% delle merci nel 2012. Per il trasporto della merce in uscita, il bilico e l’autocarro si confermano i due principali mezzi di trasporto, rispettivamente con una quota del 48,5% e del 38,9%, in leggero aumento nel 2012. In riduzione invece la quota di utilizzo di altri mezzi (furgoni e furgoncini…) che scende al 12,5%.
Conclusioni
I dati forniti dai mercati agroalimentari, raccolti e analizzati negli ultimi anni dagli esperti dell’Osservatorio Economico Agroalimentare di Veneto Agricoltura, evidenziano un trend in flessione, già notata negli ultimi due anni e confermata anche quest’anno. I volumi di scambio sono diminuiti, mantenendosi anche nel 2012 al di sotto della “soglia psicologica” del milione di tonnellate. I valori commercializzati, considerato un generale miglioramento dei prezzi medi di mercato, sono risaliti a circa 900 milioni di euro (+26% rispetto al 2011). La tendenza di medio-lungo periodo conferma che i mercati di redistribuzione sorreggono gli scambi mercatali con circa l’80% del totale della merce veicolata; ma sono anch’essi in calo negli ultimi anni, flessione che incide percentualmente in maniera elevata essendo molto consistente in termini assoluti. Anche le altre tipologie di mercati ortofrutticoli (al consumo e alla produzione) registrano un trend negativo nel lungo periodo. Tutto ciò è un’ulteriore conferma della sempre maggiore difficoltà dei mercati a svolgere il loro ruolo di incontro della domanda e offerta di prodotti e a fornire servizi, che vanno al di là della sola concentrazione del prodotto e formazione del prezzo, ma che riguardano anche altri aspetti quali la logistica, le autorizzazioni fitosanitarie e tutte le problematiche connesse alle pratiche amministrativo-burocratiche necessarie per le spedizioni all’estero, in grado di attrarre gli operatori, soprattutto quelli commerciali e della distribuzione moderna, che infatti vedono ridurre la quota di merce introdotta e poi esitata attraverso i mercati.
Il confronto tra flussi in e out di merce per territorio di provenienza e destinazione evidenzia una dinamica di crescita delle merci provenienti dalla realtà locale (soprattutto comunale) ed estera, in parte dovuta probabilmente alla difficoltà degli operatori di veicolare la merce attraverso altri canali di commercializzazione e in parte alla difficoltà dei mercati di attrarre con opportuni servizi gli operatori che trattano prodotti ortofrutticoli provenienti da altre regioni italiane. Il Veneto comunque continua ancora a svolgere in maniera efficiente un ruolo di piattaforma di rilancio dei prodotti ortofrutticoli, ricevendo le merci provenienti a livello nazionale, per la maggior parte dal Sud Italia (che continuano comunque a rappresentare oltre il 50% delle merci in transito) ed effettuando una loro redistribuzione principalmente verso l’estero e all’interno della regione stessa, ma anche verso le altre regioni del nord Italia. Il mercato regionale trattiene quasi la metà, delle merci in uscita, con una quota in aumento per quanto riguarda il livello regionale. È sostanzialmente stabile la quota di merce che viene inviata fuori regione ma dentro i confini nazionali, mentre registra una leggera riduzione quella che viene inviata all’esportazione, a conferma delle difficoltà incontrate dagli operatori a rivolgersi al mercato estero.
Per scaricare il report “Analisi dei mercati ortofrutticoli regionali 2012” in formato pdf clicca qui
[1] Il report è stato realizzato da Renzo Rossetto e Davide Borgato, stagista dell’Università di Venezia (corso di laurea in Economia Aziendale) presso il settore Economia, Mercati e Competitività di Veneto Agricoltura.
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