20.03.09 Crisi, primi effetti sull’agricoltura veneta



Riduzione delle macellazioni di vitelloni

(di cui il Veneto è leader produttivo a livello nazionale), forte calo degli occupati, crescita del numero di aziende agricole che sono uscite dal mercato nel quarto trimestre del 2008, minori superfici investite a causa della perdita di redditività da parte degli agricoltori.

Questi i primi effetti che la crisi economica in atto sta avendo sul comparto agricolo veneto e che emergono dalle analisi degli esperti dell’Osservatorio Economico di Veneto Agricoltura realizzate in collaborazione con l’INEA.

Nonostante sia ancora presto per rilevare tutti le ripercussioni che potranno esserci sull’agricoltura regionale, le prime stime parlano di un il valore della produzione agricola praticamente invariato rispetto al 2007 (4,7 miliardi di euro, -0,7%). Tuttavia, l’incremento dei costi di produzione (costi energetici, mangimi, concimi, antiparassitari, sementi…), causato dall’aumento dei prezzi delle materie prime e del petrolio, ha influito negativamente sul valore aggiunto agricolo veneto (saldo tra la produzione e i consumi intermedi), che per la prima volta si stima possa scendere sotto i due miliardi di euro, un calo a due cifre rispetto al 2007.

Difficoltà anche per l’occupazione: al terzo trimestre del 2008 (dati Istat) il numero di occupati nel settore agricolo regionale era diminuito di circa 28 mila unità rispetto alla fine del 2007(-38%), scendendo a circa 45.000 unità (il 2% del totale occupati regionale). Anche se mancano ancora i dati del quarto trimestre, si stima che nel complesso ci potrà essere una perdita di occupati in agricoltura nell’ordine del 20% annuo.

Per quanto riguarda il numero di aziende agricole attive iscritte alla Camera di Commercio (82.000, il 18% del totale regionale) si registra un calo del 3% rispetto al 2007 con un’accelerazione nell’ultima parte dell’anno. Difficoltà anche per l’export, in particolare per i prodotti forestali, la carne e il pesce fresco e trasformato e il lattiero caseario.

Il crollo dei prezzi dei prodotti agricoli registrato a partire dal secondo semestre 2008 è rilevante: la variazione degli indici dei prezzi alla produzione a febbraio 2009 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente indica perdite di oltre il 45% per i cereali, del 23% per gli olii, del 19% per i vini, del 17% per i semi oleosi, del 10% per il latte e derivati e gli ortaggi. Questo ha già indotto molti agricoltori a ridurre gli investimenti e non coltivare le terre, piuttosto che farlo in perdita.

Tutto ciò lascia prevedere un 2009 ancora più critico rispetto all’anno scorso, anche se bisogna considerare che alcuni cambiamenti possono avere anche un risvolto positivo. Il fatto che diminuiscano gli occupati, può significare un recupero di efficienza e di produttività del lavoro da parte delle aziende agricole, attraverso, ad esempio, la meccanizzazione di alcune lavorazioni. Inoltre, molto dipenderà, come sempre in campo agricolo, dalle condizioni atmosferiche stagionali e dall’andamento del mercato: tra qualche mese, di fronte ad una ripresa dei prezzi, potremmo ritrovarci a commentare una situazione completamente diversa e più favorevole per gli imprenditori agricoli.

 

Ufficio Stampa