17.01.08 Luci e ombre della logistica per le OP ortofrutticole venete

 

Nel 2007 le Organizzazioni dei Produttori (OP) ortofrutticole venete attive erano 15: esse sono raddoppiate rispetto al 2000. In questo modo il valore della produzione commercializzata (VPC) è salito a 183 milioni di euro (+17% rispetto al 2000), ma è diminuito il VPC medio per OP (passato da 20 a 12 milioni di euro) e anche il numero totale di produttori associati alle OP (sceso da oltre 5.000 a poco meno di 3.800).
Sono segnali che evidenziano una difficoltà da parte delle OP ad effettuare una aggregazione effettivamente di tipo operativo delle produzioni e ad affrontare in posizioni meno svantaggiose la competizione esistente sul mercato nel settore ortofrutticole.
A questo si aggiungono le difficoltà di tipo logistico emerse dall’indagine diretta che Veneto Agricoltura ha effettuato nel corso del 2007. La produzione commercializzata dalle OP nel 2006 è stata di circa 328.000 tonnellate, movimentando più di 23,7 milioni di colli/cassette, per circa 514.000 unità logistiche in uscita, costituite per il 57% da pallet di cassette (circa 292.000 pedane), per il 37% da bins  (circa 190.000) e per il rimanente 6% da fusti. Ma l’efficienza logistica è un obiettivo ancora lontano. Oltre il 20% delle unità logistiche viaggia “non completo” e non refrigerato; i camion che all’andata viaggiano quasi completamente carichi, per il 64% tornano vuoti. In questo modo i costi del trasporto rappresentano il 10% dei costi totali delle OP (in media pari a 0,13 euro/kg) e il costo logistico è da due a quattro volte.

La realtà delle organizzazioni dei produttori (OP) ortofrutticole venete presenta una situazione con luci e ombre.

Infatti, le OP attive in Veneto a fine 2007, autorizzate a norma del Regolamento CE 2200/96, sono 15. Nel 2005 esse hanno associato 3.780 produttori di cui circa 3.500 organizzati in cooperative o altre società (di persone o di capitali): un numero superiore a quello del 2004 (quando erano 3.690), ma inferiore a quello del 2000, quando i produttori erano più di 5.000. Nel complesso è stata coltivata una superficie di oltre 13.100 ettari per una produzione di circa 317.000 tonnellate tra frutta e ortaggi. Nel 2006 tali valori sono stimati in aumento a oltre 13.500 ettari coltivati e 328.000 tonnellate di prodotto raccolto, circa il 27% della produzione ortofrutticola regionale (che in base ai dati provvisori dell’Istat, è stata di circa 1.208.000 tonnellate di frutta e ortaggi, escluse le patate). Il Valore della produzione commercializzata (VPC) nel 2005 è stato di circa 183 milioni di euro, in crescita del 12% rispetto al 2004, e rappresenta una quota del 20,3% del fatturato regionale di tale comparto.

Tuttavia, un’analisi di medio periodo evidenzia alcuni aspetti che segnalano una effettiva difficoltà da parte delle OP ad affermarsi come realtà in grado di affrontare con successo la competizione esistente nel settore ortofrutticolo. Dal 2000, infatti, il VPC aggregato dalle OP venete (nel frattempo passate da 8 a 15 in seguito alla riduzione dei limiti minimi di VPC richiesti per la creazione di una OP) è salito da 156 milioni a 183 milioni di euro (+17,3%). Tuttavia è diminuito il VPC medio per OP, sceso da 20 a 12 milioni di euro (-40%), ed è diminuita la quota del VPC aggregato rispetto al fatturato regionale del comparto (nel 2000 era del 22,2%, rispetto all’attuale 20,3%).

Un altro dato che suscita perplessità sul fatto che la capacità di aggregazione sia effettivamente di tipo operativo piuttosto che prevalentemente di tipo amministrativo, emerge
 suddividendo le OP in classi di fatturato e di dipendenti. Ne risulta che oltre il 60% di esse ha un fatturato superiore a 10 milioni, ma circa il 70% ha meno di cinque dipendenti: di fatto molte delle attività logistiche (magazzinaggio, preparazione del prodotto per la consegna, organizzazione e gestione dei trasporti) sono lasciate in capo alle singole cooperative associate.

Di conseguenza, sebbene nel complesso vengano movimentati più di 23,7 milioni di colli/cassette, circa 551.000 unità logistiche in entrata, costituite per il 67% da bins (circa 369.000), per il 27% da pallet di cassette (circa 149.000 pedane) e per il 6% da fusti (33.000) e 514.300 unità logistiche in uscita, di cui il 57% pallet di cassette (circa 291.600 pedane), il 37% da bins (circa 189.700) e il rimanente 6% da fusti (circa 33.000), l’efficienza logistica è un obiettivo ancora lontano.

Infatti, oltre il 20% delle unità logistiche in uscita partono “non complete”. Per raggiungere i circa 510 punti di consegna e gli oltre 2.200 clienti serviti nel 2006, l’85% delle OP si serve di mezzi di vettori terzi, che per il 20% delle consegne non sono refrigerati. Solo il 28% delle OP utilizza cassette a sponde abbattibili e i camion, se all’andata viaggiano quasi completamente carichi, per il 64% delle volte tornano vuoti. In questo modo, in media i costi del trasporto rappresentano il 10% dei costi totali delle OP (il valore dichiarato dalle OP è mediamente di circa 0,13 euro/kg) e il costo logistico è da due a quattro volte tanto!

Anche gli aspetti legati all’Information Technology costituiscono un punto critico per le OP venete: solo il 28% di esse utilizza “anche” l’email per il ricevimento degli ordini e lo scambio di informazioni con i fornitori e i clienti, prevalendo di gran lunga l’utilizzo del fax e del telefono. Tutte le OP hanno un sistema di rintracciabilità, ma solo il 43% ne utilizza uno completamente informatizzato e il 21% ne ha uno di tipo “misto”, dove di alcune informazioni viene tenuta traccia in modo manuale. Circa la metà delle OP utilizza il codice a barre per identificare i lotti (l’86% sia quelli in entrata che in uscita), ma ancora nessuna utilizza sistemi RF-ID a radiofrequenza come supporto AIDC, cioè per l’identificazione e il reperimento automatico dei dati di riconoscimento univoco del prodotto.

Tutto ciò si ripercuote sulla capacità di evasione degli ordini, che presentano lead time ridottissimi, in media di 2 giorni, ma con situazioni che vanno da poche ore (5-6 ore) a 4-5 giorni lavorativi, con il rischio di generare rotture di stock nelle forniture (per il 71% delle OP questo avviene in media 10 volte all’anno).

Se le OP ritengono di avere come punti di forza la gestione dei conferimenti e le consegne all’estero (le esportazioni costituiscono circa il 24% dei prodotti commercializzati), i punti considerati più critici sono la gestione del magazzino, la logistica interna e le consegne in ambito nazionale.

Ed è proprio su questi che probabilmente impattano maggiormente le difficoltà di tipo strutturale, logistico e di Information Technology evidenziate dalle stesse OP e sulle quali intendono anche investire.