Limitazioni commerciali per proteggere il pesce sega ed il capitone


 

Le raccomandazioni presentate alla Convenzione ONU sul commercio internazionale delle specie minacciate

Un gruppo di esperti convocato dalla FAO ha presentato, in sede di Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvaggia minacciate (CITES), una proposta affinché il pesce sega ed il capitone vengano aggiunti alla lista delle specie animali soggette a restrizioni commerciali, per assicurare la protezione degli stock nel loro ambiente naturale. Quando una specie viene inclusa nell’elenco CITES in alcuni casi ne può essere vietato del tutto il commercio, in altri invece viene consentito solo se gli esportatori sono in grado di certificare che quella specie sia stata pescata legalmente e che la sua vendita non andrà a scapito della sua sopravvivenza nel suo ambiente naturale. La Convenzione è stata istituita per conservare quelle specie che hanno subito in modo diretto gli effetti negativi della commercializzazione. Non è stata pensata per proteggere le specie che sono a rischio d’estinzione per altri motivi. I membri del CITES decideranno su queste proposte proprio in questi giorni in quanto all’Aia (Olanda) si sta svolgendo la conferenza annuale della Convenzione delle parti. Quest’anno sono stati proposti sette specie: il re di triglie di Bangga, le aragoste brasiliane, il capitone europeo, lo squalo smeriglio, il corallo rosso e rosa, il pesce sega e lo spinarolo.

Due specie hanno i requisiti per essere incluse nell’elenco…
Il gruppo di esperti FAO ha valutato queste proposte sulla base dei criteri biologici e commerciali indicati dalla Convenzione CITES, tra essi la riduzione significativa del numero di esemplari rispetto ai livelli storici di popolamento, l’importanza del commercio internazionale come fattore determinante per un livello di cattura eccessivo, all’origine del loro declino. Il gruppo consultivo ha anche espresso la propria valutazione sull’efficacia dell’attuale gestione delle specie.
 
Solo due delle sette specie proposte hanno soddisfatto i requisiti per giustificarne l’inserzione nell’elenco: il pesce sega e il capitone europeo. Il comitato di esperti ha riscontrato che le popolazioni di entrambe le specie presentano segni rilevanti di declino rispetto ai livelli passati, che il commercio internazionale è il fattore chiave del loro eccessivo sfruttamento e che, in passato la gestione di queste specie è stata in genere carente. Il gruppo di esperti ha anche giudicato che le difficoltà di attuazione effettiva ed i possibili effetti negativi della loro inclusione nell’elenco sarebbero trascurabili, ma che anzi questa operazione potrebbe contribuire alla loro conservazione.

… altre cinque no
Il gruppo di esperti ha invece ritenuto che le altre specie proposte non rispondessero ai criteri stabiliti per l’ammissione nell’elenco e che per la maggior parte di esse vi fossero limitazioni specifiche che avrebbero reso difficile l’attuazione delle restrizioni proposte dalla CITES e che avrebbero comportato oneri amministrativi aggiuntivi per le autorità locali, senza peraltro avere effetti positivi sulla loro conservazione.

Per tutte le specie a rischio necessaria una migliore gestione
Il gruppo di esperti ha osservato che mentre solo due delle specie candidate avevano i requisiti per entrare nell’elenco CITES, per tutte le altre cinque vi è stata una cattiva gestione della risorsa ed adesso la loro situazione è fonte di preoccupazione. Hanno raccomandato di intervenire con urgenza affinché lo sfruttamento non superi un livello accettabile. (Fonte: fao)