30.11.2011 Cansiglio (Bl – Tv), Troppi cervi, il bosco “bonsai”


Allarmanti i dati emersi nel convegno odierno di Veneto Agricoltura dedicato all’impatto degli ungulati sull’ecosistema. A rischio la biodiversità animale e vegetale. La risposta nel piano, approvato, di controllo del cervo.

Troppi cervi equivale a meno caprioli, galli cedroni e francolini. Troppi cervi, meno latifoglie e abete bianco. La causa? Il brucamento eccessivo. Andando avanti così potrebbe essere messa a rischio la biodiversità vegetale ed animale nella Foresta del Cansiglio (Bl – Tv) per il sovra numero degli ungulati (circa 3.000 capi stimati a fine estate 2010).

Questo il dato di partenza emerso oggi nel convegno Impatto del cervo nell’ecosistema forestasvoltosi a cura di Veneto Agricoltura nella Corte Benedettina di Legnaro (Pd).

La popolazione di cervi, cresciuta nel famoso bosco dell’Alpago a dismisura e senza freni naturali da diversi anni, incide in modo sempre più marcato sull’ecosistema foresta. Ogni primavera, nella Piana del Cansiglio, giungono in massa le popolazioni di cervi – ne sono stati contati circa novecento una sera, quest’anno -, i quali durante la cattiva stagione rimangono invece nelle aree limitrofe, più calde. Partoriscono 1 o 2 cerbiatti a fine primavera e in parte abbandonano poi il territorio con l’arrivo del freddo e, soprattutto, della neve.

L’impatto sulla vegetazione è pesante. Vaste aree di bosco stentano infatti a rinnovarsi a causa dei brucamenti eccessivi del sottobosco. E il danno è facilmente riconoscibile per la forma a “bonsai” che assumono le piante colpite, soprattutto abete rosso e faggio. Il bosco così non può crescere.

Durante l’incontro è emerso anche, ha sottolineato Michele Bottazzo, faunista di Veneto Agricoltura, che le osservazioni di quest’anno (2011) registrano un piccolo calo della presenza del cervo in Cansiglio (circa del 20%) dovuto probabilmente all’azione congiunta della messa a dimora delle recinzioni sui prati a pascolo e dall’attività di dissuasione mediante spari con dardi esplosivi per allontanare gli animali dalle aree più delicate. Ciò non significa che il pericolo sia scampato e che ci sia un calo del trend di popolazione. Probabilmente il cervo ha ampliato l’areale e si nasconde di più e meglio.

Plurime sono le metodologie di intervento. Come sostenuto dal Prof. Maurizio Ramanzin (Università di Padova), l’approccio però del problema deve essere sistemico, valutando tutti i pro e contro, nella direzione della salvaguardia dell’intero ecosistema. Visione che porta alla necessità di intervenire con una certa urgenza. Il cervo poteva essere una risorsa, ha concluso Ramanzin, ora è un problema.

E per questo il Piano di controllo del cervo in Cansiglio, approvato al fine di salvaguardare e tutelarel’ecosistema agroforestale da un’eccessiva presenza di ungulati e sottoscritto dalla Regione Veneto, dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dal Corpo Forestale dello Stato dalle Province di Belluno e Treviso dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie e da Veneto Agricoltura, prevede l’abbattimento nell’area demaniale del Cansiglio di 40 capi annui a cura del personale di polizia delle Amministrazioni Provinciali e del CFS e il prelievo di 360 capi (120 per provincia) in modalità caccia, e per questo inserito nei piani venatori, nelle riserve limitrofe alla Piana.

 

Ufficio Stampa