Prodotti a Denominazione di Origine in Veneto: un’analisi dell’attrattività per le imprese agricole

 

Il sistema agroalimentare italiano è oggi una realtà particolarmente articolata, in cui i prodotti a maggior valore aggiunto rappresentano per le imprese un vantaggio competitivo sul mercato. Lo sviluppo e l’affermazione di prodotti con marchi di qualità riconosciuti a livello comunitario (DOP, IGP, STG, Agricoltura Biologica), oltre a fornire una prova diretta dell’operato di aziende produttrici secondo precisi disciplinare di produzione, fornisce garanzia ai consumatori sull’acquisto di prodotti caratterizzati dai valori di tipicità, tradizionalità e genuinità.

Se da un lato, però, il consumatore è disposto a pagare dei costi aggiuntivi per un prodotto a denominazione, dall’altro il produttore, prima di intraprendere un percorso di certificazione, deve valutare con attenzione i pro e i contro che tale percorso richiede (maggiori costi per il rispetto del disciplinare, necessità d’investimenti promozionali e distributivi e disponibilità a lavorare in rete).  Il mondo della certificazione vede continuamente aumentare il numero di riconoscimenti a denominazione di origine protetta (DOP/IGP) nell’Unione Europea e coinvolge sempre più comparti agroalimentari.

figura prodotti a DO veneti L’Italia si conferma al primo posto in Europa per la produzione di prodotti di qualità, con un totale di 269 prodotti certificati a fine 2014, 21 in più rispetto al 2012. Nel complesso le DOP sono 161, le IGP sono 106 mentre le STG sono 2.

I prodotti italiani riconosciuti sono costituiti per più di un terzo da ortofrutticoli e cereali (38,3%), il cui comparto conta ben 103 prodotti a marchio; seguono i formaggi con 49 prodotti riconosciuti e gli oli extravergini di oliva con 43 prodotti, le preparazioni a base di carne con 38. Il restante 13,4% è rappresentato da altri comparti, tra cui i prodotti della panetteria e pasticceria, altri prodotti a base di carne (carni fresche,…), miele, gli aceti e gli zafferani. Il settore vitivinicolo continua a evidenziare una tendenza positiva e le denominazioni più numerose sono le DOC (332), seguite dalle IGT (118) e dalle DOCG (73). (vedi sito Mipaaf, www.politicheagricole.it).

Il Veneto, con 36 prodotti certificati (18 prodotti DOP e 18 IGP) è la seconda regione italiana per numero di prodotti a marchio, preceduta solo dall’Emilia Romagna (41). Il comparto merceologico con più riconoscimenti è quello degli ortofrutticoli e cereali (17 prodotti) nel quale detiene la leadership a livello nazionale, seguito dal comparto lattiero-caseario con 8 formaggi DOP e le preparazioni a base di carne (7 prodotti), mentre gli oli e grassi sono rappresentati da 2 denominazioni DOP di olio extravergine di oliva e tra gli altri prodotti si registrano 2 denominazioni (miele e cozza).

L’analisi condotta dagli esperti di Veneto Agricoltura ha riguardato il comparto dei prodotti ortofrutticoli e lattiero-caseari: l’obiettivo è stato quello di evidenziare in qualche modo l’attrattività che tali prodotti a Denominazione di Origine (DO) hanno verso le imprese agricole del Veneto.

Di seguito si riporta una sintesi di quanto emerso, chi volesse approfondire l’argomento e fosse interessato a consultare l’intera indagine, potrà scaricare i report cliccando in fondo alla pagina.

 

Prodotti comparto lattiero-caseario

La propensione alla certificazione del latte prodotto negli allevamenti regionali evidenzia una maggior attrattività dei prodotti a DO del comparto lattiero-caseario rispetto a quella dei prodotti ortofrutticolo: in media, circa il 58% del latte prodotto in Veneto viene destinato alla produzione di formaggi certificati. Ovviamente tale percentuale varia da provincia a provincia e da prodotto a prodotto.

La provincia con la maggior propensione a destinare il latte a prodotti a DO è quella di Vicenza, dove circa 304 mila tonnellate di latte viene utilizzato per la produzione di formaggi certificati (il 90% delle oltre 338 mila tonnellate di latte prodotto nella provincia). Seguono la provincia di Belluno, che destina il 60% del latte a tale scopo (circa 29 mila t) e Verona, che ne destina il 50% del totale prodotto (143 mila t su un totale di quasi 285 mila t). Le altre province registrano delle quote comprese tra il 30% e il 40%, ad esclusione di Venezia, dove tale quota non raggiunge l’1% del latte prodotto.

