Filiere corte e agricolture locali importanti per il futuro della PAC


Rappresentano un potenziale economico in grado di generare posti di lavoro

Il Commissario europeo per l’Agricoltura e sviluppo rurale, Dacian Ciolos, ha ribadito l’importanza delle filiere corte e delle agricolture locali, fondamentali per rafforzare la Politica Agricola Comune. I dati parlano chiaro: più del 15% delle aziende UE smerciano a livello locale più della metà dei loro prodotti e più di un cittadino su due si serve della filiera corta. Uno studio condotto su 26 aziende francesi dedite alla vendita diretta ha portato alla luce che generano 170 posti di lavoro permanenti e 200 stagionali, cioè molto più di una grossa azienda. Pur costituendo un grande potenziale economico, le realtà locali trovano diversi ostacoli: nonostante esista la domanda questa non è ancora sufficientemente strutturata, identificata e accessibile. Si aggiungono inoltre una serie di pregiudizi infondati: primo fra tutti quello secondo il quale le filiere corte favoriscono le piccole aziende non competitive producendo per i consumatori più ricchi.

I vantaggi della filiera corta

La filiera corta sebbene costituisca una scelta difficile, poiché richiede di uscire dagli schemi abituali e lo sviluppo di particolari competenze, porta senza dubbio innumerevoli vantaggi:

– ai consumatori, che tengono alla qualità, alla varietà dell’offerta di prodotti agricoli e alle tradizioni;

– alla salute economica del settore agricolo. Le filiere corte, anche se non diventeranno la parte più cospicua delle vendite, contribuiranno a creare un indispensabile supplemento di valore aggiunto;

– alla risoluzione di problemi vari come quelli legati agli sprechi energetici connessi a inutili trasporti di merci e agli sprechi di prodotti alimentari che vanno persi nelle varie tappe della catena logistica.

Le agricolture di piccole dimensioni: un punto di riferimento

L’UE ha dunque bisogno di tutti i tipi di agricoltura, comprese appunto quelle di piccole dimensioni, al fine di valorizzare tutti i suoi modelli agricoli senza differenze. “Dobbiamo capire meglio questo modo di commercializzazione – ha sottolineato Dacian Ciolos – dobbiamo riscoprirlo. Una volta fatto questo lavoro di analisi e di riflessione, sarà probabilmente necessario tradurre meglio questa nuova realtà dei sistemi di approvvigionamento alimentare, per dar loro la legittimità che meritano e permettere loro di continuare a svilupparsi, in condizioni appropriate”.