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L’Europarlamento ha approvato la riduzione delle quote di emissione di gas serra disponibili sul mercato del carbonio dell’UE (ETS). Obiettivo: riallineare la politica climatica europea con l’accordo di Parigi.
Gli europarlamentari hanno sostenuto la proposta della Commissione europea di ridurre ogni anno del 2,2% il numero di “crediti di carbonio” (quote di emissione) da mettere all’asta. Allo stesso tempo, intendono raddoppiare la capacità della riserva stabilizzatrice del mercato per il 2019 di assorbire l’eccesso di quote sul mercato. In sostanza, è stata approvata la proposta della Commissione di accrescere il cosiddetto “fattore di riduzione lineare” – la riduzione annuale di crediti da mettere all’asta per ottenere una riduzione delle emissioni di carbonio – del 2,2%, invece dell’attuale 1,7%. Il Parlamento europeo vuole inoltre che tale fattore resti sotto osservazione per aumentarlo al 2,4% dal 2024. Dunque, si intende raddoppiare la capacità della riserva stabilizzatrice del mercato di assorbire l’eccesso di crediti disponibili. Ciò consentirebbe di assorbire fino al 24% di crediti in eccesso venduti all’asta ogni anno, per i primi quattro anni. Dal 1° gennaio 2021 si punta a ritirare 800 milioni di quote immesse nella riserva stabilizzatrice del mercato.
Istituzione di due fondi – Dalla vendita all’asta delle quote ETS saranno istituiti e finanziati due fondi. Il primo, di ammodernamento, consentirà di aggiornare i sistemi energetici degli Stati Membri e un secondo, di innovazione, fornirà un sostegno finanziario per le energie rinnovabili, la cattura e lo stoccaggio del carbonio e per progetti di innovazione a basso tenore di carbonio. L’Europarlamento ha proposto, inoltre, un “fondo per una transizione equa”, per mettere in comune i ricavi dell’asta allo scopo di promuovere la formazione e la rilocalizzazione della manodopera colpita dalla transizione dei posti di lavoro in un’economia “decarbonata”. I deputati avvieranno ora i negoziati con la Presidenza Maltese del Consiglio al fine di raggiungere un accordo sul disegno di legge, che ritornerà poi al Parlamento per la sua approvazione finale.
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