Foresta Demaniale Regionale Valdadige

 

 

 


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INQUADRAMENTO GENERALE



paesaggioLa Foresta Demaniale Regionale della Val d’Adige è ubicata nella valle omonima, nella parte settentrionale della provincia di Verona ed occupa un territorio di 1517.358 ettari compreso tra gli ampi versanti rocciosi che limitano longitudinalmente il corso del fiume. E’ limitata a Nord dal confine di Regione. Sulla destra idrografica dell’Adige, il confine scende dal Monte Cerbiolo lungo lo spallone sottostante, piega decisamente verso Nord raggiungendo quasi l’abitato di Mama d’Avio, nel fondo valle.
Nel versante opposto, sulla sinistra idrografica del fiume, il confine sale rapidamente seguendo le scarpate rocciose del Monte Montarione fino a raggiungere il suggestivo pinnacolo di Rocca Pia, prosegue poi per l’omonimo passo quindi, attraverso sfasciumi ed esposte pareti, raggiunge il Corno d’Aquilio.
Lungo tale percorso, posti ad intervalli regolari e progressivamente numerati, sono ancora visibili i cippi marmorei dell’antico confine tra la Serenissima ed il Tirolo risalenti al diciottesimo secolo e tuttora valido riferimento per qualsiasi operazione topografica e catastale. Parte della Foresta in comune di Dolcè, circa 200 ettari, ricade entro i limiti del Parco Naturale Regionale della Lessinia, e come tale risponde ai dettami di vincolo imposti dal Piano Ambientale del Parco.
In Foresta esistono molti sentieri che, considerando la conformazione orografica del territorio, percorrono in senso altimetrico i versanti della Valle; vestigia delle antiche vie di comunicazione delle popolazioni che da fondovalle salivano ai pascoli dell’altopiano lessinico o nella zona del Monte Baldo. Parecchi sentieri, soprattutto quelli che discendono dalla Lessinia, furono percorsi da generazioni di fedeli che devotamente li percorrevano a piedi per recarsi al Santuario della Madonna della Corona, posto nei pressi della Foresta, incastonato su un’altissima cengia e strapiombante sulla Valle dell’Orsa.

LA FORESTA E L’UOMO

pradasaccoLa foresta della Valdadige ha da sempre rappresentato un importante fonte di disparati prodotti forestali per le popolazioni locali, magro sostegno integrante le economie agricole di fondovalle.
Prima dell’acquisizione dei territori da parte dello Stato (1914 legge Luzzati) le proprietà formanti la attuale foresta erano condivise dai comuni di Brentino belluno e Dolcè, nonché da una numerosa schiera di piccoli proprietari privati. Gran parte dei boschi comunali erano affidati a censiti del comune medesimo tramite contratti poliannuali. Il taglio raso, senza rilascio di matricine, era il trattamento usuale nella proprietà privata e venivano rilasciate delle riserve per ricavarne in seguito legname per l’edilizia e per l’agricoltura. A questo tipo di trattamento si accompagnavano la raccolta della lettiera e delle foglie secche nonché lo sfalcio degli arbusti e della frasca per l’allevamento di piccoli animali domestici in special modo le capre.
L’intesissima utilizzazione provocò la scomparsa del bosco originario che lasciò spazio soprattutto nelle stazioni meno fertili alle attuali formazioni di Orno-ostrieto tipicamente pioniere e resistenti ad un’intensa ceduazione.

GEOLOGIA

valdadigeMorfologicamente il territorio in esame è caratterizzato dal profondo solco erosivo provocato dall’Adige, che condiziona il primo aspetto dell’ambiente e delle innumerevoli valli laterali discendenti dagli zoccoli montuosi dei Lessini e dai contrafforti del Monte Baldo.
Dal punto di vista tettonico la valle dell’Adige corrisponde a una grande anticlinale con direzione NNE – SSW, parallela alla imponente piega che forma ad Ovest la catena del Monte Baldo e dominata dalla sinclinale che sale da Rovereto, Mori, passando poi per Brentonico, Novezza, Ferrara di Monte Baldo, Caprino Veronese, Rocca del Garda.
Condizionata dalla disposizione dei versanti e dall’orientamento degli stessi la valle dell’Adige rappresenta un tipico esempio di valle glaciale alpina con disposizione Nord-Sud e quindi caratterizzata da pendenze modeste nel fondovalle e via via sempre più elevate fino ai limiti superiori della proprietà.
L’idrografia della foresta della Val d’Adige è caratterizzata dalla presenza dominante del fiume omonimo il cui lento scorrere divide la Foresta in due grossi appezzamenti corrispondenti a due differenti territori comunali.

CLIMA

Il clima che caratterizza la foresta della Val d’Adige è di tipo continentale con particolari modificazioni termiche dovute alla vicina presenza del lago di Garda che, soprattutto nella fascia più meridionale della Foresta, attenua l’ampiezza delle escursioni termiche ed apporta una benefica influenza nella distribuzione delle precipitazioni.
Il regime pluviometrico è di tipo subequinoziale con massimo relativo in primavera.
Le precipitazioni nevose sono scarse e concentrate nel periodo tardo invernale: pressoché trascurabili i danni provocati dal carico eccessivo di neve o da altri agenti meteorici.

