25.02.2017 PREVISIONI ECONOMICHE D’INVERNO: LUCI E OMBRE


Le
economie di tutti gli Stati Membri dell’UE dovrebbero crescere, pur tra forti
incertezze. Più difficile la situazione in Italia.

Il
PIL nella zona euro è in crescita da 15 trimestri consecutivi e i livelli di
disoccupazione sono in calo, pur rimanendo a livelli ancora molto preoccupanti,
i consumi privati rimangono il motore dell’economia e gli investimenti crescono
pur rimanendo. E’ questa la fotografia delle previsioni economiche d’inverno
pubblicate nei giorni scorsi dalla Commissione europea, che prospetta un
aumento del PIL per la zona euro dell’1,6% nel 2017 e dell’1,8% nel 2018. Le
previsioni, inoltre, annunciano prospettive di crescita per le economie
avanzate, dovute in particolare alle aspettative di incentivi di bilancio negli
Stati Uniti. Questo, indirettamente, potrebbe portare dei benefici per la zona
euro, rilanciando le esportazioni dopo un 2016 insoddisfacente. L’inflazione
dovrebbe salire, raggiungendo nella zona euro l’1,4% nel 2018. La crescita
occupazionale dovrebbe invece rimanere contenuta ed è prevista,
conseguentemente, una riduzione della disoccupazione. Il disavanzo pubblico
aggregato della zona euro e il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbero
diminuire ulteriormente nel 2017 e nel 2018.

La
situazione in Italia
– In Italia, purtroppo, la situazione non è in piena
conformità con il restante quadro europeo. Il nostro Paese, infatti, risulta
essere quello che meno crescerà nella zona euro. Si stima una crescita del PIL
reale nel 2017 dello 0.9% grazie alla politica monetaria della BCE e alla
previsione di un aumento della domanda globale. La percentuale di crescita si
alza all’1,1% nel 2018. Anche in Italia i consumi dei privati rimangono la
fonte principale per la ripresa economica. Gli investimenti sono destinati ad
aumentare nel 2017 del 2,4% grazie agli incentivi fiscali e al Piano di Investimento
per l’Europa – noto come piano Juncker. Tutto questo, tuttavia, si inserisce in
un quadro di profonda incertezza dovuta soprattutto alle intenzioni, ancora
poco chiare, della nuova Amministrazione statunitense che potrebbe determinare
delle ricadute sul mercato europeo.