Mercati ortofrutticoli in Veneto: nel 2020 perse quasi ottanta mila tonnellate

Anche nel 2020 i quantitativi di merce scambiata nei mercati ortofrutticoli veneti sono diminuiti, scendendo a circa 737,7 mila tonnellate, in calo del -9,4% rispetto al 2019. La grande flessione è probabilmente da imputare alle molteplici difficoltà generate dalle chiusure imposte in piena pandemia.

Si tratta comunque di un trend negativo in atto da quasi dieci anni, in cui le quantità veicolate si sono mantenute al di sotto della soglia psicologica del milione di tonnellate, e che sta registrando un’accelerazione. Negli ultimi cinque  anni, infatti, i mercati ortofrutticoli veneti hanno perso oltre 200 mila tonnellate di merce che, anziché transitare per le strutture mercatali hanno preso altre vie e seguito altri percorsi.

Anche il valore degli scambi ha registrato un calo rilevante, stimato pari al -4%, che ha ridotto il valore a 735 milioni di euro, contro i 766 milioni di euro dell’anno precedente: ad influire su tale performance è stata soprattutto la diminuzione delle quantità, dato che il prezzo medio nel 2020 è stato anche più alto di quello registrato nel 2019 (+6% rispetto all’anno precedente).

Sono questi i dati più significativi che emergono dalle analisi effettuate dagli esperti dell’Osservatorio Economico Agroalimentare di Veneto Agricoltura sui dati forniti dagli stessi mercati ortofrutticoli regionali.

Per quanto riguarda la categoria di merce scambiate, gli ortaggi si confermano al primo posto (poco meno di 390 mila tonnellate, ma in notevole riduzione rispetto al 2019, -9,6%), con una quota pari al 52,6% degli scambi. Seguono la frutta fresca (238 mila t, anch’essa in marcato calo rispetto all’anno precedente, -10,4%) con una quota del 32,3% e gli agrumi, che rappresentano circa il 14,3% delle merci scambiate (105 mila t, -6,3%). Rimane del tutto residuale (meno dell’1%) la quantità di frutta secca (circa 6 mila t), le cui quantità si sono ridotte significativamente rispetto al 2019 (-11%).

L’analisi dei dati raccolti conferma che i mercati di redistribuzione (Verona, Padova e Treviso) sorreggono gli scambi mercatali della regione Veneto ma con una quota in calo rispetto al 2019, con flessioni rilevanti nei mercati di Treviso (-7,6%), Verona (-8,4%) e soprattutto Padova (-11,6%). Per quanto riguarda i mercati alla produzione, le merci scambiate si attestano a circa 50.180 tonnellate, in ulteriore diminuzione rispetto al 2019 (-9,8%): da notare che nell’ultimo triennio la quantità è scesa a meno della metà rispetto a vent’anni fa. Gli scambi sono concentrati per circa l’89% (in lieve aumento rispetto al 2019), in cinque mercati principali: Lusia, Chioggia, Rosolina, Villafranca e Valeggio sul Mincio.

Per quanto riguarda i mercati al consumo, le quantità veicolate sono scese a circa 75.337 tonnellate (-6,8% rispetto al 2019) ma la flessione ha riguardato soprattutto il mercato di Bassano del Grappa (-14,5%) che negli ultimi cinque anni ha perso più del 70% delle quantità in transito. Va segnalato che, dopo una lunga serie negativa registrata nel periodo 2001-2010, quando questo tipo di mercati ha perso quasi la metà dei volumi scambiati, nell’ultimo decennio i volumi veicolati sono stati in ripresa e si mantengono su livelli maggiori rispetto a dieci anni fa.

Il confronto tra flussi in e out di merce per territorio di provenienza e destinazione evidenzia una riduzione delle provenienze dal territorio regionale (circa 172 mila tonnellate, -10% rispetto all’anno precedente), che costituiscono il 23,4% del totale. Gli arrivi dal territorio nazionale (escluso il Veneto) raggiungono le 390 mila tonnellate (-9% rispetto al 2019) ma la quota sul totale rimane pressoché invariata (52,6%). In notevole calo anche le quantità provenienti dall’estero (177 mila tonnellate, -9,5%), la cui quota comunque resta costante attorno al 24% del totale. Le importazioni dall’estero provengono per la maggior parte (67%, circa 200 mila tonnellate) dall’Unione Europea e in particolare da Spagna e Paesi Bassi, che da soli effettuano quasi il 50% delle spedizioni di frutta verso i mercati veneti. In grande crescita le importazioni da Sud e Centro America e dall’America settentrionale (circa 98 mila tonnellate contro le 48 mila del 2019), che soddisfano le esigenze di frutta e ortaggi nei periodi di contro stagionalità. In aumento è anche la merce proveniente dai paesi dell’Africa (22 mila tonnellate, +22,3%), la cui quota è pari al 6,9%.

In termini di destinazioni, il Veneto continua a svolgere il ruolo di piattaforma di rilancio dei prodotti ortofrutticoli, ricevendo le merci provenienti a livello nazionale, per la maggior parte dal Sud Italia (oltre la metà delle merci proviene da Sicilia, Puglia e Campania) ed effettuando una loro redistribuzione in particolare verso l’estero, la cui quota però ha subito un’ulteriore flessione rispetto al 2019 (circa 264 mila tonnellate -10,7% circa), attestandosi quindi al 35,8% sul totale delle merci in uscita. Le esportazioni sono ovviamente orientate principalmente verso i paesi di prossima vicinanza all’Italia e quindi Austria (20,6%), Slovenia (19%), Croazia (18%) a scapito della Germania che scende a 16,6%. Tra le “altre” destinazioni estere, la maggior parte sono rivolte verso Ungheria, Romania e altri paesi dell’Europa dell’Est. In flessione anche le spedizioni verso il territorio nazionale delle regioni confinanti, che si attestano su un volume pari a circa 122 mila tonnellate (-9%). In leggero calo anche le merci che rimangono all’interno dei confini regionali, che scendono a 351 mila tonnellate (-8,5% rispetto all’anno precedente), ma la loro quota rimane stabile intorno al 47% a conferma di un rinnovato ruolo di fornitura del mercato locale svolta dai mercati al consumo.

Tale dinamica registrata negli ultimi anni sembra segnalare un rinnovato interesse da parte di una certa tipologia di acquirenti (dettaglianti fissi e ambulanti, ho.re.ca, …), a rifornirsi direttamente presso i mercati ortofrutticoli all’ingrosso presenti sul territorio regionale. Nell’ultimo anno, tuttavia, il trend sembra essere stato trainato dal ritorno della Distribuzione moderna a rifornirsi presso i mercati ortofrutticoli per integrare e completare la propria offerta, considerato l’aumento delle vendite registrato da questa tipologia di punti vendita che ha in qualche modo controbilanciato la minor richiesta proveniente proprio da hotel e ristoranti, coinvolti in maniera più rilevante dalle chiusure imposte dal lockdown per il contenimento della pandemia da Covid-19

Per consultare e scaricare il report completo “Analisi dei mercati ortofrutticoli regionali 2020” clicca qui.