news dal Parlamento europeo


Dal Parlamento europeo

Bilancio: maggiori responsabilità per gli Stati membri

Il Parlamento ha concesso il discarico per l’esecuzione del bilancio 2005. Allo stesso tempo i deputati rilanciano l’idea delle “dichiarazioni nazionali” e reclamano che gli Stati membri si assumano la responsabilità della gestione dei fondi comunitari. Sollecitano anche la razionalizzazione del rapporto costi/benefici dei controlli sulla spesa comunitaria.
Dopo una lunga sessione di votazione, il Parlamento ha concesso il discarico per l’esecuzione del bilancio 2005 a tutte le istituzioni dell’UE e alle sue agenzie. Ha però sottolineato che, dopo 12 anni, la Corte dei conti non è stata in grado di certificare l’assenza di errori con una «dichiarazione di affidabilità» positiva. Durante il dibattito, peraltro, i deputati hanno deplorato l’assenza di un rappresentante del Consiglio, nonostante il Parlamento chiedesse una maggiore responsabilizzazione degli Stati membri nella gestione dei fondi comunitari.

Un passo avanti verso una dichiarazione attestante l’affidabilità dei conti
Per memoria, il principio delle dichiarazioni nazionali era nato nel quadro della procedura di discarico 2003. Queste dichiarazioni avrebbero l’obiettivo di ottenere da parte degli Stati membri la garanzia che dispongono di sistemi di controllo efficaci. I deputati insistono affinché queste dichiarazioni siano firmate da delle “autorità responsabili” a livello nazionale.

Anche se l’articolo 274 del Trattato UE precisa che è la Commissione ad essere responsabile della gestione del bilancio, la cogestione delle spese comunitarie con gli Stati membri riguarda l’80% del bilancio. La situazione è in evoluzione visto che i Paesi Bassi hanno adottato il principio della dichiarazione nazionale mentre altri, come il Regno Unito e la Svezia, stanno valutando questa eventualità, anche se la proposta si era arenata al Consiglio.

Queste dichiarazioni nazionali, secondo la relazione dell’eurodeputato Salvador GARRIGA POLLEDO sul discarico 2005, possono essere di diverso tipo al fine di corrispondere alle realtà dei diversi sistemi politici degli Stati membri. Queste dichiarazioni permetterebbero inoltre di migliorare la qualità dei sistemi di controllo e la supervisione e, quindi, la gestione del bilancio comunitario. La relazione evidenzia quindi che tali dichiarazioni potrebbero contribuire a facilitare l’ottenimento di una dichiarazione di affidabilità (DAS) positiva da parte della Corte dei conti.

La Commissione è quindi invitata a proporre al Consiglio un progetto di dichiarazione di gestione nazionale fondata su delle sottodichiarazioni delle diverse strutture nazionali e, possibilmente, con la partecipazione delle istituzioni di controllo nazionale.

L’importanza di queste dichiarazioni nel contesto della verifica delle spese comunitarie è evidenziata dal fatto che, in settori molto importanti della gestione del bilancio comunitario – come le spese della politica agricola comune, i Fondi strutturali, le politiche interne, le azioni esterne, il programma SAPARD – la Corte dei conti ha osservato che l’efficacia dei sistemi di sorveglianza e di controllo deve essere migliorata. Queste carenze, sottolineano infatti i deputati, impediscono di concedere una dichiarazione di affidabilità positiva.

Verificare gli errori, ma non a qualsiasi prezzo
I deputati chiedono che sia chiarita la questione del tasso di errore accettabile, dopo aver realizzato una valutazione de costi di controllo. Ritengono infatti fondamentale tener conto del rapporto costi/benefici tra le risorse utilizzate per i controlli e i risultati degli stessi. Il Parlamento, d’altra parte, osserva con grande preoccupazione il numero importante di errori rilevati dalla Corte per quanto riguarda le operazioni a livello del beneficiario finale.

E’ quindi chiesto alla Commissione di rafforzare maggiormente la sorveglianza che esercita sui controlli delegati agli Stati membri. Se i sistemi di controllo nazionali si avverano insufficienti, la Commissione dovrebbe fissare delle scadenze chiare e infliggere delle sanzioni se non sono rispettate.

Migliorare il recupero dei fondi
Secondo i deputati occorre anche privilegiare un recupero efficace dei fondi comunitari indebitamente spesi. Questo compito dovrebbe spettare alle autorità degli Stati membri e dovrebbe comprendere anche la pubblicazione dei debitori che rifiutano di ottemperare all’obbligo di rimborso. Il miglioramento del recupero dei debiti, peraltro, permetterebbe di accrescere la credibilità delle istituzioni europee. Sulla stessa linea, la Commissione dovrebbe semplificare e applicare la legislazione vigente in materia di sospensione dei pagamenti in caso di necessità e passare all’azione quando le esigenze basilari non sono rispettate dagli Stati membri.