LA VEGETAZIONE

montarioneLa Foresta demaniale di Valdadige presenta un’elevata variabilità vegetazionale determinata da una forte escursione altimetrica (da 100m fino a 1400 m) attraverso tutte le esposizioni, pendenze e gradi diversi di evoluzione del suolo.
Passando in rassegna le tipologie presenti alle quote inferiori, su esposizioni calde, suoli poco evoluti e generalmente su pendii elevati si insedia l’Orno-ostrieto con leccio (subass. Seslerio variae-Ostryetum quercetosum ilicis  Lasen et Poldini, 89). Le specie edificanti sono Ostrya carpinifolia, Quercus pubescens e Quercus ilex ed in minor grado Fraxinus ornus, Sorbus aria e S. torminalis. Lo strato arbustivo è spesso abbondante composto da Cotinus coggyria, Amelanchier ovalis, Juniperus communis, Coronilla emerus, mentre nello strato erbaceo sono presenti sia tappeti di graminoidi (Carex halleriana, Sesleria varia, Carex alba), di suffruttici (Erica carnea, Polygala chamaebuxus, Chamaecytisus purpureus, Teucrium chamaedrys, Ruscus aculeatus) che di altre nemorali (Cyclamens purpurascens, Hepatica nobilis, Buglossoides purpureo-coerulea).
A quote superiori su suoli leggermente più evoluti e freschi si insedia l’Orno ostrieto (ass. Seslerio variae-Ostryetum ). Si tratta della tipologia più diffusa che copre gran parte della Valdadige da quota 200 m fino a 900 m. La copertura è piuttosto densa anche se data da fusti di modeste stature e lenti accrescimenti. Le specie edificanti sono Carpino nero e Frassino minore seguito da un corteggio di specie minori quali Quercus pubescens, Prunus avium, Sorbus aria e poche altre.
Nello strato arbustivo sono presenti Coronilla emerus, Amelanchier ovalis, Viburnum lantana, Lonicera caprifolium. Lo strato erbaceo è dato da tappeti di graminoidi quali Sesleria varia e Carex alba e da numerose specie ruderali e poco esigenti (Erica carnea, Calamagrostis varia, Brachypodium silvaticum, Polygala chamaebuxus, ecc.)
Rare sono invece le tipologie a faggio dominante a causa della generale mesofilia e xerofilia della foresta. Sporadica è la presenza della Faggeta submontana  (associazione Carici-Fagetum non Moor 52) distribuita solo in alcune zone in quota.
Nelle stazioni più fresche di accumulo, come le forre o altri avvallamenti, sono presenti alcuni lembi di Aceri-Frassineti (ass.  Aceri-Fraxinetum ), una interessante tipologia di latifoglie nobili che si differenzia già a livello fisionomico per elevate densità e stature ed aspetto rigoglioso e lussureggiante. Varie sono le specie edificanti tra cui Acer pseudoplatanus, Tilia platyphillos, Fraxinus excelsior e le specie delle limitrofe tipologie (Fagus silvatica e Ostrya carpinifolia). Lo strato arbustivo è rado e oltre alla rinnovazione si annoverano poche specie quali Sambucus nigra, Euonimus latifolium, Daphne laureola. Ricco è invece lo strato erbaceo con numerose specie igrofile e sciafile quali Athyrium filix-foemina, Dryopteris filix-mas, D. cartusiana, Impatiens noli-tangere, Petasites albus, Aruncus dioicus, Circaea lutetiana  e numerosi muschi.
Seguono numerose superfici a rimboschimenti artificiali di resinose effettuati su diverse aree pascolive (es. M.te Cor, M.te Castelcucco) o su zone degradate (es. parti basse di Rio secco e di Cima Violoro). Chiaramente non è possibile dare una caratterizzazione tipologica a queste formazioni; si possono tuttavia distinguere due forme principali. I rimboschimenti di abete rosso e larice in quota su zone potenziali per le faggete, generalmente caratterizzati da un’elevata densità con rade latifoglie e i rimboschimenti di pino nero in quote più basse su zone magre, caratterizzati invece da densità più modeste e maggiori mescolanze con le latifoglie dell’orno-ostrieto.

