Bollettino Colture Erbacee n°43/2022 del 21.7.22 – LA QUALITA’ DEI SUOLI NELL’AGRICOLTURA CONSERVATIVA

FRESCO DI STAMPA su ‘AGRICULTURE’

La fertilità biologica e chimica indagate nei suoli delle aziende dimostrative di Veneto Agricoltura, che fin dal 2011/2012  avevano adottato le tecniche di agricoltura conservativa.  Le attività enzimatiche, tra le più adatte a rilevare l’evoluzione della fertilità a breve termine.

L’Agricoltura Conservativa (AC)  include pratiche incentrate sulla conservazione e il ripristino delle principali caratteristiche del suolo, come il contenuto di carbonio organico, la struttura e la biodiversità e attività microbica.

In un recente articolo pubblicato nella rivista scientifica Agriculture  (Changes in Soil Quality through Conservation Agriculture in North-Eastern Italy/Cambiamenti nella qualità dei suoli nel  Nord Est d’Italia sottoposti ad Agricoltura Conservativa), si riportano i risultati della sperimentazione iniziata nel 2011, con l’adozione delle misure agro-ambientali del PSR del Veneto, come la 214i, adottate dalle tre Aziende pilota e dimostrative di Veneto Agricoltura situate a Caorle (Venezia), Mogliano Veneto (Treviso) e Ceregnano (Rovigo), su appezzamenti  appaiati  per il confronto tra l’agricoltura conservativa (No tillage associato alla copertura continuativa del suolo mediante cover crops) e l’agricoltura  convenzionale.   La rotazione  prevedeva l’alternarsi contemporaneo su tutte e tre le aziende delle principali colture a seminativo: frumento-colza-mais-soia.

Tra i parametri indagati si sono potute rilevare differenze in termini di attività enzimatica del suolo, come FDA e β-glucosidasi attraverso analisi spettrofotometriche, contenuto di carbonio e azoto della biomassa microbica, carbonio organico e azoto totale, nonché le comunità di artropodi del suolo tramite l’indice QBS-ar.

Soprattutto le attività enzimatiche sono risultate essere prontamente e positivamente influenzate dall’adozione delle pratiche di AC, mentre  il carbonio totale e microbico, il contenuto di azoto e la comunità di microartropodi sono sembrati dipendere maggiormente dal fattore tempo che da quello agronomico. Le risposte alle pratiche di AC erano di grado molto diversificato nelle tre aziende, dando adito all’ipotesi che le differenze nelle caratteristiche strutturali del suolo possano possano condizionare fortemente l’efficacia della gestione in AC. Lo stock di azoto del suolo, forse dipendente dalla precedente gestione del suolo, potrebbe essere la caratteristica chiave in grado di influenzare l’evoluzione del suolo nelle condizioni studiate. I risultati fin qui ottenuti potrebbero essere utili per prevedere la reazione del suolo all’AC e più in generale sostenibile anche nel breve-medio periodo.
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