Trasparenza
Il Parlamento accoglie con favore l’iniziativa sulla trasparenza della Commissione europea, ma le chiede di fare tutto il possibile affinché gli Stati membri offrano al pubblico il diritto alle informazioni – via un sito web – sui progetti e i beneficiari dei diversi fondi comunitari che rientrano nella gestione condivisa. Analogamente, si aspetta che gli Stati membri sostengano e completino tale iniziativa, garantendo a loro volta «una piena trasparenza nel loro utilizzo dei fondi comunitari». Infine, la Commissione è invitata a pubblicare i dati legati a gruppi di esperti ai quali si rivolge per lo svolgimento della sua attività, compresi i nomi e i campi di competenza delle persone che partecipano a questi gruppi.

Politica agricola
Il Parlamento si felicita vivamente per il fatto che la Corte riconosce che il sistema integrato di gestione e di controllo (SIGC), «ove correttamente applicato», è un sistema efficace per limitare il rischio di errori o di spese irregolari. Constata tuttavia con preoccupazione le reiterate critiche mosse dalla Corte nei confronti della procedura applicata attualmente nell’ambito della liquidazione dei conti della politica agricola comune. I deputati ribadiscono quindi che la cooperazione degli Stati membri con la Commissione al fine di garantire la legittimità e la regolarità delle operazioni a livello dei destinatari finali «è indispensabile», e invitano caldamente la Commissione a intensificare i controlli successivi ai pagamenti e ad assicurare il recupero dei pagamenti irregolari.

Azioni strutturali
Il Parlamento si dichiara particolarmente soddisfatto che, nel quadro dell’Iniziativa europea in materia di trasparenza e conformemente alla nuova normativa sui Fondi strutturali per il periodo 2007-2013, gli Stati membri siano tenuti a comunicare le informazioni sui beneficiari dei finanziamenti comunitari e che alla Commissione incomba l’obbligo di pubblicare tali informazioni. Si rammarica, tuttavia, che la Corte abbia rilevato deficienze relative ai sistemi di controllo nazionali e un livello di errori rilevante, che pregiudicano l’affidabilità delle dichiarazioni finali di spesa presentate dagli Stati membri.

I deputati, inoltre, deplorano il fatto che in un numero ristretto di Stati membri «persistano alcuni problemi noti», che danno luogo a riserve ricorrenti, e insistono affinché la Commissione segua da vicino le misure adottate dalle autorità nazionali e garantisca che tali misure sono adeguate.

Trasporti e turismo
La relazione si compiace che i tassi di utilizzazione degli stanziamenti sia d’impegno che di pagamento per i progetti relativi alle TEN-T continuino ad essere elevati, toccando in entrambi i casi quasi il 100%. Ma i deputati deplorano il fatto che, ciononostante, l’attuazione dei progetti continui ad essere «lenta e insoddisfacente», pur ammettendo che il completamento di progetti di infrastrutture dei trasporti generalmente richiede diversi anni.

Cultura e istruzione
Il Parlamento considera che l’ulteriore semplificazione dei requisiti per i candidati ai nuovi programmi pluriennali – quali Gioventù in azione, Europa per i cittadini e Cultura 2007 – sia un passo necessario «verso un’Unione più vicina ai cittadini».

Diritti della donna e uguaglianza di genere
Pur compiacendosi dell’aumento degli stanziamenti assegnati alla terza fase del programma Daphne, il Parlamento si dice preoccupato per la capacità amministrativa «rimasta invariata» e chiede pertanto che sia condotta un’indagine che possa fornire ulteriori chiarimenti in merito al basso tasso di esecuzione (58%). Richiama poi l’attenzione sull’assenza di dati riguardo alle attività di promozione dell’uguaglianza di genere che hanno ricevuto un sostegno dai Fondi strutturali e invita la Commissione a porre rimedio a tale situazione.

Riferimenti
Salvador GARRIGA POLLEDO (PPE/DE, ES) – Relazione sul discarico relativo all’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2005, Sezione III – Commissione – Procedura: Bilancio – Dibattito: 24.4.2007 – Votazione: 24.4.2007

 

I futuri ampliamenti non escludano altre regioni dai fondi di coesione

Il Parlamento chiede che le nuove adesioni non compromettano l’ammissibilità ai fondi regionali delle attuali regioni beneficiarie. Allo stesso tempo i deputati si dicono preoccupati per lo sperpero di risorse UE visto che la situazione in diverse regioni non è migliorata malgrado l’intervento dei fondi comunitari. Chiedono anche di rafforzare le responsabilità degli Stati membri e di sviluppare l’impiego di risorse private. Sanzioni più severe solo sollecitate contro gli abusi.
La capacità d’integrazione dell’Unione europea significa soprattutto che essa deve essere in grado, alla luce della realtà di bilancio, di perseguire l’obiettivo della coesione sociale, economica e territoriale. E’ quanto afferma la relazione dell’eurodeputato Markus PIEPER approvata dal Parlamento con 473 voti favorevoli, 113 contrari e 104 astensioni – ritenendo necessario che, al momento dell’adesione di ciascun paese candidato, si stabilisca «se l’UE sia capace di accoglierlo».

