Pagamento Unico Aziendale, principale conferma della riforma della PAC


Il progetto di riforma della PAC si annuncia con una sostanziale conferma: il PUA, che non sarà smantellato ma forse rafforzato

Il Pagamento Unico Aziendale, cardine dell’attuale politica agricola europea, non solo resterà in vita nei prossimi anni (in un primo momento si era parlato di un suo possibile smantellamento), ma potrebbe addirittura essere rafforzato attraverso uno “spacchettato” in quattro elementi: parte fissa e omogenea per tutti, pagamento “verde” aggiuntivo, supplemento per le aree svantaggiate, residuo “accoppiato”. La PAC post 2013 sarà quindi ancora incentrata su uno strumento la cui natura economica continua continua a rimanere ambigua.

Dentro i meandri del PUA

Come viene evidenziato nell’editoriale del numero di giugno di AgriRegioniEuropa, la Rivista on-line dell’Associazione Bartola (http://www.agriregionieuropa.univpm.it/riviste/agriregionieuropa_n25.pdf), il PUA, non può essere infatti definito un aiuto al reddito: nel calcolo manca ogni riferimento al reddito del percettore; non è un pagamento per servizi ambientali: il suo importo non è in relazione ai maggiori costi e ai minori ricavi per la produzione di “common goods”; dopo gli anni trascorsi dalla riforma del 2003, non può più essere inteso come un aiuto al cambiamento. Qualcuno lo ha ribattezzato: payment for doing nothing (pagamento per non fare niente). Dunque un giudizio impietoso alla luce dei tentativi (eco-condizionalità o altre simili soluzioni) di collegare la spesa a qualche obbligazione. Ma dato che l’importo, quale sia il metodo di calcolo (per ettaro, occupato, ecc.), è comunque predefinito rispetto al compito assegnato, il PUA rischia in grande misura di sottopagare qualcuno (mancando il risultato) e sovracompensare qualcun altro (sprecando denaro pubblico).

Strumento ambiguo o cavallo di razza su cui puntare?

L’ambiguità del PUA è evidente anche sotto un altro profilo. L’articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell’UE precisa cosa sono gli “aiuti di Stato” (vietati nell’UE agli Stati membri): origine pubblica dei fondi, vantaggio a favore di talune imprese o produzioni, impatto sulla concorrenza, incidenza sugli scambi tra Stati membri. Il PUA ha tutte queste caratteristiche. Esso sarebbe, in sostanza, incompatibile con gli stessi principi fondativi dell’UE. La natura ambigua rende peraltro molto difficile anche l’analisi del suo impatto sull’agricoltura e sullo sviluppo socio-economico dell’Unione. In pratica, sull’effettiva efficacia, efficienza e necessità del PUA mancano concrete valutazioni. Quali effetti – si chiede AgriReguioniEuropa – ha prodotto fin qui sulle decisioni imprenditoriali? Quali sulla competitività delle imprese agricole? Quali sul ricambio generazionale? Quali sui redditi stessi degli agricoltori? Quali sulla mobilità fondiaria? Quali sullo sviluppo delle zone rurali? Tutte domande che non hanno trovato fin qui risposte soddisfacenti, e c’è il sospetto che al riscontro di un’analisi scientifica molte avrebbero potuto essere negative. Ciò nonostante, come se niente fosse, si va avanti acriticamente con questa misura mentre, anche per il suo peso sul bilancio dell’UE, sarebbe un dovere per la Commissione e per i suoi sostenitori portare prove convincenti della sua utilità.

Un vantaggio c’è!

L’unico vero vantaggio del PUA è che la sua permanenza, allineando il futuro al passato, tranquillizza gli interessi costituiti della vecchia PAC nella speranza che, cambiando poco rispetto alla situazione attuale, la distribuzione dei fondi resti sostanzialmente invariata nell’immediato e, diluendo i cambiamenti, si procrastini il più possibile nel tempo. Nessuna meraviglia che, in queste condizioni, il 2° Pilastro sia passato in secondo piano tanto che, in vista della riforma del bilancio, si vocifera di una proposta Barroso volta a sacrificarlo per il dopo 2013 (contro la volontà del Parlamento europeo). In altre parole, come si chiede giustamente EuroRegioniEuropa: l’UE, con riferimento alla PAC, si è davvero imbottigliata?

Da non perdere!

Segnaliamo alcuni interessanti lavori pubblicati sul numero di giugno della rivista telematica AgriRegioEuropa diretta dal Prof. Franco Sotte, dell’Università di Ancona: Tra preventivi ex-ante e pagamenti ex-post, quanto spende l’UE per la PAC?, di Franco Sotte; L’impatto del I° Pilastro della PAC sulle scelte dei produttori agricoli e le conseguenze per il processo di riforma, di Daniele Moro e Paolo Sckokai; La chiave e la luce: perché valutare la riforma del I° Pilastro della PAC è difficile, di Roberto Esposti; Gli effetti del disaccoppiamento sul comparto COP: un’analisi con i dati RICA, di Carmela De Vivo e Francesco Vanni; L’analisi delle assicurazioni agricole come strumento di gestione del rischio sostenuto dalla PAC, di Simone Severini e Raffaele Cortignani; Valutazione dell’impatto delle riforme della PAC sulla domanda di fattori di produzione, di Fabio Bartolini, Davide Viaggi e Sergio Gomez y Paloma; Valutazione degli effetti della PAC sull’adozione di innovazione. Un’analisi in due casi di studio francesi, di Fabio Bartolini, Laure Latruffe e Davide Viaggi; Il futuro della PAC. Quale modello per una maggiore sostenibilità ambientale?, di Giacomo Giannoccaro; Schemi agro-ambientali e condizionalità: cosa determina il comportamento degli agricoltori?, di Eufrasia Giudicissi e Gianluca Stefani; Criteri alternativi per la scelta dei prodotti sensibili nel negoziato agricolo WTO, di Giulia Listorti, Markus Kempen, Jean Girardin e Tim Kränzlein; I mercati dei prodotti agricoli nei nuovi scenari mondiali, di Maria Sassi; L’etichettatura made in Italy dei prodotti alimentari: uno strumento a sostegno di strategie competitive per il mercato, di Corrado Giacomini; Il made in Italy dei prodotti alimentari e gli incerti tentativi del legislatore italiano, di Ferdinando Albisinni; Verso una governance dello spazio europeo di ricerca agricola: il modello SCAR, di François Constantin Severini; Un’analisi delle strategie delle imprese agro-alimentari italiane: creare o acquisire innovazione?, di Stefano Pascucci, Annie Royer e Jos Bijman; Le azioni dell’Unione Europea di informazione e promozione dei prodotti agricoli, di Filippo Arfini e Maria Cecilia Mancini; Una DOP per quali obiettivi? Le aspettative dei diversi portatori di interesse, di Francesca Galli.