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Nonostante anche nel 2014 sia continuato il calo delle aziende, la diminuzione delle superfici coltivate e anche la produzione, ci sono elementi per non considerare tutta “nera” la situazione del settore florovivaistico veneto. Infatti, anche negli ultimi anni il valore della produzione del comparto ha continuato a crescere, seppur leggermente, attestandosi a circa 210 milioni di euro nel 2014 (+6% rispetto a cinque anni fa).
Il numero di aziende venete attive è sceso a 1.563 unità a fine 2014 (-2,3% rispetto al 2013): in calo soprattutto le province di Verona (-4,5%) e Venezia (-4%). Padova, seppur in calo del -2,9% si conferma la prima provincia per numerosità delle aziende (465), seguita da Treviso (337 aziende, -1,5%).
La superficie destinata al florovivaismo in Veneto è diminuita di oltre 350 ettari, attestandosi a 3.180 ettari coltivati. In calo soprattutto le superfici coltivate in piena aria (2.230 ha, -13%), ma anche quelle in coltura protetta (circa 950 ha, -3,5%). A livello provinciale, in flessione soprattutto la provincia di Verona, che scende a circa 880 ettari coltivati, perde il 21,5% delle superfici investite. Padova, seppur registrando un calo del -9,4%, ritorna ad essere la prima provincia per investimenti, pari a circa 910 ettari. Seguono più staccate Treviso (520 ha) e Venezia (470 ha), entrambe in calo di circa il -5%.
La produzione complessiva regionale dovrebbe attestarsi a circa 1,4 miliardi di piante, in ulteriore calo del 12,9% rispetto al 2013. Negli ultimi due anni le produzioni sono diminuite di un terzo, riportandosi a livello del 2009. La perdita produttiva è da imputarsi principalmente al vivaismo orticolo (-14%), dove però l’ordine di grandezza è ovviamente diverso da quello degli altri comparti trattandosi di piantine; in ogni caso esso contribuisce ancora ad oltre l’80% del totale della produzione regionale. Quest’anno è più marcata l’evoluzione della dinamica produttiva, che negli ultimi anni sta portando ad un cambiamento negli orientamenti degli imprenditori che si stanno “spostando” da una produzione vivaistica a quella di prodotto finito: infatti il materiale vivaistico rappresenta nel 2014 il 57% della produzione complessiva, laddove nel 2011 ne costituiva circa l’85%, mentre il rimanente 43% è costituito da piante finite. Di conseguenza, le vendite ad altri vivaisti e/o aziende agricole, pur rappresentando sempre il principale canale commerciale, sono scese al 77%, mentre sono in crescita le vendite a privati/hobbisti, che si riportano a oltre il 10% del totale, come solo nel 2008, prima dell’inizio della crisi, e le vendite a dettaglianti.
Sotto questa luce, per quanto riguarda l’area di commercializzazione, assume un significato diverso l’aumento che negli ultimi due anni hanno avuto le vendite effettuate in ambito locale, passate dal 27% al 34%, motivate appunto dal recupero delle vendite a privati e hobbysti. Nel 2014 sono in ripresa anche le vendite in ambito nazionale, risalite a circa il 39% dopo la forte diminuzione registrata nel 2013, a scapito delle vendite dentro i confini regionali, che scendono leggermente sotto al 23%. Residuali e in calo le vendite all’estero, la cui quota rappresenta il 4,5% delle vendite del comparto.
Anche l’altro aspetto che negli ultimi anni veniva letto come un segnale delle criticità vissute dal settore, cioè la provenienza del materiale da coltivare, nel 2014 ha evidenziato segnali positivi di cambiamento che possono preludere a una potenziale inversione di rotta nel trend del settore. Infatti, dopo sei anni di continua crescita della percentuale di autoproduzione del materiale di base, nell’ultimo anno questa si è ridotta di oltre dieci punti, scendendo a meno del 57% del totale. Di contro, sono in crescita tutte le altre fonti di approvvigionamento, in particolare quelle di provenienza nazionale, passate dal 13% a quasi il 18% ed estera, salite dall’11% al 14%.
Ultimo aspetto interessante è la scomposizione del valore della produzione del settore, che come abbiamo visto è stato di circa 210 milioni di euro nel 2014, tra le tre macro-attività. L’analisi evidenzia che a partire dal 2008, è in continuo calo il valore della produzione di fiori e piante, sceso da 77 a 56 milioni di euro, mentre al contrario è in aumento sia il valore delle produzione di vivai (29 milioni di euro), strettamente connessa al servizio di realizzazione e sistemazione di parchi e giardini, che ha raggiunto i 126 milioni di euro e che ormai costituisce per oltre la metà al valore della produzione del settore.
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