LA FAUNA

Passando in rassegna le diverse componenti faunistiche presenti in foresta l’attenzione principale ricade sugli ungulati.
Il più diffuso è senz’altro il Capriolo (Capreolus capreolus) presente praticamente in tutte le aree boscate ad eccezione delle zone particolarmente aride e dirupate. Il territorio demaniale è infatti un ambiente ideale per questa specie in quanto composto da boschi di latifoglie, governati a ceduo, ricchi di varie specie, alternanti con prati e pascoli e su stazioni climatiche mai eccessivamente rigide.
Ormai accertata da diversi anni è la presenza di Cervo (Cervus elaphus) con soggetti giunti dal Trentino sia dal versante Baldo che dal versante lessinico. Un problema per questa specie è dovuto alla disgiunzione dei due versanti a causa della presenza nel fondovalle di strade, autostrada e, soprattutto, il canale artificiale che non consentono l’interscambio di soggetti.
Stabile è anche la presenza di Camoscio (Rupicapra rupicapra) grazie alla liberazione di vari esemplari da parte dell’Amministrazione provinciale di Verona. Attualmente sono presenti in tutta la cresta del M. Baldo e marginalmente nelle zone alte della Valle dei Fo e Valle di Valnasse. Le testate alte di queste due valli sono infatti caratterizzate dalla presenza di roccie con arbusteti sparsi (a faggio e carpino nero) ad elevate pendenze.
Di particolare interesse è la presenza di un altro ungulato: il cinghiale (Sus scrofa). La presenza di questa specie è frutto di liberazioni avvenute circa 15 anni fa che hanno portato ad una consistente popolazione che si estende in tutta la sinistra Adige.
Tra gli altri mammiferi presenti vanno ricordati i mustelidi quali il tasso, la donnola e la faina, mentre rara è la martora.
Abbastanza comune è invece la volpe, presente in tutte le fasce altimetriche, e la lepre (in particolar modo vicino ai terreni agricoli e ai prati); marginalmente presente è anche la marmotta (Marmota marmota) con colonie che sconfinano da Malga Cerbiolo.
Rari sono i tetraonidi in quanto prediligono zone fitoclimatiche più elevate. Sporadiche sono le segnalazioni di Francolino di monte (Bonasa bonasia), presente nelle vallecole umide e fresche sopra i 1000 m, mentre rarissime sono le segnalazioni di Gallo cedrone probabilmente per la mancanza di idonei boschi maturi.
Nelle creste più elevate, lungo i pendii rocciosi, a confine con prati e pascoli si possono ancora osservare brigate di Coturnice (Alectoris graeca); un tempo assai abbondante in tutto il M. Baldo ed ora in forte diminuzione per il generale degrado dei pascoli montani (suoi ambienti prediletti).
Tra le altre specie di avifauna vistosa di ambienti forestali va ricordata la beccaccia, ancora abbondante in periodo di passo, la civetta capogrosso, il picchio nero, l’astore e molti altri. Negli ambienti aperti di alta quota va menzionata l’aquila reale, il corvo imperiale ed anche rari avvistamenti di pellegrino.

Si ricorda che l’area è Sito di Interesse Comunitario (SIC) (DIRETTIVA 92/43/CEE “Habitat”) e Zona di Protezione Speciale (ZPS) (DIRETTIVA 79/409/CEE “Uccelli”) ed è quindi inserita nella RETE NATURA 2000.

DATI GEOGRAFICI

Dati Geografici
Provincia:
Verona
Comunità Montana: Comunità Montana della Lessinia tel. 045/915155; Comunità Montana del Monte Baldo tel. 045/7241600
Comuni:  Dolocè e Belluno Veronese
Superficie totale: 1528 ha
Superficie boscata: 1262 ha
Caratteristiche altimetriche: Altitudine minima 130 m/slm ca del Prete; Altitudine massima 1400 m/slm M.ga Prezagano

NOTIZIE UTILI

COME SI ARRIVA ALLA FORESTA DEMANIALE REGIONALE DI VALDADIGE

Dolcè e Brentino-Belluno, principali centri della Valdagige nel settore veronese, si possono raggiungere provenendo da Verona o da Trento seguendo la Statale 12. dell’Abetone (Verona – Trento).
Veloce è il collegamento con l’autostrada. Sulla A22 Brennero-Modena sono due le uscite: Affi, da dove si risale in direzione di Rivoli;Ala- Avio, in pieno territorio Terradeiforti.
Anche in treno si arriva in Valdadige. Sulla linea Verona-Brennero si incontrano le stazioni di Dolcè, Peri ed Avio. Il trasporto di biciclette è inoltre possibile su alcuni treni per maggiori informazioni consultate il sito www.trenitalia.it.

 

 

PER INFORMAZIONI

 

Veneto Agricoltura – Centro forestale di Verona – tel. 045/913620 fax 045/917800 foreste.verona@venetoagricoltura.org 
 

 

Comunità Montana della Lessinia tel. 045/915155

Comunità Montana del Monte Baldo (Caprino V.se) tel. 045/7241600

Corpo Forestale dello Stato (Caprino V.se) tel. 045/7241455

Provincia di Verona – assessorato al turismo Via delle Franceschine, 10 37122 VERONA info@tourism.verona.it


Uffici di informazione e accoglienza turistica – I.A.T. Verona
– stazione fs porta nuova Piazza XXV Aprile (cap 37138) Tel / Fax 045 8000861 iatfs@tiscalinet.it