A loro parere, inoltre, occorre una riforma istituzionale, finanziaria e politica nel contesto della revisione del quadro finanziario dell’UE. Anche perché una politica di coesione «efficiente ed onesta» è «impossibile» senza portare la spesa UE all’1,18% dell’RNL dell’UE. D’altra parte, vista l’attuale situazione del sistema delle risorse dell’Unione, «sarebbe difficile finanziare eventuali futuri ampliamenti senza mettere a rischio l’efficacia delle attuali politiche di coesione».

Per il Parlamento, inoltre, i futuri ampliamenti «non dovranno condurre ad un’esclusione di un numero ancora maggiore di regioni dell’Unione europea dall’ammissibilità ai finanziamenti della politica di coesione nel quadro dell’attuale obiettivo 1, sulla base dell’effetto statistico e senza che siano effettivamente eliminate le attuali disparità». La Commissione, nel quadro dei prossimi ampliamenti, è quindi invitata a calcolare periodicamente, in modo differenziato a seconda di ciascuno Stato, la spesa di politica regionale che l’UE sosterrebbe e quali conseguenze ne deriverebbero per l’attuale ammissibilità al sostegno delle regioni.

D’altra parte, i deputati manifestano la propria preoccupazione per il fatto che in talune regioni l’aiuto UE sia «scarsamente mirato». Notano di conseguenza che, malgrado l’assistenza finanziaria pluriennale, la situazione in queste regioni non migliora, «provocando uno sperpero di risorse comunitarie». D’altra parte, il Parlamento ha accolto un emendamento del PPE/DE e dell’ALDE che ha soppresso il paragrafo che chiedeva l’introduzione di un periodo di tempo massimo durante il quale le regioni possano ricevere finanziamenti strutturali per evitare che si verifichino situazioni nelle quali le regioni che per molti anni hanno beneficiato dell’aiuto dell’UE continuano a restare allo stesso basso livello di sviluppo.

Secondo i deputati, inoltre, per l’efficacia della politica di coesione, «è indispensabile rafforzare la responsabilità propria degli Stati membri». Ma accogliendo a larghissima maggioranza un emendamento avanzato da PPE/DE e ALDE, il Parlamento ha soppresso il paragrafo che chiedeva di giungere a tale scopo attraverso più elevate aliquote nazionali di cofinanziamento, «soprattutto nelle regioni che hanno già ottenuto il finanziamento UE in vari periodi di programmazione». E’ anche necessario che l’UE sfrutti maggiormente l’effetto leva degli strumenti di prestito e che sia sviluppato l’impiego di risorse private quale fonte di cofinanziamento del sostegno strutturale.

La relazione, infine, chiede sanzioni più severe in caso di evidente abuso dei finanziamenti nonché più efficienti procedure di recupero dei fondi. In proposito, i deputati fanno presente che un’efficace lotta alla corruzione e lo sviluppo di capacità amministrative costituiscono una condizione preliminare determinante per ottenere i finanziamenti strutturali. Pertanto chiedono «un’applicazione coerente ed inflessibile degli strumenti di controllo».

Background
L’adesione della Romania e della Bulgaria ha fatto aumentare del 9% la superficie dell’UE-25 ammissibile al finanziamento strutturale UE e la sua popolazione del 6%, ma a ciò è corrisposta una diminuzione del PIL pro-capite del 5%. L’adesione della Croazia aumenterebbe dell’1,3% la superficie dell’UE-27 e la sua popolazione dello 0,9%, mentre quella della Turchia comporterebbe un incremento della superficie dell’UE-27 del 18,3% e della sua popolazione del 14,7%, con una riduzione però del suo PIL pro-capite del 10,5%. L’adesione degli altri paesi dei Balcani occidentali, peraltro, comporterebbe un aumento della superficie UE-27 del 4,8% e della sua popolazione del 4%, con una contemporanea riduzione del PIL pro-capite del 3,5%.

Dalle stime risulta che tutti i paesi che beneficiano dell’aiuto UE di preadesione nonché la completa presa in considerazione della Romania e della Bulgaria richiederebbero altri 150 miliardi nel corso dell’attuale periodo di finanziamento, in base al regime di politica strutturale in vigore. La Croazia, in base a calcoli effettuati secondo l’attuale quadro normativo, richiederebbe solo il 7% delle risorse strutturali supplementari, e gli altri paesi dei Balcani occidentali ammissibili agli aiuti di pre-adesione richiederebbero il 9,2%, mentre la Turchia da sola beneficerebbe del 63%.

Link utili
Comunicazione della Commissione – Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2006-2007 comprendente una relazione speciale sulla capacità dell’Unione europea di accogliere nuovi Stati membri

Riferimenti
Markus PIEPER (PPE/DE, DE) – Relazione sulle conseguenze dei futuri ampliamenti sull’efficacia della politica di coesione – Procedura: Iniziativa – Dibattito: 23.4.2007 – Votazione: 24.2.2007