A livello di prodotto, il “campione” di attrattività risulta essere il formaggio Piave DOP, che “raccoglie” circa il 51% del latte prodotto all’interno del territorio previsto dal disciplinare di produzione. Seguono l’Asiago DOP e il Grana Padano DOP, con valori molto vicini, che riescono a convogliare rispettivamente il 34,5% e il 33,9% del latte prodotto nell’area prevista dal loro disciplinare. Va evidenziato, tuttavia, che la parte più rilevante del latte certificato in Veneto viene utilizzata proprio per la produzione di Grana Padano (363.600 t circa, più del 57% del totale regionale) e di Asiago (184.500 t, poco meno del 30% del totale). Solo il rimanente 13% del latte certificato si divide per la produzione degli altri formaggi a DO, ognuno dei quali attrae una quota inferiore al 10% del latte prodotto nei rispettivi areali di produzione definiti dai disciplinari.

tabella prodotti a DO lattiero-caseari 2016


Prodotti comparto ortofrutticolo

L’analisi condotta sui dati messi a disposizione dall’Istat a livello regionale, relativi al periodo 2006-2013, evidenzia un incremento delle aziende che producono prodotti ortofrutticoli a denominazione di origine (+91%) e delle superfici investite per la loro coltivazione (+85%), anche se rispetto al 2012 si è registrata una flessione sia del numero di aziende, scese a 708 unità (-16,5%) che della superficie certificata, che si è attestata a circa 1.700 ettari (-6,3%). Al pari emerge anche che, solo il 3,1% delle aziende che effettuano coltivazione di prodotti ortofrutticoli realizza prodotti certificati, e l’incidenza in termini di superfici sul totale coltivato a frutta e ortaggi è di appena 4,4%. La maggior parte dei prodotti certificati, inoltre, realizzano fatturati estremamente limitati e solo poche denominazioni sviluppano apprezzabili valori di mercato. Utilizzando i dati messi a disposizione dal CSQA, società leader nelle certificazioni agroalimentari in Italia, è stata approfondita l’analisi per singolo prodotto valutando l’incidenza percentuale della superficie certificata rispetto a quella potenzialmente coltivabile e certificabile e della relativa produzione certificata rispetto a quella potenzialmente realizzabile nell’area prevista dal disciplinare.

Quello che ne emerge, come evidenziato nella tabella, è che per molti prodotti ortofrutticoli veneti certificati, la superficie certificata incide per un valore inferiore al 10% o di poco superiore e supera il 20% solo per sei denominazioni su 17. Per alcuni prodotti, le basse percentuali sono giustificabili per la relativa giovane vita della DO (è il caso, ad esempio, del Radicchio di Verona IGP e quello di Chioggia IGP), ma tale motivazione non può valere per altri (come ad esempio per il Marrone di Combai IGP, la Pesca di Verona IGP o il Radicchio Variegato di Castelfranco IGP) il cui riconoscimento è avvenuto ormai da parecchi anni. Le incidenze più alte, sia in termini di superficie che di produzione, vengono realizzate dal Fagiolo di Lamon, dall’Olio di Garda DOP e dall’Olio Veneto DOP. Un’elevata incidenza delle superfici certificate viene raggiunta anche dall’Asparago di Cimadolmo IGP e dall’Insalata di Lusia, che tuttavia, presentano però un’incidenza nettamente più bassa in termini di produzione. Superiore al 20% l’incidenza della superficie certificata registrata dalla Ciliegia di Marostica IGP e dall’Aglio Bianco Polesano DOP, che fanno segnare una percentuale in termini di incidenza della produzione certificata tra le più alte, superiore al 5%. A due cifre l’incidenza della superficie certificata anche per il Radicchio di Treviso IGP, il Marrone di Monfenera IGP, l’Asparago di Bassano DOP e l’Asparago di Badoere IGP, la cui incidenza in termnini di produzione certificata è però inferiore al 5%.

L’analisi conferma, perciò, la realtà di “nicchia” dei prodotti a denominazioni di origine ortofrutticoli del Veneto, anche da parte di prodotto molto apprezzati come il Radicchio Rosso di Treviso IGP, riconosciuto come il “Re dei Radicchi”. Allo stesso tempo, per contro, viene in qualche modo “certificata” la potenzialità esistente, ma non ancora sfruttata e perseguibile in futuro dai prodotti a denominazione di origine.

tabella prodotti a DO ortofrutticoli 2012-2014

 

Per approfondire, scarica i report: 

Le denominazioni di origine in Veneto: un’analisi del comparto ortofrutticolo – report 2014 

Le denominazioni di origine in Veneto: un’analisi del comparto ortofrutticolo – report 2012

Le denominazioni di origine in Veneto: un’analisi del comparto ortofrutticolo – report 2010

Scarica report:

Le denominazioni di origine: un’analisi del comparto lattiero-caseario nazionale e veneto – report 2014

Le denominazioni di origine: un’analisi del comparto lattiero-caseraio nazionale e veneto – report 2012

Le denominazioni di origine: un’analisi del comparto lattiero-caseraio nazionale e veneto – report 2010