Bollettino Colture Erbacee n°13/2023 del 24.2.23 – LA DIFESA INTEGRATA DEL MAIS NELLE PRIME FASI DI SVILUPPO (5)

RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI

Nei precedenti Bollettini sono state descritte le strategie, prevalentemente preventive – agronomiche, per ridurre drasticamente il rischio di danno da altre avversità del mais (nottue, virus, uccelli, diabrotica) nelle prime fasi di sviluppo senza l’utilizzo di fitofarmaci chimici di sintesi.Per prendere la decisione su eventuali trattamenti al fine di proteggere il mais nelle prime fasi di sviluppo si deve quindi valutare il rischio di danno dagli altri fitofagi del terreno, in particolare gli elateridi.

LA DIFESA INTEGRATA DAI FITOFAGI TERRICOLI (ELATERIDI)

INDIVIDUAZIONE AREE CON POPOLAZIONI SOPRA E SOTTO LA SOGLIA DI DANNO: VALUTAZIONE RISCHIO, MONITORAGGIO, CONFRONTO CON LE SOGLIE DI DANNO
Nelle prime fasi di sviluppo del mais, ove si manifestano danni ai semi e alle piantine, fino alle 8 foglie, gli attacchi sono principalmente causati dagli elateridi, con la prevalenza delle specie Agriotes sordidus e A. brevis, più limitatamente A. ustulatus e A. litigiosus; il danno da altri fitofagi ipogei, invece, è trascurabile e occasionale (talora significativo quello delle nottue, il cui danno è distinguibile da quello di elateridi anche dai sintomi*- si veda BCE 8/2023) .

Le larve di elateridi, chiamate comunemente “ferretti” (foto a lato) per il loro colore rugginoso, vivono nel terreno e si nutrono degli organi sotterranei delle piante. Nel caso del mais, possono danneggiare i semi in germinazione o la piantina, prima dell’emergenza o nelle prime fasi di sviluppo. Nei limitati casi di forte attacco, si possono avere fallanze estese, spesso in maniera localizzata, in relazione alla densità di larve presenti nel terreno.

Fattori di rischio
Le condizioni favorevoli per il verificarsi di danni da elateridi sono:
a – un elevato contenuto di sostanza organica (>5%), come si può riscontrare nei terreni torbosi;
b – la semina del mais dopo la rottura di prati, medicai o incolti (se l’aratura precede la semina di qualche mese – autunno-inverno);
c – mais in avvicendamenti colturali che prevedano una copertura continua del suolo per la presenza di prati (ad esempio medicai o prati di graminacee in precessione) e doppie colture (ad es. loiessa-mais, colza-sorgo, colza-soia, frumento-soia, loiessa-mais); si stima tuttavia che, anche in queste condizioni, nella maggior parte della superficie a mais le popolazioni restino sotto la soglia di danno; la prevenzione consiste nel collocare le colture suscettibili lontane dalle precessioni a maggior rischio, e subito dopo quelle a minor rischio (ad es. dopo leguminose annuali, compresa soia);
d – danni apprezzabili da elateridi verificatisi nell’appezzamento nel recente passato;
e – scarso drenaggio e avvallamenti (ad es. terreni sistemati a cavino) che determinano ristagno idrico o condizioni di umidità in superficie per tempi prolungati;
f – presenza elevata di aree incolte/inerbite attorno all’appezzamento considerato o di colture come descritto ai punti b e c; tali condizioni aumentano la presenza degli adulti e quindi il potenziale delle ovideposizioni;
g- la densità degli adulti e quindi anche il rischio di ovideposizioni può essere ben valutato con l’uso di trappole a feromoni. Sono state recentemente aggiornate le soglie di rischio per le catture di adulti.
Il superamento delle seguenti soglie aumenta il rischio di danno alla produzione, cioè di avere successivamente popolazioni di larve che superano la soglia di danno.

Per valutare se questo si è verificato si può procedere il monitoraggio delle larve. Le diverse condizioni favorevoli sopra descritte, singolarmente o in combinazione, determinano maggiori ovideposizioni e/o una maggiore sopravvivenza delle larve. 

LA SINTESI DEL PERCORSO DECISIONALE (vedi: albero decisionale)

Nel caso si accerti il superamento della soglia, in base ai principi della Difesa Integrata, in primo luogo si deve valutare la possibilità di applicare soluzioni “non chimiche”:

i)spostamento della coltura in un appezzamento senza fattori di rischio e semina di una coltura in alternativa, poco suscettibile (ad es. soia);
ii)inserimento nell’avvicendamento di una coltura biocida (ad es. Brassica juncea  ISCI 99) da interrare prima del successivo mais;
iii) applicazione di sostanze non chimiche di sintesi efficaci, registrate per l’uso.

Applicando la Difesa Integrata come sopra descritto, il rischio di danno da elateridi diventa basso e può essere  oggi coperto con oneri molto contenuti con specifici fondi anche agevolati, offerti da Agrifondo mutualistico Veneto e Friuli.

AGGIORNAMENTI 2022: IMPARARE DALL’ESPERIENZA

Andamento del rischio

Le verifiche sull’andamento del rischio sono effettuate, con monitoraggi e rilievi, dal 2014 anche su un campione fisso di aziende con circa 400 ettari/anno di mais non trattati con geoinsetticidi o seme conciato con insetticidi, rappresentativi degli avvicendamenti più diffusi, ,; anche nel 2022 l’ incidenza di danni da elateridi, tale da ridurre la produzione, è risultata inferiore al 1% della superficie seminata; tale valore è stato confermato dall’ìncidenza delle richieste danni al fondo mutualistico che copre i danni da fitopatie/avversità nelle prime fasi di sviluppo.

Alternative come prodotti di derivazione naturale: è stata ripetuta (vedi BCE 12/2022) la sperimentazione sulla valutazione del nuovo prodotto a base di Spynosad alla dose di 12 kg/ha su mais in un appezzamento (parcelle 39 m2; 8,0 semi/m2 ) con popolazione elevata di A. brevis (nel 2021 la popolazione elevata era di A. sordidus); non si sono registrate differenze statisticamente significative nel numero totale di piante danneggiate da elateridi tra testimone (66%)  e trattato (50%); la media delle piante totali danneggiate delle parcelle con il seme conciato con l’insetticida testato Cyantraniliprole, di recente introduzione e messa in confronto,   è risultata del 29% pur significativamente inferiore al testimone all’analisi statistica.

DIFESA INTEGRATA = SUPERFICIE TRATTATA
CON GEOFDISINFESTANTI O CONCIANTI < 5%
L’esperienza di oltre 30 anni di osservazioni condotte principalmente in Veneto e Friuli dimostra che il rischio di danni che possono comportare una riduzione della produzione interessa n media meno del 5% delle superfici investite a mais. Pertanto il risultato dell’applicazione della DI dagli elateridi è, in media,  meno del 5% di superficie coltivata a mais trattata con geodisinfestanti e/o insetticidi concianti del seme.


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